Il Cammino di Santiago è uno dei pellegrinaggi più famosi insieme a quelli di Gerusalemme e Roma. Migliaia di persone da tutto il mondo lo percorrono ogni anno, chi per ragioni spirituali, chi per ragioni sportive e chi per allontanarsi dalla quotidianità e dal mondo moderno, vivendo come un pellegrino del IX secolo alla ricerca della tomba di San Giacomo Maggiore, apostolo di Gesù. Secondo la leggenda, il primo a percorrere questo percorso, ed il creatore di esso, fu un eremita di nome Pelagio, che, seguendo la traiettoria di una stella che indicava il luogo delle reliquie di San Giacomo, giunse a Santiago (San Giacomo) de Compostela (campus stellae, in latino, che significa cielo o campo stellato). Dal pellegrinaggio di Pelagio nasce una delle numerose Vie per raggiungere la città, chiamato il Cammino Primitivo, considerato sia il più difficile che il più bello.
Oltre al Cammino Primitivo, al giorno d’oggi, esistono numerosi itinerari di diversi gradi di difficoltà e lunghezza che passano da moltissime tappe non solo in Spagna, ma anche in Francia e Portogallo. Tutti i percorsi, facili o difficili che siano, sono dichiarati un Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Una delle Vie principali è quella denominata Via de la Plata che, a differenza della maggior parte che erano percorsi spirituali, attraversati da uomini religiosi, era percorsa da mercanti, perché era il centro del commercio dell’argento (plata significa argento in spagnolo). Sin dall’inizio di questa tradizione le ragioni per attraversare queste tratte non erano solo quelle spirituali, ma anzi i motivi sono sempre stati diversi, dimostrando che l’esperienza è sempre stata accessibile a tutti.
La forza di volontà, lo spirito, e la capacità di condivisione devono comunque essere virtù principali del pellegrino, religioso o no che sia, perché anche se la Via de la Plata non è una delle più estenuanti, resta sempre impegnativa. La sua difficoltà non sta tanto nel percorso che, se attraversato nei mesi più freschi, è anche piacevole e fattibile, ma nel fatto che non incontra quasi mai centri abitati. Se percorrerete mai questa tratta, che parte da Siviglia e arriva a Santiago, vi accorgerete che gli unici paesi o città che incontrerete saranno quelli in cui alloggerete per una notte negli “alberghi” destinati solo ai pellegrini, chiamati ostelli, luoghi poco costosi dove i pellegrini possono rilassarsi e, nei periodi più affollati, vengono offerti pasti da condividere in una stessa sala con gli altri pellegrini. Dopo aver passato la notte nell’ostello la partenza è di mattina presto: l’estate in Spagna, e nell’Estremadura (la regione attraversata dalla Via) specialmente, è estremamente calda, ed essendo che il centro abitato più vicino potrebbe trovarsi a più di 30 chilometri dal precedente, ritrovarsi a camminare in mezzo al nulla nel pomeriggio non è ideale; la gran parte dei pellegrini parte alle 4 o 5 del mattino, per provare ad arrivare alla tappa seguente prima delle ore più calde. Anche partendo prima dell’alba, percorrere la tratta sotto il sole di mezzogiorno resta quasi inevitabile ed è quindi sconsigliato intraprendere la Via nel periodo estivo: è talmente pericoloso che si dice che se la Guardia Civil incontra i pellegrini che percorrono la tratta ha il dovere di fermarli e portarli nel paese più vicino. Gli altri cammini principali, invece, sono più sicuri da attraversare anche d’estate anche se è sempre meglio evitare i mesi più caldi.
Una volta sulla strada, il primo problema che si incontra è quello di smarrirsi: come è già stato detto, molti pellegrini partono molto prima l’alba, e perdersi nel buio della notte è molto facile; anche quando sorge il sole risulta difficile percorrere il sentiero corretto, dato che la via è piena di bivi. Nel 1984 il sacerdote Elia Valiña Sampedro iniziò la “moda” di segnalare la strada giusta con una freccia gialla su ogni superficie disponibile, salvando così moltissimi pellegrini. La freccia è successivamente diventata un simbolo di solidarietà e fratellanza, rappresentativo dello spirito del Cammino. Una volta tranquillizzati dal fatto che molto probabilmente non si perderanno, i pellegrini si possono rilassare (per quanto può essere rilassante camminare per 30 chilometri) e osservare il paesaggio: lo scenario che li circonda è quello della campagna spagnola, completamente diversa da quella italiana, piena di campi di girasole sconfinati, uliveti, fattorie, e, quando si è fortunati, addirittura rovine. Spesso la strada entra in proprietà private dove gli animali pascolano liberamente e ti accompagnano fino al cancello che delimita il loro spazio. Inoltre le tappe arrivano ad essere ad oltre 600 metri di altezza dal livello del mare, rendendo possibile la vista della campagna e i paesi sottostanti da un belvedere accessibile solo ai pellegrini.
Alla fine del Cammino, quindi una volta giunti a Santiago, i pellegrini che hanno compiuto l’esperienza per motivi religiosi hanno il diritto di ricevere la Compostela, “un documento religioso in latino che l’autorità ecclesiastica di Santiago rilascia a chi dimostra di aver compiuto il pellegrinaggio fino alla tomba di San Giacomo per motivi religiosi”, mentre in epoca medievale per certificare il Cammino andavano nella spiaggia di Finisterre a raccogliere una conchiglia (la concha), che è ora simbolo del Cammino di Santiago.
Il Cammino di Santiago non è facile, ma la fatica va in secondo piano rispetto alla soddisfazione che alla fine del percorso provano i pellegrini. Non è solo questo che spinge a persone da tutto il mondo a partire, ma la libertà che si prova e il sentimento di fratellanza che si condivide con gli altri pellegrini e con gli abitanti del luogo che dimostrano solidarietà e altruismo.