“Vorrei immaginare un uomo capace di ascoltare il terzo atto del Tristano senza il supporto del canto, come una gigantesca sinfonia, senza che la sua anima esali l’ultimo respiro in un doloroso spasimo”.
Così diceva Nietzsche a proposito di uno dei capolavori di Richard Wagner, Tristano e Isotta, autentico manifesto del romanticismo tedesco. Un’opera moderna e innovativa, dotata di una straordinaria profondità conferita non solo dalla musica del genio tedesco, ma anche dai temi trattati, quali amore, morte, onore e desiderio. Tematiche, queste, sicuramente complesse, che fanno riflettere e che, se poste adeguatamente, possono essere edificanti e formative.
È questo il motivo per il quale l’associazione Venti Lucenti, che da ormai trent’anni si occupa di divulgazione musicale e di promozione della musica lirica tra i più giovani, ha scelto proprio quest’opera per la sua ultima messa in scena.
Essa, intitolata La fiaba di Tristano, è il risultato del progetto “All’Opera …in campo!”, col quale la Fondazione CR Firenze e Venti Lucenti permettono a ragazzi di età compresa tra otto e quindici anni di intraprendere un percorso di formazione teatrale, che si conclude proprio con uno spettacolo in cui essi sono protagonisti.
È così che lo scorso 30 novembre la sala Zubin Mehta del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino si è gremita di spettatori di tutte le età, entusiasti di assistere a uno spettacolo nel quale Manu Lalli, regista e direttore artistico di Venti Lucenti, ha voluto riprendere un’opera celebre e apprezzata e renderla accessibile a tutti, valorizzandola nei suoi aspetti fondamentali.
La storia di Tristano e Isotta ha, in realtà, origini antiche: risalente ai tempi dei celti, venne messa per iscritto dai normanni nel XII secolo. Da quel momento è diventata ispirazione per gli innumerevoli artisti e narrazione peculiare del Medioevo, con i suoi valorosi cavalieri, le dame meravigliose e gli elementi magici.
È proprio la componente fantastica e cavalleresca che Manu Lalli ha deciso di sottolineare, in modo da veicolare la vera essenza della storia e da renderla anche più affine alle simpatie dei giovanissimi.
La narrazione si apre infatti con Tristano che sconfigge il gigante Morholt, campione del regno d’Irlanda, da tempo in guerra col regno di Cornovaglia. Tristano rimane però ferito e, su una nave in balia delle onde, si ritrova proprio sulle coste irlandesi, dove viene accudito e curato da Isotta, figlia del re d’Irlanda. Nonostante la rivalità tra i due regni, i giovani si innamorano, ma Tristano, guarito, è costretto a tornare alla corte del re Mark di Cornovaglia.
Inaspettatamente però, i regni decidono di porre fine alle inimicizie, e il re d’Irlanda, in simbolo di pace, dona in sposa sua figlia Isotta a re Mark. Tristano, il più fedele tra i cavalieri, è incaricato di andare a prendere la promessa sposa in nave: i due innamorati si rincontrano e, nel breve viaggio dall’Irlanda alla Cornovaglia, il loro amore è più intenso che mai.
Giunti alla corte di re Mark, Isotta non può accettare di sposarsi con un altro uomo; i due giovani, in un atto di amore supremo, decidono perciò di bere un filtro magico che li faccia morire. Tuttavia Brangania, fedele ancella di Isotta incaricata di portarle il filtro, non può accettare di lasciar morire la principessa, e le porge invece un elisir d’amore che aumenta la passione tra Tristano e Isotta. Dopo le nozze i due si rifugiano nel bosco, lontani da coloro che vogliono ostacolare il loro amore.
Un cavaliere, sospettoso, coglie gli innamorati in flagrante, avverte re Mark e accusa Tristano di tradimento. Tristano cerca di difendersi e combatte; inizialmente ha la meglio, ma decide di risparmiare l’amico. Quest’ultimo però, meschinamente, gli infligge un colpo alle spalle e lo uccide. Solo a quel punto re Mark scopre la verità, ovvero che Tristano e Isotta erano legati da un amore eterno, ma ormai è troppo tardi.
Proprio quando tutto sembra perduto, Tristano e Isotta si risvegliano per porgere al pubblico, nonostante il triste epilogo della loro storia, un invito a non smettere mai di innamorarsi.
Durante la rappresentazione, ciò che colpisce di più è l’armonia con la quale i vari personaggi ed elementi sul palcoscenico si relazionano tra loro. Nonostante una scena quasi sempre gremita di attori e cantanti, infatti, la storia ha seguito perfettamente, senza il minimo disordine, l’ottima narrazione di Francesco Grifoni e Maya Quattrini.
Particolarmente importante è stato il doppio ruolo del coro delle voci bianche formato dai cento bambini del progetto “All’Opera …in campo!”. Oltre all’eccellente performance dal punto di vista musicale, la presenza dei bambini ha valorizzato e conferito dinamicità alle scene di Daniele Leone. Per esempio, prima seconda parte dell’opera, ambientata su una nave, il continuo sventolio di panni e fazzoletti rossi accompagna l’amore tra i due giovani, inebriato dalla potenza della magia. Dopo le nozze invece, mentre Tristano e Isotta sono a nascondersi nel bosco, la folla di persone assiste entusiasta al torneo cavalleresco indetto in occasione del matrimonio.
I costumi, prevalentemente rossi per le figure femminili e neri per quelle maschili, riprendono la dicotomia stendhaliana amore-morte, mentre le luci di Andrea Locorotondo conferiscono la giusta drammaticità.
L’armonia non caratterizza solo la parte visiva, ma anche quella musicale. La bravissima Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, diretta eccelsamente da Giuseppe La Malfa, esegue perfettamente lo spartito, senza però coprire mai la narrazione.
Ottima anche l’esecuzione, sia da parte del coro che dell’orchestra, di alcune celeberrime arie tratte da altre opere, sempre di repertorio wagneriano ma non appartenenti a Tristano e Isotta, quali il coro nuziale, la cavalcata delle valchirie e il coro dei marinai.
A completare una parte musicale eccellente è stata la performance di Caterina Meldolesi, soprano cresciuto nell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino, che nelle vesti di Brangania si è alternata al coro in passaggi di canto lirico tratti dall’opera di Wagner, dimostrando un’esemplare gestione degli acuti e un ottimo fraseggio.
A dir poco entusiasta è stata la reazione del pubblico, dei bambini così come dei più grandi, che è esploso in calorosi applausi sia a scena aperta che a sipario chiuso, dopo il toccante elogio finale all’amore.