Recentemente è stato scoperto un raro ritratto scultoreo di quasi 700 anni fa che ritrae Filippo Brunelleschi, uno dei più grandi architetti del Rinascimento italiano.
Egli è noto soprattutto per la progettazione della Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, vero e proprio simbolo della città che spinge ogni anno milioni di turisti a visitarla.
Il ritrovamento
Questa scultura in terracotta, realizzata nel 1447 dal suo figlio adottivo Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano, è emersa dopo essere rimasta, in un primo momento nella bottega di Cavalcanti, poi conservato dai proprietari come opera autonoma e nascosta per secoli tra gli arredi di una dimora storica dell’area fiorentina. È un miracolo che sia sopravvissuta in queste condizioni vista la delicatezza del materiale con cui è stata fatta. Tuttavia anche se quasi integro, il ritratto ritrovato necessita di un restauro prima di poter essere esposto al pubblico.
Identikit dell’architetto
“Una scoperta eccezionale”, commentano dal Museo dell’Opera del Duomo. Questo perché i ritratti realizzati dal vivo quando il Brunelleschi era ancora in vita sono pochi, soprattutto i ritratti scultorei. Il volto del Brunelleschi infatti, è noto per la raffigurazione inserita da Masaccio negli affreschi della Cappella Brancacci.
Mentre nello scenario europeo troviamo una celebre tavola conservata al Louvre di Parigi realizzata da un autore anonimo. Entrambi gli esempi però ci presentano solo l’aspetto del giovane Brunelleschi, mentre il ritratto recentemente scoperto, mostra il maestro si presume alla soglia dei settant’anni.
La critica
Coloro che si sono occupati dell’identificazione della statua sono gli storici dell’arte Giancarlo Gentilini e Alfredo Bellandi, e riguardo alla scultura affermano: “Riteniamo che sia davvero un’opportunità eccezionale, un privilegio impensabile, poter presentare l’inedito, vivido ritratto di Filippo Brunelleschi, modellato dal figlio adottivo, Andrea Cavalcanti, all’indomani della sua morte”. Continuano dicendo che: “Si tratta di un ritratto ‘al vero’”, considerando che Brunelleschi era notoriamente ‘piccolo di persona e di fattezze’ (Vasari 1568). Le misure del volto confermano dunque le descrizioni storiche che sono state fatte. Infatti sono paragonabili a quelle che si ravvisano nella maschera mortuaria in gesso e nell’effigie marmorea di Brunelleschi, se non per quei pochi centimetri del ritiro dell’argilla che avviene di consueto durante la realizzazione.
Sia Brunelleschi che Cavalcanti, osserva lo storico dell’arte Antonio Natali (consigliere dell’Opera): “ebbero dall’Opera di Santa Maria del Fiore incarichi ragguardevoli”, ricordando alcune opere come: i due superbi lavabi per le Sagrestie del Duomo di Firenze, il Sepolcro mediceo al centro della Sagrestia vecchia in San Lorenzo realizzati dal Buggiano, e naturalmente, il ritratto scultoreo commemorativo del Brunelleschi. Poi conclude Natali: “Da queste premesse ognuno capirà come fosse perfino ineluttabile l’acquisizione da parte dell’Opera di Santa Maria del Fiore”.
Dove si trova adesso l’opera
Questo ritratto è stato acquistato dall’Opera di Santa Maria del Fiore per 300.000 euro, e dopo un attento restauro, sarà esposta nel Museo dell’Opera del Duomo.
La scultura rappresenta un’importante aggiunta al patrimonio artistico e storico relativo a Brunelleschi e al rinascimento italiano.
La realizzazione
L’opera vide la luce immediatamente dopo la scomparsa di Brunelleschi. Cavalcanti ebbe probabilmente come modello la maschera funeraria che aveva realizzato lui stesso nel giorno della morte del patrigno (15 aprile 1446) secondo un’usanza diffusa nell’antica Roma e tornata in auge a Firenze durante il Rinascimento.
A sua volta la scultura appena plasmata servì a Cavalcanti per realizzare l’effigie marmorea che si trova all’interno del monumento funebre dell’artista presso il Duomo di Firenze.
Oltre ad essere uno dei primi ritratti di terracotta esistenti, l’opera è anche testimonianza della rinascita del genere del ritratto scultoreo nel Rinascimento.
Il volto fu modellato senza l’aiuto di un calco, plasmando un blocco di argilla compatto e quasi pieno, come testimonia anche il peso considerevole che si aggira attorno ai 7 kg.
Uno scorcio sull’artista
Andrea di Lazzaro Cavalcanti, figlio del mezzadro del fratello di Brunelleschi che prese il soprannome di Buggiano dal borgo della Valdinievole dove nacque nel 1412. Venne adottato all’età di sette anni da Brunelleschi, che già era affermato come scultore e architetto nella Firenze rinascimentale, inserì il figliastro nei principali cantieri delle chiese fiorentine, dove scolpì opere di un certo livello spesso progettate dallo stesso Brunelleschi. Il Buggiano lavorò diversi materiali tra cui: marmo, legno, terracotta e stucco. Cavalcanti si distingue per una rivisitazione dell’arte antica (corrente del “recupero classico” tipica del primo ‘400) guidata da maestri come Donatello, Michelozzo, L. della Robbia e B. Rossellino, lo stesso che dopo la morte del patrigno lo coinvolse nella realizzazione del Monumento Bruni in Santa Croce.