Quando venne presentato il primo trailer a febbraio di quest’anno, tutta la popolazione mondiale con almeno la coscienza di sapere chi fosse l’ex idraulico baffuto targato Nintendo rimase allibita nel vedere cosa sarebbe potuto diventare Super Mario Odyssey. Viaggi nella grande mela, foreste col fascino del mistero, montagne commestibili e deserti congelati. Tutto dava l’idea di essere qualcosa di assolutamente stupefacente e mai visto prima d’ora. E Nintendo è forse riuscita a mantenere le nostre aspettative?
No. Ma ciò che ci ha presentato è un prodotto fresco di novità, migliorato sotto qualunque punto di vista rispetto al suo grande predecessore, Super Mario Galaxy 2, completamente innovativo grazie alle sue nuove meccaniche e ricco di motivi per cui amarlo. Ma andando al sodo: cosa propone ai giocatori questa grande Odissea del rosso baffuto?
Per quanto riguarda la trama, questa volta Nintendo ha voluto sì mantenersi sulla semplicità, proponendo il solito tartarugone spinato rapitore di principesse (una in particolare), ma aggiungendo un dettaglio per nulla indifferente: Bowser vuole celebrare le nozze con Peach! La situazione è tanto ironica quanto grave, e toccherà ancora una volta a Mario riuscire a salvare la principessa in rosa. Stavolta, però, avrà un nuovo, unico compagno che lo aiuterà: Cappy, un simpatico spiritello a forma di tuba. Sembra infatti che Bowser abbia anche rapito la sorella di quest’ultimo, Tiara, per dare a Peach quel tocco in più da sposa durante la celebrazione.
Come Nintendo ci ha mostrato in tutti i suoi trailer di gioco, la possibilità di vestire i panni di nemici e altre creature grazie alla cap-tura è una svolta al normale gameplay: Si potranno, grazie alle abilità uniche di questi ultimi esseri, raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili, facilitare l’esplorazione e divertirsi non poco. Una delle cose che più ha fatto emozionare i fan è stato infatti proprio questo pensiero: “Potrò esplorare il mondo di gioco vestendo panni ogni volta diversi!” …beh, non è esattamente così. A differenza di The Legend Of Zelda: Breath Of The Wild, titolo finora di punta per la Nintendo Switch, in questo Mario non potremo esplorare un unico grande mondo di gioco, ma tanti piccoli mondi (regni) divisi fra loro. Per intenderci, ogni regno è un po’ come un dipinto di Super Mario 64 o una galassia di Super Mario Galaxy: un livello finito, separato dagli altri, al cui interno dovremo raccogliere delle lune (molto simili, se non identiche, alle stelle dei giochi precedenti). Una differenza principale è che non dovremo raccogliere di volta in volta solo una di queste lune, ricominciando da capo il livello per raccogliere quella successiva (come avveniva in 64 o Galaxy), ma potremo collezionarne varie in un’unica sessione esplorativa. Ci sono solo due limiti: la nostra voglia di esplorare e il numero di lune raccoglibili per regno.
Essendo ogni area di gioco limitata, lo sono anche le creature al suo interno. In alcuni mondi potremo sfruttare nemici che possono allungarsi per raggiungere zone sopraelevate, in altri impersonare pesci per nuotare e in altri ancora diventare T-Rex per distruggere nemici e ostacoli. La libertà che ci era stata presentata, quindi, è solo apparente. Ogni regno ci metterà a disposizione solo le creature che ci permetteranno di esplorarlo al meglio. Inoltre, guardando la mappa di gioco, ci renderemo conto che ogni mondo è relativamente piccolo. Ma allora, se tutto questo è vero, come fanno una cinquantina di lune a distribuirsi nei vari livelli in modo equilibrato, diversificato e stimolante? O con dei “trucchi” ambientali molto interessanti o con un effetto matrioska: spesso, nei vari livelli, potremo accedere ad altre aree di gioco più piccole, spesso livelli platform, ma che, se sommate fra loro, ampliano considerevolmente l’area di gioco esplorabile. Questa, inoltre, può svilupparsi in lunghezza, larghezza, altezza e profondità. Saremo noi e la nostra voglia di esplorare a determinare la grandezza del regno, poiché ognuno può essere visitato in due modi: o collezionando solo il numero di lune necessario per passare al mondo successivo, o girandolo a fondo in cerca di ulteriori segreti. Ed è proprio questo uno dei punti di forza di questa grande Odissea, ovvero andare a cercare il pelo nell’uovo, non arrendersi alle apparenze, cercare di visitare ogni angolo del mondo (letteralmente!), fare azioni apparentemente assurde ma necessarie per raggiungere alcuni luoghi e riscoprire aree precedentemente visitate per trovarvi nuovi segreti. Insomma, il gioco è strabiliante perché, senza che ce ne accorgiamo, riesce a rendere un mondo a prima vista piccolo un vero e proprio universo a sé. Dovendo fare un paragone, ogni regno di Super Mario Odyssey può essere considerato un mix dei numerosi livelli di Super Mario 64, data la sua reale vastità e il numero di tesori che contiene.
Detto ciò: le mappe di gioco sono limitate, e non danno quella sensazione di continuità che era presente in Breath Of The Wild, ma danno tutte l’impressione di essere state costruite come se dovessero essere vendute come giochi a sé stanti, dato il loro impressionante contenuto. Alcune più, alcune meno, chiaro; ma tutte trattate con precisione, colore, attenzione e, perché non dirlo, amore.
Super Mario Odyssey non era quello che ci aspettavamo. Forse non era nemmeno quello che desideravamo. Ma di sicuro, averlo tra le mani è una grande soddisfazione. Giocarlo porta tranquillità, poiché il gameplay non risulta mai troppo frenetico, e non è mai frustrante, pur mostrando un grado di difficoltà non indifferente e man mano crescente. La grande N ha saputo regalarci un prodotto fatto col cuore, e che riuscirà a soddisfare tutti quanti. Gli argomenti trattati in questo articolo sono solo quelli principali del gameplay di gioco, e sebbene ci sarebbe altro da dire, credetemi, è meglio non rovinarvi la sorpresa.
Nintendo, con questa Odissea, ha voluto proporci un gioco che ha uno scopo tanto semplice quanto accantonato negli ultimi anni dall’industria videoludica: farci divertire. E ci riesce al 100%.
Voto: 9.8/10