Quante ore passate in coda su quel ponte, o quante multe prese all’autovelox … si parla proprio di “lui”, il famoso Ponte all’Indiano. Mai chiesti perchè un nome così orientale? Scopriamolo insieme.
Il Ponte all’Indiano, che collega i quartieri fiorentini di Peretola e dell’Isolotto, fu realizzato tra il 1972 e il 1978 su progetto degli architetti Adriano Montemagni e Paolo Sica e deve il suo nome al principe indiano Rajaram Chuttraputti di Kolhapur che nel viaggio di ritorno dall’Inghilterra al suo paese d’origine visitò Firenze. E’ un ponte strallato e rimane uno dei più grandi in Europa costruiti con questa tecnica.
Durante la sua permanenza sulle rive dell’Arno, il principe si innamorò dello splendore della città, ma purtroppo la sua non fu una favola a lieto fine: all’età di 21 anni, nella sua camera al Grand Hotel di Piazza Ognissanti, fu colpito da un malore improvviso, forse provocato da un’infezione polmonare.
Pochi anni dopo, la madre visitò Firenze e ordinò all’artista Fuller di erigere un monumento commemorativo per suo figlio: esso ha l’aspetto di un baldacchino e ancora oggi si trova alla fine del Parco delle Cascine, dove è eretto il busto del principe.
Sul basamento è scolpita una frase in onore di Rajaram in ben quattro lingue: italiano, inglese, hindi e punjabi.
Quello che doveva essere una sorta di mausoleo, oggi appare ridotto in condizioni molto preoccupanti: la scritta del basamento rimane praticamente l’unico “elemento” intatto.
Alcune parti risultano quasi cadenti o comunque danneggiate dai fenomeni naturali probabilmente.
L’opera di restauro era iniziata qualche anno fa, ma per il momento, di quel che doveva essere un lavoro finalizzato a riportare il monumento alla bellezza originale, rimangono solo 3 o 4 “spranghe” di ferro arrugginite e qualche velo stracciato a limitarne l’area.
Sicuramente il restauro non è una problematica dei nostri politici, o chissà, forse dovrebbe esserlo. Comunque sia, a gran voce, ormai da un po’, si chiede un intervento urgente per la manutenzione, ma nessuno se ne preoccupa.
E’ indubbiamente necessaria un’opera di riqualificazione e valorizzazione del monumento che potrebbe portare curiosità e fascino tra i turisti, ma che al momento non è accessibile; e comunque sia, è un pezzo di storia fiorentina e il ricordo di una giovane vita che non meritano di finire nell’oblio e soprattutto nella spazzatura.