Impressa nelle nostre menti è l’immagine di Leonardo da Vinci come indiscussa icona dell’inventiva in ambito artistico, tecnico e scientifico. Purtroppo pochi sono gli enigmi risolti legati alla sua opera e alla sua vita, ma si può dire che ancora meno erano le frontiere che imbrigliavano la vastità del suo pensiero! Insomma fiumi di inchiostro sono stati versati per definire i contorni del maestro, tra l’altro, dello sfumato in pittura! Rimane però fondamentale il suo contributo, che – meno male – in gran parte non è andato perduto.
Inventore, trattatista, filosofo, scrittore conciso e apprezzato, musicista, anatomista e persino botanico – oltre a altro ancora! Rimane solo l’imbarazzo della scelta su come chiamare il grande Leonardo, che senz’altro fu uomo del suo tempo – incarnò a pieno gli ideali del Rinascimento e li portò al loro culmine – ma ancora oggi non si potrebbe prescindere da certi suoi insegnamenti, che non perdono quindi di attualità.
Ad accompagnarci nella ricostruzione della sua biografia è l’artista e storico Giorgio Vasari, in particolare grazie al suo trattato Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, ricco di preziose informazioni in genere attendibili, pur se talvolta un po’ romanzate.
Nato nel 1452 a Anchiano (nel comune di Vinci) da una relazione illegittima tra il notaio Piero da Vinci e una donna di umili origini, Caterina, la sua nascita fu fissata dal nonno il 15 aprile – anche se, curiosità non da tutti immaginabile, secondo il calendario gregoriano, entrato in vigore nel 1582, sarebbe stato il 23 aprile …
Nonostante allora lo status di figlio illegittimo non fosse allettante, la nascita fu accolta inaspettatamente bene, come testimoniato dal fatto che andò persino a vivere in casa paterna. Leonardo ebbe ben quattro matrigne e molti fratelli e sorelle unilaterali – almeno sedici, e con nessuno di questi instaurò legami stretti, e anzi in seguito ci furono attriti tra loro per l’eredità paterna. Proprio la sua condizione di figlio naturale fu data come spiegazione all’impossibilità di ereditare dal padre, morto nel 1504.
A circa dieci anni Leonardo avrebbe iniziato a frequentare la bottega del suo maestro Andrea del Verrocchio, ma questa è una versione contestata perché sembra poco plausibile che, per quanto bravo lui e diversi i tempi, un bambino potesse essere preso nella bottega. Si tende quindi a credere che Verrocchio assunse Leonardo successivamente.
L’educazione impartita al giovane Leonardo non fu, in fin dei conti, di prim’ordine, come si sarebbe portati a credere, ma anzi saltuaria e caotica. Imparò così a scrivere con la sinistra in modo speculare rispetto al normale; tale istruzione si deve a un’ équipe di educatori “amatoriali”, insomma, non proprio professionisti : il nonno, lo zio e il prete che lo aveva battezzato.
In seguito alla morte del nonno, avvenuta nel 1468, Leonardo si trasferì con la famiglia a Firenze dove, nel 1469, divenne allievo nella bottega di Verrocchio, allora in fervida attività, che vide la partecipazione di tanti grandi artisti oltre a Leonardo, come Botticelli e Perugino. Nella bottega si insegnavano varie discipline, legate ovviamente ad arte, architettura, disegno e scultura, ma anche carpenteria e ingegneria. Il suo interesse nella produzione artistica si tradusse in vero talento, che lo portò a venti anni al riconoscimento. Il suo stile si distingue in quanto caratterizzato da motivi morbidi e accenni allo sfumato, la fedeltà alla natura e i volti espressivi, spesso contrassegnati dall’ambiguità dei sorrisi; nella maturità portò a frutto il suo potenziale introducendo una prospettiva naturalistica innovativa, peculiare principalmente nell’uso dei colori e dello sfumato per rendere l’effetto dell’atmosfera e di ciò che è più distante.
L’esordio in pittura è dato dal Paesaggio con fiume (1473) che presenta elementi naturali realistici.
Il suo talento in pittura avrà molte occasioni per manifestarsi, come nel Battesimo di Cristo e in Madonna col Bambino, anche se il primo a più mani, il secondo di incerta attribuzione. Incerta è anche l’attribuzione di opere indipendenti in cui ricorre il soggetto della Madonna con Gesù bambino. Da un punto di vista artistico, sono presenti elementi tipicamente verrocchieschi e fiamminghi – come nella resa della luce e l’attenzione ai particolari che la pittura ad olio fiamminga permetteva.
Dal 1474 al 1478 probabilmente approfondì studi di anatomia, tramite la dissezione dei cadaveri, e di fisica. A questi anni risalgono le testimonianze di episodi di omosessualità che tuttavia veniva abbastanza tollerata nella Firenze di allora, e ciò non offuscò sensibilmente né la stima né il successo di Leonardo. In seguito a questo periodo di silenzio in pittura, l’artista si avvicinò anche a Lorenzo il Magnifico.
Importanza maggiore ha la commissione de L’Adorazione dei Magi, innovativa per l’accezione di Epifania come manifestazione, nel quadro in particolare della potenza divina di Gesù bambino; il dipinto rimase però in stato di abbozzo.
È importante ricordare il soggiorno a Milano (1482-1499 circa), dove fu inviato da Lorenzo de’ Medici come ambasciatore del prestigio artistico fiorentino, usanza ricorrente in quegli anni a Firenze. Leonardo rimase a Milano perché attirato dalla ricerca in scienze e tecnologia – in vista di campagne militari – che lì si sviluppava, mentre dall’altra parte si sentiva estraneo alla raffinatezza e all’idealizzazione artistica della cerchia dei Medici, profondamente influenzata dal neoplatonismo che non appassionava particolarmente lui, che si definiva omo sanza lettere. Anche Milano però presentava alcune sfide per l’artista fiorentino, in primis il dialetto lombardo in una penisola ben lontana dall’unità – politica e linguistica – e l’accoglienza non entusiasta che ricevette; solo nel 1483 infatti gli fu affidata nella città lombarda la prima commissione, quella del trittico con la Vergine delle Rocce nella tavola lignea centrale – si trattava infatti di una pala. Il pittore fu assai efficiente – la consegna fu rispettata anche se fissata entro poco tempo – e originale nella realizzazione dell’opera, che tra gli anfratti delle rocce cela riferimenti alla maternità, nella rappresentazione di un paesaggio arido, studiato da occhi scientifici, in cui il Bambin Gesù si incontra con San Giovannino.
In questi anni realizza altre Madonne e porta avanti gli studi di ritrattistica, interessandosi del rapporto tra i tratti psicologici, i vissuti dei personaggi e l’aspetto esteriore che ne è indizio. Le commissioni si fanno poi sempre più frequenti, anche da parte di pezzi grossi milanesi, tra le più importanti quella del tiburio del duomo di Milano, raffigurante il Paradiso.
Per quanto riguarda la scultura, abbiamo testimonianze dell’attività leonardesca, ma di concreto e certo conosciamo solo il Monumento a Francesco Sforza, tra l’altro incompiuto, sia per la sovrapposizione di impegni, sia per necessità impreviste, sia per la complessità del soggetto – doveva rappresentare un cavallo, tra l’altro gigantesco, nell’atto di impennarsi sul nemico.
Negli stessi anni visita Pavia, dove approfondisce gli studi sull’architettura e sulle perfette proporzioni umane – proprio a allora risale il disegno dell’Uomo vitruviano, famoso emblema dell’espressività rinascimentale.
A Milano nel 1495 gli venne commissionata la realizzazione dell’affresco dell’Ultima Cena presso il convento di Santa Maria delle Grazie, che rappresentò il culmine della personalità artistica di Leonardo. Con dedizione al lavoro, che tra l’altro gli permise di arginare gli insorgenti problemi economici, rappresentò un cenacolo in cui, contro la convenzione, gli apostoli sono colti l’attimo seguente alla frase di Gesù che tanto turberà i loro animi : “qualcuno di voi mi tradirà”; pur non essendo a lui congeniale l’affresco, per i tempi relativamente brevi di asciugatura che contrastavano gli indugi e lo studio tipici di Leonardo, egli si ingegnò per allungare i tempi di asciugatura, mescolando tempere e olio su due strati di intonaco, cosa che da una parte consentì la resa delle luci che stava a cuore all’artista, dall’altra non fu premiata dall’umidità del luogo, che rovinava il capolavoro e che costrinse a numerosi restauri.
La partenza da Milano, avvenuta nel 1499 e da collegarsi forse allo scoppio di un conflitto che avrebbe poi visto Luigi XII, re di Francia, conquistare la città, diede inizio a un periodo di vagabondaggio, in cui l’artista visitò varie corti e città. Andò a Mantova, poi a Venezia, dove elaborò ingegnosi progetti per la difesa militare dai nemici turchi, come una diga mobile presso il fiume Isonzo per inondare le basi militari nemiche, idea tuttavia scartata per le spese ingenti che comportava. A Venezia però lasciò anche preziosi spunti per il disegno di volti grotteschi e caricaturali.
Nel 1501 torna dopo una lunga assenza a Firenze, profondamente cambiata; è nata la Repubblica di Pier Soderini, nuovi grandi artisti sono emersi, tra cui Michelangelo, il più giovane scultore e pittore che nutrì antipatia (ricambiata) per Leonardo. Pur non avendo prove eclatanti della loro inimicizia, possiamo affermare che avessero caratteri e ideali contrastanti: Michelangelo era a quanto pare impulsivo e battagliero, mentre il suo “rivale” più riflessivo e contrario all’anatomia a suo giudizio eccessivamente muscolosa, tipicamente michelangiolesca. Altre ostilità a Firenze erano quella tra lui e i fratellastri- tanti sconosciuti- e quella del bisogno, che assillò l’artista finché non gli si presentò occasione di eseguire una pala d’altare di Santissima Annunziata. L’opera di Leonardo non fu conclusa, come abbiamo visto spesso per la sorte delle altre, sostituita da un tuttavia apprezzato cartone con Sant’Anna.
Prese poi il via con gli affari in città, come ci testimonia il dipinto ad esempio della Madonna dei Fusi, tenero quadretto in cui Gesù Bambino sorretto dalla Vergine afferra un aspo come se fosse una croce.
Cesare Borgia, spregiudicato figlio di papa Alessandro VI, impegnò in seguito Leonardo come architetto e ingegnere militare nell’invenzione di strumenti bellici, tra cui anche macchine volanti e nuove miscele per polveri da sparo. Per il rettore della Repubblica Soderini, Leonardo lavorò su un progetto idraulico-militare e sulla realizzazione di un vasto affresco nel Salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio. Il nostro genio uscì da entrambe le esperienze frustrato e sconfitto, in quanto non riuscì a portare a compimento nessuna delle due opere.
Leonardo, oltre che per la sua grandezza, è noto infatti anche per la sua indecisione, talento nel disegno ma forse non grande passione per il dipinto, o almeno inadeguatezza delle tecniche usate e dei progetti.
Arrivati a questo punto della sua biografia, come non citare il ritratto che più lo rese celebre, che forse è anzi il più famoso al mondo e che gli diede quella fama che lo stesso considerava unica ancora di salvezza per non essere dimenticati? Si parla della Gioconda, la misteriosa donna convenzionalmente identificata con Lisa Gherardini, moglie di Francesco Giocondo; rimane comunque aperto il dibattito sulla vera identità della donna, tanto che alcuni hanno pensato che fosse un autoritratto di Leonardo . Il dipinto, realizzato nei primi anni del Cinquecento, rappresentò un’innovazione nella ritrattistica perché, invece di descrivere l’anima del soggetto attraverso ampi gesti o oggetti simbolici, il pittore ci fa intravedere un’anima, al contempo inaccessibile e enigmatica, seguendo le parole del critico dell’arte Charles de Tonlay.
Allo stesso periodo va ricondotto lo sviluppo di uno dei progetti più ambiziosi dell’inventore: il Trattato delli uccelli, in cui espose i suoi studi sul moto in particolare del volo di uccelli, pipistrelli e insetti; al posto del trattato, Leonardo completò però il Codice sul volo degli uccelli, dove abbiamo la descrizione del Grande Nibbio, una macchina volante che sembra abbia davvero spiccato il volo, sebbene senza successo.
Tra il 1508 e il 1513 Leonardo torna a Milano, dove si intensifica grandiosamente la sua attività pittorica. Approfondisce ulteriormente, soprattutto in seguito a Roma, gli studi scientifici, in particolare di ottica, meccanica, anatomia e geologia; possiamo dire, anche se con cautela e senza la presunzione di attribuire a Leonardo conoscenze che allora non si potevano ancora avere, che egli si avvicinò ai suoi tempi più di altri all’odierna teoria delle Tettonica delle placche: secondo lui non era infatti spiegabile con il diluvio universale la presenza di fossili marini sui monti che visitò, come l’autorità ecclesiastica continuava a sostenere. La modalità di stratificazione delle rocce suggeriva infatti un processo protratto nel tempo, piuttosto che repentino e devastante come sarebbe stato se scatenato dal diluvio biblico. Leonardo ipotizzò quindi che le montagne in passato fossero state fondali marini saliti poi verso l’alto, contro la credenza comune.
Nel 1514 si trova a Roma, dove collaborò a opere urbanistiche. Anche questi piani non ebbero successo, e stavolta la causa fu la discordia con i lavoratori che gli furono affiancati. Abbandonato il proposito, ricevette per iscritto un’accusa di stregoneria anonima, che ritenne proveniente da quei lavoratori a lui avversi. Qui avvenne anche il primo di una serie di ictus, che lo condusse infine alla morte. L’uomo, ormai anziano, sentì il bisogno di sostegno e tranquillità, esigenza che probabilmente lo indusse a recarsi in Francia nel 1517. Qui trovò rifugio sotto l’ala protettrice del colto e accogliente re di Francia Francesco I, ammiratore di Leonardo e dell’arte italiana in generale. Questi trascorse in Francia anni molto sereni in cui, nonostante la paralisi della mano destra, continuò appassionato i suoi studi e progettò il palazzo reale di Romorantin. Stupì il re anche con la sua creazione dell’automa di un leone meccanico che durante i festeggiamenti avrebbe sfilato, per poi fermarsi e meravigliare gli spettatori con fiori e gigli interni al petto apribile!
Leonardo morì infine il 2 maggio 1519 a Maniero di Clos-Lucé, in Francia.
In ultima analisi, potrebbe interessare conoscere, oltre a cosa fece Leonardo, chi egli fosse veramente. Per quanto riguarda l’aspetto esteriore, in molte menti riaffiora il celebre autoritratto di Leonardo da anziano, mentre l’aspetto giovanile si può solo immaginare, ipotizzando che sia implicitamente presente in alcuni quadri, come nel dipinto di Raffaello Scuola di Atene, sotto le spoglie di Platone.
Sulla sua personalità ci sarebbero molte teorie che tuttavia rimangono impossibili da dimostrare. Sembra comunque che egli fosse mansueto e compassionevole verso ogni vivente, in fede a quanto affermato da Vasari, mentre dagli scritti autografi emerge un’indole pensosa – com’è del resto scontato- e piuttosto solitaria.
Sulla sua omosessualità ci sono due partiti : uno per cui era solo una calunnia che faceva comodo ai suoi rivali, l’altro per cui sarebbe plausibile che, soprattutto con i suoi allievi, avesse instaurato un rapporto oltre la semplice amicizia. In supporto a quest’ultima versione abbiamo l’autorevole Freud nel suo saggio Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, peccato che tale opera si basa su una nota dell’artista tradotta con una parola errata, che venendosi a scoprire tale, indebolisce le fondamenta della tesi. Sembra invece confermato che fosse in qualche modo “eretico”, insomma non si conformava alla maggioranza dei credenti ma era tendeva allo scetticismo, come tramanda Vasari; ciò non implica tuttavia che fosse ateo: disprezzava il clero e l’alone di corruzione che stava attorno a questo, ma nei suoi scritti più intimi si rivolgeva a Dio in modo da far pensare a una fede religiosa. Come desumibile, i suoi interessi toccarono una grande varietà di ambiti, alcuni più affascinanti e talvolta oscuri di altri, come il suo diletto di scrivere in codice e inventare anagrammi e rebus; come può ciò non destare a sua volta la nostra curiosità? Questa però a volte sconfina nella pura immaginazione, come nel caso del romanzo Il codice da Vinci di Dan Brown, per cui l’artista avrebbe retto una sorta di confraternita segreta accomunata da una sconvolgente nozione teologica. Anche se il libro fu molto discusso, contribuì a stimolare l’interesse per l’artista e alla diffusione di eventi in sua memoria, come mostre e convegni. Un artista a cui saremo sempre legati da ammirazione e riconoscenza.