Il cibo rappresenta una risorsa di energie fondamentale per l’uomo (come del resto per gli altri esseri viventi) il quale, adattando la natura alle sue esigenze, ha da sempre cercato i modi più convenienti per far sì che fosse sempre reperibile. Questo ha significato creare vasti campi agricoli e da allevamento che, con l’arrivo della Rivoluzione Industriale, si sono moltiplicati. L’impatto che tutto ciò ha sull’ambiente non è però esattamente eco-sostenibile: molti sono gli effetti negativi che l’industrializzazione in campo alimentare ha prodotto e continua a produrre sulla natura. Solo ultimamente l’uomo ha cominciato a cercare delle soluzioni e, tra le più innovative, nasce proprio il concetto di cibo eco-sostenibile.
Sebbene si tratti di un termine nuovo, il concetto di cibo eco-sostenibile è molto antico; risale infatti ai nostri antenati di circa 300 anni fa, la cui dieta era sicuramente molto più salutare rispetto a quella odierna. La maggior parte degli alimenti era ricavata da ecosistemi propri e le pratiche agricole adottate, diverse dai sistemi di produzione di oggi, avevano un netto distacco dalla realtà selvatica. Le abitudini dell’epoca si sono evolute nel corso del tempo, portando a drastici cambiamenti nell’alimentazione umana a livello globale.
Per sviluppo sostenibile si intende, come dichiarato dalla Commissione Mondiale sull’ambiente nel 1987 “uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Riferito all’alimentazione, riguarda dunque tutti quei processi che portano alla produzione di cibo nutrizionalmente sano, e che devono prestare particolare attenzione alla conservazione della biodiversità e degli ecosistemi (iniziando da un basso impatto ambientale su suolo e risorse idriche impiegate, basse emissioni di carbonio e azoto, attenzione nell’utilizzo di pesticidi). Tutto ciò avviene garantendo il benessere dei lavoratori e dei consumatori, portando in tavola prodotti sani e nutrienti.
Nel campo dell’agricoltura, la FAO ha definito a questo proposito i 5 principi dell’agricoltura sostenibile, approfondendo poi il tema con il documento “Transforming Food and Agricolture to Achieve the SDGs” (Trasformare il settore alimentare e agricolo per raggiungere i Sustainable Development Goals, cioè gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile). L’innovazione tecnologica, in questo ambito, si è poi rivelata un supporto efficace, dando vita alla cosiddetta agricoltura smart: in un mondo sempre più digitalizzato, sono state create nuove applicazioni agronomiche, che permettono agli agricoltori di controllare le condizioni di salute delle proprie colture direttamente dal proprio smartphone, avendo così un risultato più accurato. Grazie a questo tipo di agricoltura (detta di precisione), che rileva le sostanze da usare a seconda del tipo di terreno, monitorando in tempo reale le condizioni atmosferiche, è possibile ottimizzare la produzione minimizzando gli sprechi e gli impatti sul pianeta. E’ stato inoltre sviluppato in Italia un innovativo sistema di irrigazione intelligente denominato Irriframe che, valutando diversi parametri, è in grado di calcolare come, quando e quanto irrigare, trasmettendo così le informazioni all’agricoltore.
Se l’agricoltura appare un settore avanzato dal punto di vista dell’eco-sostenibilità, si può dire altrettanto per l’allevamento, per il quale sono state ideate diverse soluzioni volte a proteggere l’ambiente. I bovini infatti, che sono oltre un miliardo nel mondo, contribuiscono per oltre il 15% alle emissioni di gas serra; per questo da tempo scienziati in tutto il mondo cercano di ridurre l’impatto di questi animali sull’ambiente. Un’azienda argentina ha sperimentato delle mascherine da posizionare sul muso delle vacche , riducendo le emissioni del 60%; l’azienda americana Symbrosia sta studiando un tipo particolare di alga rossa tipica delle Hawaii (Asparagopsis taxiformis) che, sostituita per lo 0,4% al foraggio tradizionale, ridurrebbe la produzione di gas metano del 90%. Di particolare interesse è anche un prodotto sul quale la Dsm (Royal DSM N.V) sta lavorando da dieci anni, il Boaver: è un additivo per mangimi per mucche nelle quali, ingerendolo, si innesca un processo che sopprime l’enzima responsabile delle emissioni, che verrebbero così ridotte per il 30%. L’azienda afferma che è stata verificata l’efficacia del prodotto, che dovrà solo aspettare l’approvazione da parte delle autorità europee per iniziare ad essere venduto.
In alternativa all’allevamento e alla macellazione sono state studiate nuove possibilità, che replicano il sapore della carne. Si tratta della Clean Meat (nota anche come Lab Grown Meat, Cultured Meat, Slaughter-Free Meat, Cellular Meat, Ethical Meat, Synthetic Meat), carne coltivata in laboratorio partendo da cellule staminali prelevate da animali, fatte proliferare in laboratorio, attraverso materiali “di impalcatura” per favorire la trasformazione delle cellule in tessuto. A differenza della Fake Meat, la Clean Meat è un prodotto animale a tutti gli effetti: i filamenti ottenuti in laboratorio grazie allo stress cui sono sottoposti, che ne ha stimolato la crescita, vengono poi compattati formando una sorta di “carne macinata” alla quale vengono aggiunti ingredienti per renderla il più simile possibile a quella ottenuta tramite macellazione. Grazie a questa nuova soluzione, sarà possibile evitare che 70 miliardi di animali vengano impiegati nell’industria del bestiame ogni anno, senza impiegare così enormi quantità di risorse naturali , limitando l’emissione di gas serra, e senza dover rinunciare al sapore della carne.
Un’altra efficace alternativa al consumo di carne da macello e ai conseguenti danni ambientali, si trova nell’ambito di quelli che in Europa sono chiamati “Novel Food”, alimenti/ingredienti nuovi rispetto a quelli tradizionalmente intesi. Gli insetti commestibili, tra i novel food più discussi e ancora in fase di valutazione, sono infatti una grande fonte di proteine e, dopo averne dimostrato la sicurezza attraverso analisi chimiche, potrebbero sostituire la carne.
Le metodologie finalizzate a limitare l’impatto ambientale sono molte, ma la strada verso un consumo che possa essere in larga parte definito eco-sostenibile è ancora lunga. Da consumatori, possiamo comunque aiutare nel nostro piccolo attraverso scelte quotidiane consapevoli, come optare per prodotti di provenienza locale, rifornirsi direttamente dai produttori, scegliere prodotti che non utilizzino imballaggi, prediligere frutta e verdura di stagione.