Alla moda, dal gusto esotico e delizioso, ricco di proprietà nutritive: è l’avocado, l’Instagram-friendly superfood per eccellenza, taggato in quasi sette milioni di post. Negli ultimi anni questo piccolo prodotto verde si è fatto protagonista di ristoranti, toast, insalate, maschere nutritiveper viso e capelli, perché è buono, gradevole e fa bene alla salute. Piace a tutti, mafia e cartelli della droga compresi.
Ristoranti e bar dedicati a Milano come a New York riscuotono incredibile successo. A Brooklyn il punto di ritrovo per un pasto chic è proprio Avocaderia (il primo avocado bar del mondo aperto nell’aprile 2017), un’idea di tre ragazzi italiani (ex studenti Bocconi), dove tutto – dalle portate, agli smoothies, ai dolci – è green. Secondo una stima gli americani spendono 900 mila dollari al mese in avocado toast.
Il dubbio è diffuso: frutto, verdura o ortaggio? Lo conferma la botanica classificandolo tra i frutti; per la precisione si tratta di una drupa (un frutto carnoso dalla buccia sottile e dal nocciolo legnoso). Per la sua buccia rugosa e la sua forma, l’avocado è chiamato anche la “pera dell’alligatore”.
Nasce da una pianta sempreverde, la sua polpa è poco zuccherina, ha grande concentrazione di olii e grassi mono-insaturi (classificati tra i grassi “buoni”) ed è ricco di antiossidanti (ma anche vitamina E, glutanione, magnesio e potassio), queste alcune delle sue peculiarità che lo rendono speciale. Le sostanze nutritive che contiene, in particolare i grassi, sarebbero infatti incredibilmente benefiche, secondo la American HeartAssociation aiuterebbero a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, preservare le cellule del corpo e tenere sotto controllo il peso, riducendo così il rischio di malattie cardiache e infarti. Basta preparare una semplice maschera, mischiandolo con miele e yogurt, e un avocado può essere un ottimo idratante, curare le scottature, aiutare a ridurre la formazione di rughe – è quindi anti-età e tonificante.
La dottoressa Andria Bongiorno (biologa nutrizionista), ma anche la dermatologa Mariuccia Bucci ne esaltano le qualità definendolo – rispettivamente – un valido alleato per la prevenzione delle cure degenerative e un elisir di bellezza. 1)
Se nel 1970 in “Isole nella corrente” Hemingway si riferiva all’avocado chiamandolo il “frutto del paradiso”, oggi le piante di aguacates producono piuttosto oro verde. Fa bene ai tessuti del nostro corpo ma meno all’ambiente, tra le controindicazioni del suo successo il forte impatto delle coltivazioni intensive sull’ecosistema. Crea polemiche e contraddizioni, a partire dal giovane e di successo imprenditore Tim Gurner (35 anni) che in una breve intervista rilasciata a un programma televisivo australiano qualche mese fa avrebbe dato la colpa all’avocado se i giovani non riescono a acquistare una casa di proprietà; provocazione sì, ma anche consiglio per un’ottica di risparmio personale più efficiente – il frutto non è certo a buon mercato.
L’avocado è tradizionalmente uno degli ingredienti alla base della cucina messicana. Dal Michoacan, stato a sud-ovest del Messico, proviene il 92% della produzione nazionale del frutto grazie all’altitudine (circa 1500m sul livello del mare), alla pioggia e a un fertile suolo di origine vulcanica che favoriscono la crescita della pianta. Tra 2015 e 2016 lo stato degli Aztechi ha esportato un milione di tonnellate di avocado (fruttando 20 miliardi di dollari), 800.000 tonnellate in più della rivale Indonesia. I principali consumatori sono gli Stati Uniti, che ogni anno ne aumenta la richiesta del 15%, ma anche in Canada, Giappone e Europa il consumo sale. Ecco il paradosso: tutto il mondo vuole l’oro verde, così i prezzi salgono, diventando proibitivi per la popolazione locale. Ogni anno, di pari passo alla richiesta di avocado dai paesi esteri che aumenta, 700 ettari di foresta si sostituiscono con piantagioni (non tutte legali) e giovani piante di avocado prendono il posto di pini secolari.
I cartelli vedono una possibilità di guadagno in tutto questo e mostrano il loro interesse attraverso estorsioni, rapimenti e omicidi. Molte piantagioni sono infatti controllate dal cartello locale conosciuto come “Los Caballero Templarios” che sfrutta lavoratori a basso costo. Alcuni messicani per far fronte alle ingiustizie hanno fondato nel 2013 il “Cuerpos de Seguridad Publica de Tancitaro”, ovvero il corpo di sicurezza pubblica di Tancitaro (capitale del Michoacan): gruppo paramilitare privato che con l’aiuto di armi d’assalto tentano di difendere le piantagioni.
- Fonte: http://www.mariucciabucci.it/wp-content/uploads/2017/09/9_2017_Fatto_Quotidiano_Avocado_del_diavolo_Dermatologa_Mariuccia_Bucci.pdf