La primavera è da sempre simbolo di rinascita e speranza, un po’ in tutto il globo. Non a caso in Italia e in Occidente c’è la Pasqua, festività che simboleggia la resurrezione, quindi la rinascita di Cristo. Invece, in Oriente i cinesi hanno la festa di primavera o Capodanno cinese, che segna appunto l’inizio dell’anno del calendario cinese e i giapponesi invece si dedicano alla contemplazione dei fiori. Questo fenomeno si chiama hanami, (da 花, “hana”, fiore e 見, “mi”, guardare, lett. “guardare i fiori”) e i fiori che vengono contemplati sono quelli degli alberi di ciliegio, detti comunemente sakura (da 桜, “fiore di ciliegio”), termine con cui oggi si tende a indicare anche l’albero di ciliegio giapponese, il cui termine scientifico è Prunus serrulata. Esistono diverse varietà di sakura, tuttavia tutti quelli che si possono trovare per le strade e i giardini del Giappone sono puramente ornamentali, per cui non producono frutti.
I sakura hanno un profondo significato culturale. La loro delicatezza e brevità sono il simbolo della fragilità e fugacità, in quanto resistono solo per poche settimane, richiamando quindi anche la nostra di fugacità, cioè la fugacità della vita che viviamo, di cui non dobbiamo perderne un attimo e goderne a pieno, accentando l’inevitabile destino che ci attende: la morte. Però ogni anno i fiori rinascono, diventando così anche il simbolo della vita e quindi del ciclo vita-morte. Inutile dire che la bellezza dei sakura ha ispirato intere generazioni di poeti e letterati, da Matsuo Basho a Yukio Mishima, e anche di guerrieri come i samurai, contribuendo a far entrare i fiori di ciliegio tra la simbologia giapponese. Per fare un esempio, c’è un detto: “tra gli uomini il guerriero, tra gli alberi il ciliegio”. Infatti, il samurai, nel nome dei principi e dell’onore, deve essere sempre pronto a morire, anche se ancora giovane e forte, come il petalo che cade sferzato dal vento. Oggi i sakura sono ben radicati nel mondo di anime, manga e anche della musica j-pop, esistono infatti innumerevoli canzoni dedicate alla loro bellezza, dalle più tradizionali a quelle più moderne.
Tuttavia, i sakura non sono solo contemplazione, vita e morte, anzi, ancora oggi in Giappone questa tradizione è estremamente diffusa tra tutti gli strati della popolazione, ricchi, poveri, anziani e giovani, per il suo aspetto più pratico e conviviale: il picnic. Durante il picnic è diffusa la consumazione del famoso alcolico nipponico, il sakè, oltre a mangiare i tipici hanami-dango, una specie di polpette o gnocco fatto di farina di riso e riso glutinoso. Anche per questo c’è un proverbio che dice: “meglio polpette che fiori”, per dire che è meglio occuparsi delle cose pratiche e utili, come mangiare le polpette e godersi la vita, piuttosto che all’apparenza, all’estetica e alla contemplazione. Poi per chi volesse essere immerso fino all’osso nell’esperienza dello hanami ci sono anche diversi cibi, dolci e non, a base dei petali di sakura, come il gelato al sakura.
Nel paese le città più rinomate per assistere alla fioritura sono i classici Tokyo (al parco di Ueno e sul fiume Meguro) e Kyoto (al parco Maruyama), ma molto suggestive sono quelle nei parchi dei castelli, come ai castelli di Himeji, Osaka e Hirosaki. Da non sottovalutare anche la città di Nara, vicino Osaka, il luogo di nascita dello hanami. Poi, per dar modo alle persone di sapere quando i ciliegi sbocceranno, così da programmare quando fare hanami, la Japan Meteorological Corporation (JMC) rilascia ogni anno un bollettino in cui specifica quando arriverà grossomodo la fioritura per ogni regione e città. Tra l’altro le principali agenzie di stampa del paese aggiornano quotidianamente l’avanzamento della fioritura, detto “fronte dei fiori di ciliegio”, indicando quali città sono state “conquistate” dai sakura, come se fosse l’avanzamento di un fronte di guerra.
Tuttavia, il bollettino rilasciato dalla JMC è utile anche per studiare un fenomeno ben più triste: i cambiamenti climatici che potrebbero danneggiare irreversibilmente la fioritura dei ciliegi.
In Giappone, la stagione della fioritura va generalmente dalla fine di marzo alle prime settimane di aprile, ma se si considera la vastità del paese, soprattutto longitudinalmente, il periodo si estende per circa quattro mesi. Per fare un esempio, a sud, nelle isole subtropicali di Okinawa, i ciliegi cominciano a sbocciare a metà gennaio e sono in piena fioritura verso l’inizio di febbraio. Comunque, non si può nascondere che negli ultimi anni la fioritura dei ciliegi in Giappone è arrivata sempre prima, e ciò è ampiamente provato e dimostrato. Infatti, a Kyoto è dall’anno 812 circa che le date del picco della fioritura dei ciliegi vengono registrate e il picco è stato relativamente stabile dall’812 al 1800, poi la fioritura è diventata sempre più precoce. Per esempio, dati forniti dalla JMC suggeriscono che, sempre a Kyoto, in più di 200 anni c’è stata un’anticipazione di quattordici giorni circa. Per adesso l’anno più precoce in assoluto per la città è stato il 2021, in cui il picco avvenne il 26 marzo, invece del valore medio del 1° di aprile, che è il valore raggiunto quest’anno, rientrando così un po’ nella norma rispetto agli anni scorsi, o almeno, non peggiorando come nel 2021. Però questo è successo anche per via delle temperature più calde della media dello scorso autunno che hanno causato un ritardo nel periodo freddo, cruciale per i ciliegi, ritardandone lo sviluppo di circa una settimana. Il ritardo è stato parzialmente compensato dalle temperature più calde della media registrate a marzo, che hanno accelerato la fase di crescita dei fiori.
Ovviamente è importante notare che la fioritura dei ciliegi può variare di anno in anno a causa di molteplici fattori, tra cui le condizioni meteorologiche e climatiche, quindi, è naturale che le date varino, e devono farlo, ma le variazioni registrate sono troppo repentine e precoci, per cui sono da considerarsi delle anomalie. La principale causa di queste anomalie sono i cambiamenti climatici. Il primo degli effetti dei cambiamenti climatici che causa la fioritura precoce è il surriscaldamento globale. Questo è causato dalle emissioni di gas serra e gas nocivi delle attività umane e provoca l’innalzamento delle temperature, comprese quelle invernali, causando un mese di febbraio e marzo più caldi, e così i fiori sbocciano prima anticipando la fioritura. Però ai fiori per sbocciare non serve soltanto una buona dose di calore, ma anche una buona dose di freddo per svilupparsi a dovere durante l’inverno. Ma se il trend di surriscaldamento continua così, molti sakura potrebbero arrivare a non fiorire nemmeno o ad ammalarsi. Ciò ovviamente sarebbe letale non solo per loro, poiché scomparirebbero da intere regioni, non solo del Giappone, ma anche per tutti gli impollinatori dipendenti dagli alberi, arrivando così a sconvolgere l’ecosistema. È stato previsto che nelle zone più calde del Giappone i sakura potrebbero scomparire e si stima che a Kyoto l’arrivo anticipato dei fiori di ciliegio, si sposterebbe in avanti di quasi un’altra settimana entro il 2100.
La soluzione più ovvia per risolvere la fioritura precoce o la potenziale scomparsa dei sakura è abbassare le emissioni dei gas serra e gas nocivi. Tuttavia, è più facile a dirsi che a farsi. Già molte volte i paesi occidentali, e non, hanno provato a trovare una soluzione, seppur parziale, ma le cose non sembrano essere cambiate. In particolare, il Giappone è il quinto paese al mondo per emissioni di gas serra, nonostante sia un paese molto più piccolo rispetto a chi lo precede in classifica e con livelli di consapevolezza climatica ancora molto bassi. Per cui il destino dei sakura è incerto e per ora i cambiamenti climatici sembrano essere in vantaggio sul fronte dei fiori di ciliegio.