Si dice che quel che è passato, è passato … forse non così tanto. Spesso vecchie decisioni, che poi si rivelano errori irrimediabili, provocano nel nostro presente grandi cambiamenti e sofferenze che si protraggono anche alle nuove generazioni, di conseguenza si crea un astio talmente radicato, liberarsi dal quale sembra un’ impresa impossibile . E’ proprio questa l’ impresa su cui si concentra Elif Shafak che con il libro “la bastarda di Istanbul” affronta la “questione armena” (l’ eccidio degli armeni per mano turca del 1915) e parallelamente alla storia dei personaggi, vengono raccontati i dissidi dei due popoli ma anche le loro ragioni. Il best seller è stato apprezzato al punto tale che anche quest’ anno (dopo tre anni di seguito) il Teatro di Rifredi lo metterà in scena da giovedì 15 a domenica 25 novembre.
Lo spettacolo si apre con l’ introduzione dei personaggi principali(si descrivono in terza persona presentando la propria vita come narratori onniscienti). La prima è Banu (interpretata da Serra Yilmaz ), personaggio saggio e misterioso ; è la sorella maggiore della famiglia Kazanci ed anche laprincipale narratrice . C’è poi Zeliha (Valentina Chico), ragazza spregiudicata, il vero punto forte dello spettacolo; dopo aver subito una violenza ed essere rimasta incinta decide di tenere il bambino nonostante l’ostilità della madre Gulsum (FiorellaSciarretta) che lo definisce “ un bastardo” (si rivelerà poi una femmina, Asya). La terza sorella è Cevriye (Monica Bauco) , donna molto severa e infine Feride, la più bizzarra trale quattro; ha infatti un ruolo comico con la funzione di sdrammatizzare durante le scene clou. L’ unico uomo è Mustafa (Riccardo Naldini) che a causa della “tradizione degli uomini della famiglia Kazanci” (morire in un’ età molto giovane all’ improvviso) decide di partire per l’ America.
La storia, enigmatica ma molto accattivante, racconta il perfetto intreccio tra personedistanti nello spazio ma legate dall’ indissolubile vincolo familiare. Armanoush (Marcella Ermini) , ragazza americana ma di origini armene è figlia di Rose, altro personaggio bizzarro (compagna di Mustafa) e un uomo armeno. Per ritrovare le proprie radici decide di recarsi ad Istanbul dove verrà ospitata dalla famiglia del patrigno. Qui, a dispetto di tutti, farà amiciziacon Asya (figlia di Zeliha che non le ha mai voluto rivelare l’ identità del padre). Le due ragazze scoprono di avere molto in comune e che il passato che lega le loro famiglie non va a influenzare il legame nato col tempo tra le due. Quando Mustafa torna ad Istanbul per andare a riprendere Armanoush, vengono a galla segreti oscuri: si scopre infatti che la partenza per l’ America era stata dovuta al fatto che, preso da un momento di ira, era stato proprio lui a stuprare Zeliha. Capisce che ciò che ha provato a buttarsi alle spalle tanti anni prima in realtà non ha mai smesso di perseguitarlo e si rende conto che certi errori commessi nel passato non possono essere cancellati e l’ unica soluzione che ha per trovare la pace è il suicidio.
Per l’ allestimento è stato usato un grande schermo (a volte ne venivano inseriti due più piccoli) per riprodurre varie scenografie e per la maggior parte dello spettacolo un grande tavolo apparecchiato al centro del teatro veniva usato per incentrare i dialoghi della famiglia Kazanci, spesso accompagnati da scene buffe seguite da applausi.
Gli attori hanno saputo ben immedesimarsi nei protagonisti catturando l’ attenzione dell’ intero teatro colmo di gente. Il susseguirsi di colpi di scena, i complessi incastri tra i personaggi non hanno permesso al pubblico di distrarsi neanche per un istante. Il merito più grande va al regista Angelo Savelli che con abilità ha saputo rappresentare l’affascinante storia di questa famiglia multietnica senza tradire sul palcoscenico il testo letterario.