Desmond Tutu, premio Nobel per la pace nel 1984 e simbolo della lotta per i diritti dei neri che tutto il mondo conobbe quale oppositore dell’apartheid, è morto a Città del Capo in Sudafrica il 26 dicembre del 2021 a causa di un tumore alla prostata che gli venne diagnosticato nel 1996.
Nato a Klerksdorp (Transvaal), si trasferì all’età di 12 anni a Johannesburg e seguì le orme del padre dedicandosi all’insegnamento, poichè non poteva permettersi gli studi per diventare medico. Insegnò in molti istituti della sua città e nella maggior parte notò come le prospettive di studio per i sudafricani neri fossero misere. In seguito intraprese studi di teologia, si spostò a Londra dove ottenne il Bachelor e il Master in teologia. Divenne primo arcivescovo nero di Città del Capo e primate della Chiesa anglicana dell’Africa Meridionale.
Tutu fu un attivista politico, che dedicò gran parte della sua vita alla lotta per i diritti umani nel Sudafrica. Si impegnò a porre fine all’apartheid, ovvero la politica di segregazione raziale istituita dal govero di etnia bianca del Sudafrica nel secondo dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1993. La sua posizione ecclesiastica lo agevolò molto – aveva il sostegno di quasi tutte le chiese – e, dopo che nel 1994 Nelson Mandela divenne primo presidente nero della nazione, questi nominò Tutu a capo della Commissione Verità e Riconciliazione (TRC) con lo scopo di riconciliare le varie etnie presenti nel Paese.
Gli venne, inoltre, accreditata l’espressione “Raimbow Nation”, che utilizzò per descrivere il Sudafrica, in riferimento a rapporti pacifici e armoniosi tra le diverse etnie presenti. Nelson Mandela la riprese in seguito e così si sparse in tutto il paese. L’espressione fu coiata a seguito delle elezioni del 27 Aprile 1994, quando per la prima volta, dopo secoli di oppressione e dominazione da parte dei bianchi, un’umanità festante e colorata (così la descrivono le cronache dell’epoca) si reca alle urne per esprimersi attivamente sulla scelta del presidente. Ora tutti, proprio tutti gli abitanti sono chiamati a partecipare alla vita politica del Paese. Una persona, un voto.
Lo stesso rapporto instauratosi tra Desmon Tutu e Nelson Mandela aiuta a comprendere meglio come l’intera lotta contro la fine del regime segregazionista si è svolto. A differenza di Mandela, più impetuoso, Tutu è un ecclesiastico che si basa sull’uso della parola e la nonviolenza. Con gli avversari fu più propenso a negoziare, poichè data la superiorità del governo bianco in campo militare, la sconfitta per il Sudafrica sarebbe stata probabilmente certa. Tale principio sullo sfruttamento del dialogo aiutò successivamente Mandela nel suo cammino verso il potere. Il rapporto tra i due è ben documentato in un’intervista rilasciata nel 2010 da Tutu dove narra, visibilmente emozionato, del loro abbraccio nel momento del rilascio dalla prigionia di Nelson Mandela “In questa battaglia – dice l’arcivescovo sudafricano – ho sempre avuto a mio fianco Nelson, anche quando aveva assunto la guida del Sudafrica. Certo, doveva fare i conti con i compromessi che per un capo di Stato sono all’ordine del giorno, ma posso dire che mai, mai la ragion di Stato ha portato Nelson Mandela a venir meno ai principi che hanno ispirato la sua, la nostra vita.”
La voce di Tutu continuò a diffondersi negli anni successivi alla fine dell’apartheid, nella lotta per i diritti degli omosessuali, i transessuali, i poveri e persino i malati di AIDS e tubercolosi. Nel 5 maggio del 2003, Gene Robinson fu il primo uomo apertamente gay a diventare vescovo della Chiesa episcopale deli Stati Uniti d’America e lo stesso Tutu in seguito, criticando l’omofobia, chiese l’accettazione di costui. Fu un sostenitore dei diritti umani, lottò contro l’invasione dell’Iraq, si schierò nel 2008 contro il presidente dello Zimbawe Robert Mugabe criticando le sue derive autoritarie. Fu sempre pronto a dedicarsi al prossimo, tanto che in molti libri aveva riportato alcuni dei suoi discorsi e delle sue dichiarazioni. Tramite i suoi scritti e le sue lezioni sostenne la riconciliazione delle parti coinvolte nell’apartheid.
Essendo un fervente ambientalista il suo ultimo atto ha rispecchiato le sue convinzioni in vita richiedendo che il suo corpo non fosse sottoposto alla cremazione bensì all’acquamazione (sistema a basso impatto ambientale) che consiste nello sciogliere il corpo in una soluzione di idrossido di potassio ad una temperatura di 93 gradi centigradi attraverso un’idrolisi alcalina. Metodo adottato per la prima volta in Australia e non consentito in Italia.
Fu anche padre di famiglia, avendo sposato Leah Nomalizo Tutu nel 1955; insieme hanno avuto quattro figli: Trevor Thamsanqa, Theresa Thandeka, Naomi Nontombi e Mpho Andrea.
Per tutto quanto sopra decritto, per la grandezza dell’uomo, per la totale dedizione alla causa della libertà personale e dei diritti umani, per la sua campagna di opposizione non violenta al governo della minoranza bianca in Sudafrica, Desmond Tutu fu canditato e vinse il premio Nobel per la pace nel 1984.
Una delle sue più celebri frasi “ La mia umanità è legata alla tua, perchè possiamo essere umani solo insieme.”