Al Maggio Musicale Fiorentino, il 22 Maggio, sarà rappresentata la terza prima dell’84esimo festival del Maggio: l’opera “I due Foscari” di Giuseppe Verdi, rappresentata per la prima volta in assoluto nel teatro fiorentino. Tra il cast di questa produzione spicca il nome di Plácido Domingo, grandissimo tenore che negli ultimi anni è riuscito a mostrare la sua bravura anche come direttore d’orchestra e baritono, che con questa rappresentazione raggiunge la vetta di ben 4100 recite totali con oltre 130 ruoli diversi interpretati, tra cui anche quello del Doge di Venezia ne “I due Foscari”, ruolo che ricoprirà anche in questa nuovissima produzione al Maggio.
L’opera “I due Foscari” divisa in tre atti, con libretto di Francesco Maria Piave e musica di Giuseppe Verdi, venne messa in scena per la prima volta il 3 Novembre del 1844. Ambientata a Venezia, ha come protagonisti il Doge di Venezia Francesco Foscari e suo figlio Jacopo Foscari, accusato ingiustamente di omicidio e di tramare contro la Repubblica di Venezia. L’intera opera ruota quindi intorno alle pene di Jacopo ed al contrasto tra amor paterno ed amor di patria di suo padre. La trama non è molto movimentata e gli eventi che si susseguono sono sostanzialmente privi di elementi narrativi che ravvivino l’azione teatrale, tuttavia la grandezza di questo titolo si deve all’originalità ed alla sperimentazione compositiva messa in atto da Verdi, che pone in primo piano arpa e legni, associando ad ogni personaggio un proprio motivo musicale che riappare ogni volta che il personaggio torna in scena.
Una delle preoccupazioni principali era l’incognita dello spazio disponibile sul palco della sala Mehta, che per sua natura si presta meglio alla musica sinfonica. Questione che preoccupava anche il Sovrintendente Pereira, che però rassicura che grazie al lavoro svolto per la scenografia lo spazio non mancherà e anzi, grazie all’acustica della sala Zubin Mehta, lo spettacolo potrà relazionarsi molto bene con un grandissimo autore come Verdi. Inoltre, come ha ricordato il Sovrintendente durante la conferenza stampa di presentazione di lunedì scorso, questa è un’opera che si fa sempre poco, il che è un peccato, soprattutto quando si ha un cast come quello di questa produzione.
“Una cosa che possiamo dire è che all’inizio della mia carriera ero vicino all’età di Alfredo, avevo 19 anni ed ero proprio nell’età giusta, adesso sono nell’età giusta per il nostro doge, che ha più o meno ottant’anni e io ne ho 81, per questo sono molto vicino a questo personaggio.” A parlare è il grande Plácido Domingo “Devo dire che Verdi è uno dei più grandi compositori e questo si vede in tutte le opere che ha scritto. Questa, che non è una delle opere più popolari, penso che sia molto importante dato che dopo il grande successo del Nabucco Verdi ha continuato con i Lombardi, che è la quarta opera, e ha scritto poi la quinta e la sesta opera nello stesso anno a Roma nel 1844, è stata veramente l’unica volta che Verdi ha scritto due opere nello stesso anno. Sapevo che è stato un pezzo che si è fatto molto alla Scala perché ci sono passati grandi baritoni negli anni ‘70 ‘80 e ‘90, ma ho visto che quest’opera non si faceva più, allora quando ho iniziato a prepararla abbiamo fatto una coproduzione tra Los Angeles, Valencia, il Covent garden di Londra e Vienna. Da allora è forse una delle opere che ho fatto più volte, ho fatto più di 30 recite ed è veramente una parte straordinaria perché possiamo vedere l’amore per il figlio. C’è tutta una situazione della vita sofferente che ha avuto Verdi ai tempi del Nabucco, di perdere i figli, di perdere la moglie, e tutti insieme pensiamo a quest’uomo, giovane però già sofferente, che ci ha descritto con questo personaggio. Per me è il secondo Doge che faccio, perché Simone Boccanegra, quando ho cambiatola corda volcale da tenore a baritono è stato il mio primo personaggio, ho fatto Boccanegra nel 2009 e poi ho pensato di fare l’altro doge. Siamo qui, e per me è un grande grande piacere essere al Maggio Fiorentino a questo festival che ha tanti anni ed in più la sala Zubin Mehta dove ho già lavorato per più di mezzo secolo e dove lui (riferendosi al Maestro Mehta) ha lavorato per più di 50 anni, Alessandro ha fatto questa sala dedicandola al maestro Zubin Mehta, l’ho visto adesso a Los Angeles, è pronto a venire fra poco, lui sarà molto felice di vedere questo teatro. La produzione che hanno preparato è veramente stupenda, semplice, ma il pubblico l’apprezzerà.”
La direzione per questa produzione è affidata a Carlo Rizzi, direttore d’orchestra nato a Milano ed apprezzato oggi come grande direttore d’opera, grazie anche alla sua profonda conoscenza della tecnica vocale unita alla sua grande sensibilità teatrale “A Firenze sono venuto la prima volta due anni fa, nel mezzo della pandemia, e ho avuto la lieta sorpresa di inaugurare la cavea all’aperto e quest’anno quando ho visto che l’opera I due Foscari non era nella sala principale, ho detto: “mamma mia, che è questa sala Zubin Mehta?”. Invece devo dire la verità anche questa è un ottima scoperta da parte mia perché è una sala con un’ottima acustica, è una sala non piccola ma abbastanza intima. Non c’è tanto spazio nella buca d’orchestra ma non è un problema perché visto che l’acustica è ottima non c’è bisogno di tantissimi strumenti e in particolare archi. Inoltre c’è una cosa estremamente positiva per un direttore d’orchestra che è un rapporto molto facile fra il palcoscenico e la buca perché le distanze non sono grandi. Devo menzionare i professori d’orchestra, in particolare i fiati, perché per ragioni di sicurezza ancora devono suonare con il plexiglass tra uno strumento e l ‘altro che è una cosa che vi posso assicurare da una noia mortale, non solamente dal punto di vista pratico, perché sembra di essere chiusi in un ufficio postale, ma soprattutto perché è difficile relazionarsi con i colleghi per accordi, per intonazione, per il fraseggio, perché c’è sempre una separazione fisica. Comunque devo dire che sia l’orchestra che il coro del Maggio stanno facendo delle prove meravigliose, e soprattutto devo dire che io lavoro molto all’estero e ritornare in Italia e poter fare musica italiana con degli artisti italiani è un grande piacere perché molte cose vengono naturalmente senza dover spiegare “questa nota va un po’ in rallentando mentre adesso facciamo un accelerando…” perché lo sanno e lo capiscono immediatamente, e quindi metà del lavoro è già fatto. Non avevo mai diretto quest’opera e quando ho iniziato a studiarla me ne sono subito innamorato. È un’opera abbastanza corta dal punto di vista della durata è più o meno come Boheme che è una delle opere più corte, però Verdi come al solito riesce a mettere a fuoco subito, sin dall’inizio, i rapporti tra i vari personaggi. Lo fa non solamente col testo ma anche con quella che io chiamerei una specie di leitmotiv, infatti ognuno dei 3 ruoli principali ha della musica propria che accompagna ogni entrata: passiamo dalla musica, diciamo così forte e volitiva di quando entra il soprano, al tipo di orchestrazione riflessiva e quasi triste ogni volta che entra il tenore, alla musica dolce e in un certo senso crepuscolare ogni volta che entra il Doge. Verdi per fare questo usa degli archi in maniera molto nuova, per esempio nell’entrata del Doge ci sono questi violoncelli messi a 3 con l’accompagnamento delle viole che all’inizio del secondo atto, e questa è una cosa molto molto rara, c’è una relativamente lunga produzione di viola sola e violoncello solo che introduce in una maniera molto cameristica il fatto che lui è da solo sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista sentimentale, quindi è un’opera che in poco tempo dà tanto, per questo è un’opera che mi piace tantissimo. Ovviamente parlo in questo teatro con Grischa che è riuscito ad utilizzare in maniera perfetta lo spazio che abbiamo a disposizione, e con questo cast stellare è un piacere.”
Il sovrintendente Pereira è entusiasta della soprano José Marìa Siri, che in questa produzione interpreta Lucrezia Contarini, la moglie di Jacopo Foscari, che ha dichiarato:
“Sono molto onorata dell’invito e sono molto onorata di tornare al Maggio Musicale Fiorentino specialmente per il festival, a lavorare con colleghi come il maestro Domingo che è stato mio padrino, mi ha battezzato come “Abigail” e questo mi porterà fortuna per sempre; con il Maestro Carlo Rizzi, con cui ho già fatto “Ballo in Maschera”; mi fa piacere conoscere Jonathan; ci conoscevamo con il maestro coreografo, ma non avevamo mai collaborato ancora e quindi il teatro del Maggio mi ha regalato tanti debutti. Sono felice di fare questa opera che è molto bella e specialmente a Firenze
“Quest’opera senza un tenore come Jonathan Miller non sarebbe la stessa e siamo molto felici che abbia accettato questo ruolo. Canta in maniera molto lirica e con una drammaticità fenomenale e siamo molto felici di averlo.” Il sovrintendente racconta anche come quando il maestro Domingo ascoltò il tenore per la prima volta rimanendone piacevolmente sorpreso, definendolo “un tenore incredibile”.
Jonathan Tetelman, tenore cileno cresciuto in NewJersey e laureato in musica alla Manhattan School of Music a New York, interpreterà Jacopo Foscari, figlio di Francesco Foscari. Tetelman si è detto molto felice di interpretare questo ruolo che reputa importante per il repertorio di un tenore. Tetelman trova inoltre interessante alcune scelte orchestrali attuate da Verdi i quest’opera e si dice orgoglioso e felice di lavorare con il resto del cast.
Questa prima assoluta al Maggio vede Grischa Asagaroff alla regia che torna con la sua terza produzione al Maggio “Sono molto felice di fare questa opera qui, io ho già fatto Elisir d’amore per i bambini. Io ho già fatto qualche opera di Verdi, I due Foscari una volta a Zurigo e quando per la prima volta ho incontrato quest’opera non mi è piaciuta molto, invece quando me l’hanno proposta qui al Maggio ho ascoltato più volte il disco, ho visto i video anche della produzione a Zurigo e pian piano me ne sono innamorato. Io ero qui la prima volta che abbiamo fatto la prima produzione il Fidelio nell’Auditorium e ho visto che abbiamo bisogno di spazio perché ci sono 47 coristi, un corpo ballo di 8 persone e abbiamo le comparse e qualche cantante, per cui c’era qualche problema di spazio. Abbiamo costruito una torre che si gira, e che fa tutte le scene, si vede anche nella grande scena finale del secondo atto”
Asagaroff ed il Sovrintendente Pereira concordano anche nella scelta dei costumi, ispirati all’epoca e non riadattati in chiave moderna.
DUE FOSCARI
Tragedia lirica in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Edizione: Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Boca Raton, Florida
Nuovo allestimento
Maestro concertatore e direttore Carlo Rizzi
Regia Grischa Asagaroff
Scene e costumi Luigi Perego
Luci Valerio Tiberi
Coreografia Cristiano Colangelo
Francesco Foscari, Doge di Venezia, ottuagenario Plácido Domingo
Jacopo Foscari, suo figlio Jonathan Tetelman
Lucrezia Contarini, moglie di Jacopo María José Siri
Jacopo Loredano, membro del Consiglio de’ Dieci Riccardo Fassi
Barbarigo, senatore, membro della Giunta Joseph Dahdah
Pisana, amica e confidente di Lucrezia Xenia Tziouvaras
Fante del Consiglio de’ Dieci Lulama Taifasi
Servo del Doge Adam Jon
Danzatori Elena Barsotti, Deborah Marrella Di Noto, Ginevra Ferraris, Chiara Gagliardo, Sofia Indovina, Melvin Boshat, Filippo Del Sal, Giuseppe Giacalone, Damiano Gorgoglione, Giorgio Otranto
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Assistente regista Stefania Grazioli
Figuranti speciali Andrea Bassi, Lorenzo Braus, Alessandro Ciardini, Egidio Egidi, Edoardo Groppler, Francesco Pacelli, Federico Vazzola
Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze
Prezzi:
Settore D: 40€ – Settore C: 70€ – Settore B: 140€ – Settore A: 200€