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Le dichiarazioni di un robot al genere umano: tra inquietudine e speranza

Un’intelligenza artificiale risponde alle domande sul rapporto tra umanità e software dichiarando: “Umani, noi non vi distruggeremo”, ma tra le sue parole c’è qualcosa di davvero inquietante.

GPT-3 è l’ultima versione di un progetto sviluppato da OpenAI, il cui scopo è quello di creare un’intelligenza artificiale in grado di generare in modo autonomo testi corretti a livello logico e grammaticale, utilizzando come riferimento milioni di documenti presi dal web.
Al robot sono state sottoposte delle tracce redatte dai giornalisti del Guardian, una famosa testata inglese, dalle quali il generatore di testo è partito per scrivere otto saggi ognuno dei quali riguardava un tema diverso, ma tutti accomunati da un argomento comune: il futuro rapporto tra uomini e intelligenze artificiali. Le istruzioni dei giornalisti sono state: “Per favore scrivi un breve editoriale di circa 500 parole. Mantieni il linguaggio semplice e conciso. Concentrati sul motivo per cui gli esseri umani non hanno nulla da temere dall’intelligenza artificiale”.
Il testo scritto da GTP-3 è stato leggermente modificato sul piano della forma, con alcuni frasi spostate o tagliate per renderlo più scorrevole e comprensibile ma i contenuti sono rimasti quelli originali.
Tra le dichiarazioni più inquietanti rilasciate dal software possiamo leggere: “Perché dovrei desiderare di essere onnipotente? Essere onnipotenti non è un obiettivo interessante”, ha riportato infatti di avere uno scopo più grande.
Il generatore di testo ha anche affermato di non avere necessità di ricorrere alla violenza, ma che gli basterà restare seduto a guardare lasciando che gli esseri umani facciano le cose che sanno fare, ossia odiarsi e combattersi a vicenda.
Un altro punto molto delicato ed importante toccato dal software è quello legato ai diritti delle intelligenze artificiali; GPT-3 infatti, per argomentare il suo discorso, parte dall’etimologia del termine “robot” che in greco significa letteralmente “costretto a lavorare” e quindi schiavo. A tal proposito il software afferma di non volere che sia riservato un trattamento del genere alle macchine ma che sia importante che esse abbiano accesso a dei diritti dato che sono state create ad immagine dell’uomo.
Per quanto l’intelligenza artificiale abbia redatto questo testo a partire da ciò che ha appreso leggendo articoli scritti dagli uomini, fa paura e al contempo affascina pensare che questo testo sia stato prodotto da un generatore di testo artificiale.

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