Alla vigilia del Natale di quest’anno, torna all’Opera di Firenze la terza opera lirica firmata Giuseppe Verdi: quel Nabucco che, con ogni probabilità, fu proprio il suo biglietto di sola andata per passare ai posteri.

In realtà, nell’estate del 1841, all’indomani della morte di moglie e figlio, Verdi doveva sentirsi tutt’altro che glorioso: anzi, avvilito, oltre che dal lutto, da una serie di dubbi sul proprio talento musicale (complice il fiasco della sua prima opera, Oberto conte di San Bonifacio), non voleva saperne di accettare la richiesta dell’allora impresario del Teatro della Scala, Bartolomeo Merelli, di comporre una nuova opera. E forse davvero il Nabucco non avrebbe mai visto la luce, se Merelli non avesse avuto la mano abbastanza pronta da far scivolare il libretto dell’opera, già rifiutata da Carl Otto Nicolai, nella tasca del compositore. Il quale, non apprezzando il tiro dell’impresario, una volta a casa lo avrebbe gettato via con l’intenzione di distruggerlo: secondo la leggenda, però, cadendo a terra il libretto si sarebbe aperto proprio sul coro del Va’ pensiero, che avrebbe restituito a Verdi l’ispirazione perduta.

Che poi questo sia vero o no è secondario: sta di fatto che in quegli anni il Nabuccodonosor (poi ribattezzato Nabucco, perché il titolo voluto da Verdi era troppo lungo per la locandina) infiammò i cuori di tutti quegli italiani che si ritrovavano negli ebrei schiacciati dal dominio babilonese. In realtà, date le circostanze, l’attività artistica verdiana in senso risorgimentale fu, e continua ad essere, esasperata dalla storiografia posteriore. Ciò però non toglie che, o per un capriccio del destino o perché più o meno coscientemente aveva captato lo spirito della sua epoca, in quell’occasione Verdi compose non solo quello che viene considerato il suo massimo capolavoro, ma anche quello che sarebbe diventato, appunto con il Va’ pensiero, l’inno del popolo italiano durante il Risorgimento.

 

Questa stagione, l’Opera ha già proposto altri due grandi titoli quali la Semiramide di Rossini e la Bohéme di Puccini: dopo l’impostazione metafisica dell’uno e la vivacità colorata dell’altro, il maestro Pierangelo Conte, coordinatore artistico dell’Opera, si dice contento di tornare col Nabucco a un allestimento più classico e sobrio. Lo stesso si può dire di orchestra e coro: pur mantenendo l’energia croccante del primo Verdi, il maestro Renato Palumbo ha progettato un Va’ pensiero secondo libretto, una preghiera intima e libera da trionfalismi esagerati.

Sulla medesima linea è anche la regia, da cui Leo Muscato ha bandito ogni monumentalità decorativa, riducendo lo spazio a una grande scatola in grado di contenere due mondi per diversi aspetti antitetici: quello oscuro degli ebrei, rischiarato solo dal fuoco sacro, e quello opulento ma spigoloso dei Babilonesi. “Abbiamo fatto di tutto per dare allo spettacolo un sapore più cinematografico,” afferma Muscato, “Sono fiducioso che anche per questa edizione tutto ciò si trasformi in emozione per il pubblico”.

 

Date e orari

Mar 20 dicembre, ore 20:00
Gio 22 dicembre, ore 20:00
Sab 24 dicembre, ore 15:30
Mar 27 dicembre, ore 20:00

 

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