INTERVISTA AL PROFESSOR CARLO SAVELLI

Lo ‘Spedale’ di Santa Maria Nuova venne fondato nel 1288 da Folco Portinari (padre di Beatrice, la giovane amata da Dante). E’ la più antica istituzione di accoglienza fiorentina, nata per offrire ricovero non solo agli ammalati, ma anche ai poveri, agli orfani o ai pellegrini, ancora oggi funzionante. L’edificio, nel corso dei secoli immediatamente successivi alla sua fondazione, fu oggetto di un forte sviluppo tanto da divenire l’ospedale di maggior rilievo nel contesto fiorentino e uno dei più noti d’Europa. Agli interventi di ampliamento e abbellimento della struttura monumentale hanno contribuito architetti e artisti tra i più importanti e significativi del Rinascimento e non solo quali Bicci di Lorenzo, Michelozzo, Luca, Andrea e Giovanni della Robbia, Bernardo Buontalenti, Giulio Parigi, Giambologna

Molte delle opere che nel corso dei secoli hanno contribuito all’abbellimento di Santa Maria Nuova restano ancora oggi a costituire una prestigiosa raccolta di proprietà dell’Azienda Sanitaria di Firenze, visibile al pubblico lungo un percorso museale all’interno del complesso ospedaliero.


Abbiamo avuto la possibilità di intervistare il professor Carlo Savelli, per anni docente al liceo Michelangelo, ora volontario della fondazione di Santa Maria Nuova. La fondazione svolge attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni di interesse storico-artistico e si occupa di gestire ed amministrare le attività connesse al percorso museale dell’area monumentale dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, comprese le attività di sviluppo e promozione del museo e di organizzazione degli eventi.

“Quale è lo scopo di questo progetto?”

“Questo progetto, nato negli anni 2000-2015, è appunto la fondazione Santa Maria Nuova, il cui scopo è quello di valorizzare, preservare e restaurare il patrimonio artistico degli ospedali storici di Firenze. Firenze è ora una città che ha ovviamente mille altre attrazioni di tutt’altro livello e di tutt’altra natura. Però, per i fiorentini è molto interessante vedere dei luoghi che proprio fanno parte del tessuto della città, proprio del tessuto speciale e vissuto. L’ospedale Santa Maria Nuova e anche il S. Giovanni di Dio sono due ospedali storici di Firenze, il primo ancora attivo dal 1288 mentre il secondo dismesso, hanno un valore non solo dal punto di vista storico ma anche dal punto di vista artistico.

La fondazione ha fatto una bellissima ristrutturazione dell’ospedale di Santa Maria Nuova e ha organizzato contemporaneamente delle visite guidate di cui io, per esempio, faccio parte come altri volontari. In questo modo è possibile far vedere come era realizzato un ospedale medievale e le opere
che vi erano. Non molte perché, dopo l’unità d’Italia, quando l’ospedale divenne proprietà dello stato, molte opere sono state mandate nei musei e nei luoghi di loro competenza. Però è possibile vedere quello che è rimasto e quello che è stato restaurato, oltre che ascoltare la storia dell’ospedale. Non
solo, la fondazione, nel periodo Covid, con i fondi che ha ricevuto, ha aiutato molto l’ospedale comprando dei macchinari e creando dei padiglioni appositi. Quindi insomma ci sono varie attività a seconda della necessità.”

“Come si è avvicinato a questo mondo?”

” La mia passione dell’arte è più che altro un hobby. Io ho sempre insegnato matematica e fisica, quindi esula completamente. Però io ho sempre avuto passioni ad ampio raggio: quindi la storia dell’arte, la storia e varie altre cose; a qualsiasi attività di tipo artistico insomma, non semplicemente legato alla mia materia. L’interesse per l’ospedale è stato un po’ casuale. Io facevo volontariato attivo con l’AVO, cioè volontariato ospedaliero, e quindi lavoravo direttamente nelle corsie con i malati. Il Covid ha praticamente interrotto questa attività perché non si poteva più entrare negli ospedali. Allora la fondazione, visto che già ero qui all’interno dell’ospedale, mi ha chiesto se potessi dare una mano da questo punto di vista. Per me è stato bellissimo perché appunto coniugava tutti questi interessi che io avevo coltivato nel tempo.

“La Maddalena Penitente” – 1650- olio e tempere su tela di Simone Pignoni


“Quale è il rapporto fra i giovani e questo progetto?”


Questa fondazione è rivolta a tutti, ma per ora non ha ancora sfondato nel settore scolastico, anche se secondo me sarebbe molto interessante: le visite che noi facciamo non sono esclusivamente settoriali. Si parla di tantissimi aspetti che poi i ragazzi possono approfondire a scuola. Si parla non solo dell’artistico e dell’aspetto storico, ma anche dell’aspetto medico: facciamo vedere il giardino botanico, si parla un po’ di come venivano curate le persone nel medioevo. Insomma, ci sono tantissimi aspetti che potrebbero essere interessantissimi, poi, per uno sviluppo didattico all’interno della scuola. Però, avendo lavorato tanti anni nella scuola, so quanto sia difficile portare una classe fuori per una uscita didattica. É quindi un lavoro che vedremo col tempo di incentivare prendendo contatto direttamente con degli insegnanti che sono interessati a fare visite di questo tipo. Tanto per fare un esempio, l’ospedale San Giovanni di Dio, che è l’altro ospedale oltre a Santa Maria Nuova di cui ci occupiamo; è interessantissimo perché, siccome i fondatori furono i Vespucci, vi si tocca tutta la vicenda della famiglia Vespucci: Amerigo e il problema della scoperta dell’America. Non sono proprio visite per fare vedere quattro opere d’arte.
Sono visite ad ampissimo raggio dove si parla di tantissime cose”.

“Invece per quanto riguarda la storia della medicina medievale e il rapporto che vi era con l’arte?”

“Per quanto riguarda la storia della medicina medievale, noi facciamo riferimento con quello che c’è di documentazione, una grossa documentazione. Per altro, c’è anche un ricettario fiorentino dove hanno scritto tutte le medicine e i farmaci che allora venivano utilizzati. Si fa vedere l’orto medico che non era un orto botanico: era un orto che serviva essenzialmente ai medici per far vedere agli allievi le piante (allora non esistevano le stampe) e come venivano utilizzate. È interessatissimo vedere come alcune delle ricette che venivano utilizzate allora hanno superato lo scoglio dei tempi e finite per essere inglobate dalla medicina moderna. Altre hanno fatto, diciamo, una fine un po’ misera, nel senso che si è scoperto che erano solo frutto di tradizioni e credenze millenarie, dato che la medicina medievale raccoglie tutto un patrimonio che è stato lavorato sia nei monasteri sia nelle campagne; e che veniva tramandato oralmente.
Dal punto di vista artistico, come ho detto prima, è rimasto poco di quello che c’era all’interno di Santa Maria Nuova come in tanti altri ospedali. Basta pensare a Siena dove addirittura nel vecchio ospedale di Santa Maria della Scala è stato creato un museo, staccando l’ospedale vero e proprio da esso.
Cosa che invece rende particolarissimo il Santa Maria Nuova è il fatto che opera ancora nel luogo della fondazione e il museo è situato all’interno dell’ospedale anche; lo rende un luogo unico in tutta Italia.
Il discorso dell’arte negli ospedali è fondamentale soprattutto per gli ospedali medievali perché l’arte nella concezione medievale aveva un aspetto curativo. Bisogna risalire al concetto di malattia medievale ovvero un concetto religioso, cioè, se si è ammalati perché si ha peccato. Il peccato quindi è nell’anima e l’anima va curata per curare il corpo. La cura dell’anima può avvenire o tramite la Fede, quindi tramite la religione, o sennò può venire tramite la bellezza. Ecco perché questi ospedali medievali sono così ricchi di
opere d’arte, perché la bellezza veniva ritenuta uno strumento utile alla guarigione dato che cura l’anima e la solleva. Questo concetto, in termini ovviamente diversi, è stato recuperato molto recentemente perché è nata una nuova concezione dell’ospedale rispetto a quella che ha vissuto la mia generazione, la fase dell’ospedale completamente asettico: l’ospedale in cui non c’è niente, le camere sono spoglie perchè questo corrispondeva a un’idea di ospedale come un luogo igienico.

C’è una correlazione tra arte e terapia”?

“La scoperta dell’igiene negli ospedali è stata fondamentale però recentemente si è capito di nuovo che gli ospedali devono essere accoglienti da un punto di vista anche estetico. Basti pensare a tutto quello che è stato fatto negli ospedali per i bambini per esempio, anche lì si è capito che i bambini avevano bisogno non della cameretta bianca dove non c’è nulla, che invece li impauriva e non favoriva nemmeno la guarigione, ma hanno bisogno di qualcosa di accogliente che li faccia sentire sereni dal punto di vista anche psicologico. Ne è un esempio il Meyer in cui sono presenti anche terapie con animatori e pagliacci. Si è iniziato a dipingere le stanze, basta pensare a Santa Maria Nuova con colori che non sono né bianco né grigio ma invece colori diversi e più felici. Si sta un po’ recuperando quella che era l’idea medievale che l’arte e la bellezza abbiano una funzione terapeutica anche per il corpo. Tutto questo è molto importante anche perché, entrando nella storia della medicina, il primo grande salto d’innovazione avviene quando un medico scozzese nell’800 scopre che il requisito fondamentale per la guarigione soprattutto nel caso dei chirurghi e delle operazioni era l’igiene, cosa che prima non veniva presa con considerazione. C’erano dei chirurghi bravissimi che facevano delle operazioni, quasi al livello odierno, in cui poi morivano i pazienti. C’era un altissimo tasso di mortalità, in particolare di morte per parto e le famose febbri puerperali che facevano morire motissime donne; era dovuto al fatto che i medici banalmente non si lavavano le mani, venivano quindi delle infezioni, che in poco tempo portavano alla morte. Questa scoperta ha fatto in modo che gli ospedali da un giorno all’altro diventassero luoghi dove ci doveva essere il meno possibile. Questo ha avuto un tornaconto nel salto di qualità della chirurgia perchè quando si è scoperto questo la medicina è decollata. Al giorno d’oggi invece se pensiamo a una sala operatoria pensiamo a un luogo in cui regna l’igiene, privo di ogni tipo di contaminazione”.

Si tratta in conclusione di un’attività che possono svolgere persone adulte ma anche per ragazzi, poiché si scoprono tantissime particolarità e cose che spesso non si conosce, che però possono essere molto interessanti. Inoltre con questa esperienza è possibile fare chiarezza su quello che è stato il Medioevo, senza identificarlo come un’epoca buia in tutti i suoi aspetti. Infatti nel Medioevo erano presenti gli ospedali e anche strutture pediatriche come l’Ospedale degli Innocenti completamente gratuite.”

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