Pensieri e preoccupazioni di un maturando

Brividi lungo la schiena, gocce pesanti che scendono sul volto, un sentimento di angoscia che cresce sempre di più; sta arrivando, mi sto per ritrovare faccia a faccia con il mio incubo, penso di stare per svenire. Pensavate all’inizio di un film dell’orrore e invece è come ci sentiamo noi maturandi durante questa infinita attesa… Scherzi a parte, ci siamo, è arrivato il momento, quel famoso esame di cui i professori ci parlavano all’inizio della nostra avventura e che sembrava così lontano che non ci ha mai dato modo di preoccuparci più di tanto, è ormai alle porte. Un percorso importante e di formazione, degno di un’adolescenza coi fiocchi, fra verifiche a sorpresa e sabati “selvaggi”, giornate chiusi in casa a studiare e altre di nullafacenza totale: tutto questo sta per finire. Nostalgia assoluta. Devo dire che quest’anno più che mai ho sentito i miei coetanei non far altro che dire di voler terminare questo cosiddetto “inferno”, ma lo so, sono sicuro, che tutti noi in fondo (molto in fondo) proveremo una sensazione di vuoto impareggiabile non appena varcheremo per l’ultima volta la porta delle nostre scuole.  Compagni miei avete presente il senso di smarrimento dei primi anni del ‘900, con le nuove teorie e la perdita delle certezze? Sicuramente sì… o altrimenti amico mio vai a ripassare! In ogni caso sarà proprio così che ci sentiremo, persi in un labirinto, senza segnali stradali, indirizzati verso un nuovo capitolo che, chissà, forse anche peggio di quest’ultimo. Nuove amicizie, nuovi ambienti, nuovi professori: cambiamento totale. Ma lo sappiamo, ce lo dicono sempre i nostri genitori, la vita è così: si cambia e si cresce, l’importante è sapersi adattare e mai arrendersi. Ora voi “adulti” penserete: “ma questi ragazzi sono così preoccupati? Io non ricordavo di averla vissuta così male?. Ovviamente no, ci sono anche moltissimi momenti belli. Queste due settimane, forse sì, risulteranno un po’ pesanti, ma quello che è venuto prima resterà indimenticabile, indelebile. Le ricreazioni con il panino comprato al bar e per la quale hai sprecato l’intervallo in coda, i pettegolezzi nei bagni al cambio dell’ora, i disegni sul banco con il tuo compagno, le battute poco divertenti dei professori (dai non offendetevi, siete di un’altra generazione) a cui ridevi senza saperne il motivo, le volte in cui dovevi leggere e i compagni ti facevano ridere procurandoti il richiamo del docente. Quanto altro ci sarebbe da raccontare. Ma d’altronde gli anni del liceo sono questi, i “più belli della tua vita” come ci ripetono sempre. E pensare che non vedevamo l’ora di finirli. Certe volte davvero non riesco a spiegarmi con quale testa pensiamo: ci facciamo abbattere da un brutto voto o dal professore con cui andiamo meno d’accordo. Ragazzi, ma lo sapete che avete diciotto, diciannove anni e i problemi seri hanno ancora da venire? Tiriamo su la testa e facciamo vedere a tutti chi siamo, verifica finale, non c’è margine d’errore, segniamo questo goal e andiamo a vincere il trofeo. Parlando dell’esame, che ne pensate? Un po’ incute timore in effetti. La notte mi sogno quella fotografia che deciderà il mio destino, mi sento come al Giudizio Universale, salvo o condannato. Dite esagero? Secondo me no, i film mentali (come si dice oggi) e le paranoie li avete tutti, sfido chiunque dica il contrario. Ma poi vogliamo lasciare o no un bel ricordo ai nostri professori? Regaliamo una gioia e una soddisfazione a chi ci è stato accanto. Vi siete impegnati (chi più e chi meno, sì parlo con te scansafatiche) per questi cinque anni e volete mollare ora? È stato esaustivo, ma ormai manca talmente poco… Nella testa poi ci deve essere il pensiero del nostro futuro. Ho detto futuro? Non fa così paura su…forse solo un tantino. Prima facciamo questo ultimo salto (cercate di essere Tamberi, così è un successo assicurato) e prima possiamo pensare a come impiegare il nostro tempo. Continuiamo a studiare tutti quanti, dedichiamoci a ciò che ci piace e ricordiamoci sempre di coltivare le nostre passioni, quelle sono le più importanti.

Da un maturando in piena crisi-studio è tutto, compagni buona fortuna! Ci si vede all’università. Vi auguro in questo calcio di rigore decisivo di farci sognare come Grosso nel 2006, non siate Baggio… sai che rimpianti poi…

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