I giochi Olimpici estivi del 2024 si stanno svolgendo a Parigi e comprendono un totale di 32 sport le cui competizioni sono iniziate il 24 Luglio per proseguire fino all’11 Agosto.
Come per tutti i maggiori eventi sportivi i vari atleti sono stati sponsorizzati dai più grandi marchi del momento. Nel caso dei giochi olimpici di quest’anno gli sponsor ricoprono con i loro loghi tutte le superfici disponibili, compreso l’abbigliamento degli atleti stessi. Gli sponsor sono quindi responsabili per la maggior parte delle decisioni stilistiche pertinenti le divise sportive, e questo, in alcuni casi, ha scatenato un’ondata polemica nei confronti dei brand stessi.
Alcune delle divise che hanno causato più polemiche, soprattutto da parte delle atlete, sono state quelle proposte dalla Nike per la squadra di atletica degli Stati Uniti d’America (USA). Le uniformi proposte dallo sponsor consistono in un paio di pantaloni attillati blu, che arrivano ginocchio, e una canotta blu e rossa per gli uomini, e un body sgambato per le donne. L’apparente differenza tra le due ha portato il pubblico a chiedersi se la scelta del body femminile potesse essere motivata da vantaggi pratici o se si basasse sulla tendenza storica alla sessualizzazione delle donne in contesti sportivi.
La maggior parte delle critiche nascono dalla differenza nella parte inferiore della divisa, perché mentre nella parte superiore le divise si somigliano, nella parte inferiore la versione femminile somiglia più a un costume dalla serie “bay watch” che a una divisa sportiva. Molte atlete hanno osservato che non ci sia ragione, nonostante le differenze anatomiche tra uomini e donne, per la quale le divise femminili debbano essere così diverse dalla loro controparte maschile. Altre polemiche sono legate al rischio di squalifica per esposizione indecente portata dal taglio estremo delle divise; le atlete potrebbero rimanere esposte a causa di un solo movimento brusco e, visto che non fanno di certo gara a chi corre più lentamente, questo punto ha causato molta controversia.
La Nike ha cercato di sdrammatizzare la situazione dicendo che le atlete non avevano l’obbligo di indossare quella versione della divisa e che altre opzioni erano disponibili; l’azienda ha anche affermato che la stoffa con cui era realizzato il body era fatta appositamente per essere leggera, elastica e per rimuovere il rischio di esposizione indesiderata. Questo è stato sufficiente per accontentare molti ma rimane il dibattito sulla tradizione sessista nella decisione delle divise femminili.
Fortunatamente a attenuare la polemica sull’abbigliamento rimane il fatto che il villaggio olimpico parigino è stato attrezzato con numerosi negozi di abbigliamento nei quali gli atleti posso acquistare di tutto dalle tute da ginnastica ai bikini; il comitato olimpionico di quest’anno a deciso di collaborare con numerosi brand di moda per produrre capi “limited edition” disponibili solo agli atleti olimpici e che offrono a tutti alternative alle divise obbligatorie.
Altre critiche sull’abbigliamento degli atleti sono invece dedicate alle divise per la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi. Mentre alcune sono state elogiate per originalità e stile, altre invece sono state criticate per la loro mancanza di carattere e connessione alla cultura nazionale.
Le olimpiadi parigine sono già state intitolate da molti “the most fashionable olympics ever” riferendosi alla collaborazione di stilisti per il design dell’abbigliamento atletico e al fatto che Parigi è chiamata la capitale della moda. Le divise nazionali sono state disegnate con l’idea di incorporare le rispettive tradizioni con il tipico abbigliamento sportivo, e in alcuni casi, come in quello della Mongolia e della Francia, l’amalgamazione è avvenuta con successo. In altri casi, come quello dell’Italia, le divise sono sembrate ai critici, semplici tute blu con la bandiera italiana spiaccicata sopra. Mentre queste olimpiadi si sono presentate come un’occasione per unire la moda alla realtà sportiva dei giochi olimpici, molti sono rimasti delusi dal poco sforzo dimostrato dalla propria nazione e dagli sponsor, per cogliere un’opportunità unica per coinvolgere brand e designer locali.
Nonostante tutto però, i giochi olimpici di quest’anno hanno provato che moda e sport non si devono escludere a vicenda, e hanno aiutato a gettate le fondamenta per un futuro nel quali gli atleti possono essere vestiti dai grandi marchi come le più famose celebrità.