“Welcome to Playa Del Carmen”. La località turistica Playa Del Carmen ospita persone di tutto il mondo ogni giorno. Famosi i molteplici locali italiani.Non bisogna dimenticare che, oltre che per il mare cristallino, la sabbia bianca, e le belle donne, Playa Del Carmen è conosciuta per il “riciclaggio nei paradisi fiscali”.
Così come i cani sono attratti dall’osso, le persone sono catturate dalle formule “All inclusive” offerte dagli hotel sulla spiaggia. Ti offrono a pochi “pesos” cena nei ristoranti, cibo e alcol a volontà, e non può mancare l’entrata gratis in disocteca. Una vera vacanza da sogno, no? Non sempre però gli eventi prendono la direzione che vogliamo. Una breve vacanza, romantica o avventurosa che sia, all’improvviso, può trasformarsi in un brutto incubo, senza risveglio per i più sfortunati. La bella vacanza macchiata di sangue.
Esattamente ciò che è successo la mattina del 16 gennaio 2017, al “Blue Parrot”: un uomo è entrato nel locale, che ospitava un festival musicale, ha aperto fuoco sulla folla e, a quanto dicono per ora, tolto la vita a cinque persone, tra le quali, un italiano: Daniel Pessina.
Che si tratti di schizofrenia, terrorismo (poco probabile) o narcotraffico ancora non è chiaro. L’ultima ipotesi è la più accreditata. La notizia si è diffusa in tempo reale sui social, tra video e foto che viaggiano da Twittera Facebook.
Non stupisce il fatto che, nel paese che ha subito questa violenza, la notizia non abbia mosso le acque. Difatti non è la prima strage. Non sarà nemmeno l’ultima. Si parla del paese dove il giornalismo è la professione più pericolosa, poichè dozzine di giornalisti sono uccisi per il nostro diritto di sapere la verità. Il paese che ha coniato la parola femminicidio, dato l’alto tasso di mortalità femminile a Ciudad Juarez.; dove 43 studenti del liceo agrario di Ayotzinapa, dopo ben due anni, sono ancora il nulla, perchè quando sparisci, e di te non si sa, se sei vivo, o se sei morto, sei già privato di un anima, e non sei niente, se non dolore per i tuoi cari.
Morte, corruzione, “narcos”, droga, sequestro, omidicio (uomo o donna che sia), disuguaglianza e povertà, sono tutte parole entrate nel lessico famigliare di ogni messicano.
Tra la bellezza delle piramidi di Chichen Itzhà o Monte Albàn, “i cenotes” (famosi lagho sotterranei), i caraibi e tanto altro, si cela terrore.
Il “tiroteo” del 16 gennaio, sarà presto dimenticato dai messicani, e archiviato insieme a tutti gli altri casi di ordinaria follia.