Esattamente 75 anni fa l’attacco atomico alla città di Hiroshima, insieme a quello su Nagasaki, avvenuto nei giorni seguenti, fu un episodio che segnò profondamente la storia.
Il 6 agosto del 1945 alle 8.15 del mattino, il Boeing USA B-29 Superfortress “Enola Gay“, nonché un bombardiere strategico,sganciò su Hiroshima “Little Boy“, ovvero la prima bomba atomica, cogliendo di sorpresa la città. Le implicazioni etiche di tale episodio furono tante poiché, per la prima volta, durante un conflitto bellico si utilizzò un’arma di distruzione di massa come la bomba atomica. Quest’ultima, grazie allo spostamento d’aria di un’eccezionale potenza,rase al suolo case ed edifici che si trovavano nel raggio di 2 chilometri, causando la morte di centinaia di migliaia di persone. Sfortunatamente non comportò soltanto ciò, poiché ai gravissimi effetti termici e radioattivi immediati si aggiunsero negli anni successivi gli effetti delle radiazioni, che portarono ad un incremento delle vittime. Evidentemente la scelleratezza dell’essere umano non ebbe fine poiché l’esperimento fu ripetuto esattamente 3 giorni dopo. Il 9 agosto del 1945 “Fat Man“, la seconda bomba atomica, fu lanciata su Nagasaki. Gli abitanti di tale città furono, in parte, “salvati” da un errore nel puntamento della bomba, che fu sganciata qualche chilometro più lontano del previsto e quindi più distante dal centro. Nelle realtà dei fatti Nagasaki, non era l’obiettivo principale previsto dalla missione americana, ma bensì la città di Kokura, una cittadina della Fuokoka, e sede di un grande deposito di munizioni dell’esercito giapponese. Quando i due bombardieri B-29, la mattina del 9 agosto si trovarono sopra la città, videro che quest’ultima era ricoperta da “nebbia e fumo” , volarono per 15 minuti sopra Kokura, volteggiando tre volte, senza però aver mai visibilità. Dopo di che decisero di puntare verso l’obiettivo secondario della missione ovvero; Nagasaki.
La maggior parte del territorio giapponese ormai raso al suolo e la popolazione stremata, portarono l’imperatore Hirohito ad annunciare la volontà di arrendersi, il 14 agosto. Il giorno seguente, il suo discorso di resa fu consegnato alla radio. Era definitivamente conclusa la seconda guerra mondiale.
Gli americani sostenevano che i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki fossero stati previsti per ridurre i tempi della Seconda Guerra mondiale, al fine di evitare delle vittime, sia tra civili che tra militari, ma soprattutto per evitare l’invasione da parte del Giappone. L’opinione pubblica giapponese, invece, lo considerò come un vergognoso atto per portare il Giappone stesso alla resa. L’obiettivo degli Stati Uniti d’America era di usufruire del nuovo ordigno per colpire i centri abitati sfruttando gli effetti psicologici che l’episodio avrebbe avuto sulla popolazione e sul governo giapponese. Proprio per questo motivo fu scelta Hiroshima, che in quel momento era ritenuta un centro strategico dal punto di vista militare,ma anche un polo industriale molto produttivo. Inoltre nei suoi dintorni non vi erano campi di prigionia di guerra.
Nonostante gli effetti immediati e le conseguenze che il Giappone ha subito negli anni successivi al rilascio della bomba, il pilota del bombardiere che il 6 agosto 1945 rilasciò l’ordigno su Hiroshima, Thomas Wilson Ferebee, non si sentì mai veramente colpevole del gesto atroce. Ciò lo dimostra la fotografia, di “Enola gay” il bombardiere B-29, appesa nel salotto di casa sua in Florida, con la scritta sottostante incisa in oro “Quel giorno all’alba il mondo cambiò per sempre“. Dopo quel giorno, trascorse la vita serenamente insieme ai 4 figli e alla moglie Mary Ann. Inoltre Ferebee non voleva essere ricordato come l’uomo che, abbassando quella leva, uccise tutte quelle persone, ma per avere trascorso gli anni di pace in serenità.
Malgrado ciò il tempo lo fece riflettere sul gesto commesso, chiedendo scusa per tutte quelle vite strappate.
Dopo gli eventi di Hiroshima e Nagasaki l’immagine del “fungo atomico” entrò nell’immaginario collettivo, come simbolo di una minaccia mai conosciuta prima dall’uomo; la distruzione totale della vita sulla terra,di cui sono testimoni gli “Hibakusha“, ovvero i sopravvissuti alla bomba.
Non sono sufficienti gli articoli che ogni anno ricordano il tragico evento, le foto allegate per immortalare le condizioni delle città dopo il rilascio delle bombe e lo stato fisico delle popolazione, per descrivere l’atrocità dell’azione, ma sopratutto la crudeltà dell’essere umano.
Ogni anno il Giappone commemora l’anniversario all’interno del Parco del Memoriale della Pace, alle 8.15 il rintocco della campana scandisce l’inizio di un minuto di silenzio, tutto si illumina di centinaia di lanterne colorate adagiate sulle acque del fiume Motoyasu, di fronte al monumento della pace, l’unico edifico che ha resistito alla bomba atomica, rimasto intatto da allora.
Quest’anno la pandemia globale ha complicato molto l’organizzazione dell’evento, in particolar modo è stata difficile la gestione della sicurezza sanitaria, poiché vi hanno partecipato anche i “Hibakusha” che hanno un’età media superiore agli 83 anni.
Nonostante l’emergenza globale il Giappone è riuscito a celebrare il 75° anno dall’apocalisse su Hiroshima e Nagasaki.