Umana pietà e rispetto… virtù che fin troppo spesso vengono soffocate da odio represso e ignoranza. Non dovrebbero esistere gerarchie di caduti, come dei mali commessi, i morti sono morti e devono essere compianti allo stesso modo. Non è ammissibile che qualcuno, accecato da un profondo odio ideologico e spinto dal bramoso desiderio di rimarcare la propria posizione, non limitandosi alle sole parole possa arrivare a compiere azioni che infangano la memoria di coloro che sono state vittime della follia di uomini che hanno creduto di poter decidere sul destino di chi ritenevano dalla “parte sbagliata”, fosse una parte politica o addirittura sempicemente un’etnia..

Gli ultimi due casi riguardano Udine e Pomezia, dove a pochi giorni dal Giorno del Ricordo, fissato per il 10 febbraio (celebrato per la prima volta nel 2005) sono state vandalizzate due lapidi in memoria delle vittime del massacro delle foibe e della successiva emigrazione forzata di centinaia di migliaia di italiani istriani e giuliano dalmati.

Il primo episodio è avvenuto a Casale Monferrato, dove una lapide commemorativa dedicata alle vittime delle Foibe è stata sfregiata con scritte a vernice rossa: “Fascio occhio” e “Forza Nuova vecchia merda” firmate falce e martello. La suddetta targa vandalizzata recita:

In memoria degli italiani uccisi nelle foibe. E degli esuli giuliani, dalmati, vittime di un regime totalitario. E di uno spietato odio etnico. 1943-1947. Affinché il ricordo del loro eccidio e della loro persecuzione rafforzi noi l’impegno quotidiano a tutela, sempre e ovunque, dei diritti umani e della pace“. 

Tra i vari interventi in reazione a questi atti vandalici è significativo quello del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio con il seguente commento:

Ferisce la mancanza di rispetto verso le vittime dell’orrore della storia. E ferisce che ancora una volta gesti così gravi avvengano in Piemonte, una terra che è sempre stata esempio di accoglienza e tolleranza e dove trovarono una nuova casa anche gli italiani cacciati e perseguitati, costretti ad abbandonare tutto, vittime della follia della pulizia etnica e poi vittime dell’oblio della memoria

Per troppo tempo della tragedia delle foibe non si è parlato. Ed è compito delle istituzioni onorare la memoria. Fatti gravi come quello di stanotte per il governatore piemontese lo testimoniano. C’è chi dimostra di non capire che le vittime sono vittime e che la dignità di una vita innocente non ha colore politico“.

Il secondo episodio invece è avvenuto similmente il 7 febbraio a Poemezia dove un’altra stele dedicata ai martiri delle foibe carsiche su cui è incisa la “Preghiera per gli infoibati” è stata imbrattata da graffiti apportati con una bomboletta spray.

Gesti compiuti, secondo loro, contro i fascisti quando in realtà erano cittadini italiani di ogni tipo, non certo solo militari o fascisti, donne e bambini compresi, barbaramente uccisi per l’unica colpa di “essere Italiani

Ma cosa sono davvero queste foibe, argomento rimasto tabù per così lungo tempo?

Per capire meglio da dove è iniziata questa tragedia è necessario tornare al settembre 1943, quando dopo la firma di resa italiana, viene a crearsi inevitabilmente un vuoto di potere che coinvolge anche l’esercito, specialmente nel delicato fronte orientale di Istria e Dalmazia.

Trovano così l’occasione che tanto aspettavano le milizie partigiane comuniste di Tito, che cominciano a vendicarsi di anni di italianizzazione e integrazione forzata imposta sotto il regime di Mussolini.  Spinte da una nuova forza malefica dopo la caduta del regime fascista, alcune bande di partigiani slavi riversano il loro odio e la loro frustrazione su migliaia di italiani, identificando come loro nemici tutti gli italiani non dichiaratamente comunisti. Migliaia di persone, colpevoli solo di considerarsi e sentirsi italiane, vennero subito catturate, torturate, e poi gettate nelle insenature carsiche (foibe), per voli a volte anche di centinaia di metri.

I condannati erano presi e spinti attraverso percorsi impervi fin sull’orlo delle foibe carsiche, dove venivano legati con fil di ferro l’un coll’altro a polsi e caviglie, costruendo così una vera e propria catena umana. Veniva successivamente fatto fuoco su i primi del gruppo che cadendo, trascinavano giù per inerzia tutti gli altri. Solo i più fortunati morivano sul colpo; tutti gli altri morivano lentamente, marcendo dopo giorni di agonia e sofferenza sui corpi dei loro compatrioti. Barbarie pura, uccisioni esageratamente crudeli finalizzate alla sola pulizia etnica nascosta sotto la subdola maschera dell’ideologia.

Schema di una foiba tratto da una pubblicazione del 1946 del CNL istriano. 
Testimonianza dell’unico sopravvissuto alla strage delle foibe

Il genocidio voluto da Tito era appena cominciato, il compimento della pulizia etnica dei partigiani comunisti era ancora all’inizio. L’obiettivo era l’occupazione dei territori italiani, la conquista di Dalmazia, Istria,Venezia Giulia e addirittura del Veneto. Territori storicamente italiani, abitati da comunità che si riconoscevano nella nostra identità nazionale da secoli.

Vicende che portarono ad un numero crescente di vittime “infoibate” e di prigionieri detenuti e lasciati morire nei campi di concentramento jugoslavi. Torture, massacri e uso delle foibe come camere della morte erano questi i provvedimenti che continuavano ad essere presi verso chi era “reo” di italianità.

Dove si trovano le principali foibe.

Tito che avanzava inesorabilmente verso l’Italia dopo essersi impadronito di Fiume e dell’Istria dovette infine arrendersi di fronte alla avanzata delle truppe alleate: il maresciallo comunista fu così costretto a rinunciare alla conquista. La sete di sangue dei suoi uomini era però troppo grande per poter essere placata così. In pochi mesi, vennero trucidate altre migliaia di italiani dal maggio al giugno del ‘45. Altri invece (i più fortunati) furono obbligati a lasciare le loro terre natìe, costretti a subire l’umiliazione dell’esilio forzato, circa 350 mila persone.

Giovane esule italiana in fuga trasporta, insieme ai propri effetti personali, un tricolore

E cosa succede dopo?

Tutta questa lunga e massacrante vicenda finisce nel dimenticatoio, persa nelle menti di pochi che non vogliono ricordare. Non molti saranno quelli che ricorderanno queste ingiuste morti italiane dopo la fine della guerra. Questa operazione di “pulizia etnica”, massacro, al quale non viene dato lo spazio che merita in nome di una triste retorica antifascista che tenta di screditare ciò che è accaduto, impedendo a morti italiane di non essere onorate e piante quanto necessario.

Il negazionismo, spesso dei nostalgici del comunismo, è stato per molto influenzato dall’atteggiamento di profonda ammirazione che assunse tra il ‘45 e il ‘48 Palmiro Togliatti, guida storica del PCI, nei confronti del regime titino, dopo quasi mezzo secolo, finito l’impero mondiale costruito sul comunismo, nel 1989, cominciano finalmente a tornare a galla molte verità nascoste al mondo dei mass media e all’opinione pubblica.

Sergio Mattarella, capo dello stato italiano, è intervenuto per l’occasione anche quest’anno con un bellissimo discorso:

Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante“, ma “oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe – l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa. Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità. Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria”.

La strage delle foibe deve essere ricordata, le anime dei martiri esigono di entrare a far parte della memoria comune e la loro storia vuole essere raccontata. Bisogna uscire dalla limitatezza di ideologie politiche che cercano di nascondere una verità scomoda per il proprio tornaconto dividendo così le persone: è necessario piuttosto fare social catena (citando Leopardi) mettendo da parte stupidi contrasti politici e farne sofferenza comune in quanto tutti membri appartenenti all’umanità. Il concetto di “solidarismo utopistico”, può essere raggiungibile soltanto rendendo di nuovo la questione delle foibe quello che è realmente… una questione storica e un crimine contro l’umanità!

Recupero di resti umani dalla foiba di Vines, località Faraguni, presso Albona d’Istria negli ultimi mesi del 1943.

Dati indicativi delle vittime delle foibe:

salme esumate994
vittime accertate326
vittime presunte5.643
vittime nei gulag titini 3.174
totale10.137

In 37 foibe e fosse e cave di bauxite non è stato possibile alcun accertamento, pur essendo nella certezza che vi furono compiuti massacri. Sulla scorta della documentazione e dalle analisi compiute negli ultimi anni confermiamo che le vittime, militari e civili, per mano slavo-comunista, non furono meno di 16.500.

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