Nella giornata di giovedì 30 maggio, alla libreria Gioberti, è avvenuta la presentazione del libro “Io è un altro. Il ragazzo Rimbaud” di Mario Bernardi Guardi, incentrato proprio sulla biografia del poeta maledetto. A coordinare l’evento è stato il caporedattore del Leo Magazine Ferdinando Gandini, la serata è stata inoltre arricchita dagli interventi dello stesso scrittore, dal direttore responsabile, il professore Domenico Del Nero, e dai ragazzi dello staff, Francesco Guido, Jacopo Pinco ed Elena Faggioli, che hanno parlato del libro e Guido Boretti e Lisa Moro Bundu che hanno fatto alcune letture. Inoltre, lo scrittore Mario Bernardi Guardi ci ha gentilmente concesso un’intervista.
La formazione severa data dal padre (un militare) e dalla madre, quanto ha influenzato la vita e le opere di Rimbaud?
“Dunque, il padre era un militare che si vantava del suo passato, la madre era figlia di agrari della zona tra la Francia e il Belgio. Il padre, benché militare, era un po’ un tipo guascone; gli piacevano le donne, gli piacevano le barzellette, gli piacevano le parolacce. La mamma era una donna dura, severa, arcigna che però si innamora di quest’uomo senza dubbio bello e seducente, si sposano, hanno quattro figli, poi lui abbandona la mamma e tronca con la famiglia. Quindi Rimbaud cresce con la sua mamma e i suoi fratelli.
Io ho cercato di dare un titolo al libro che desse la misura del personaggio. “Io è un altro” è una sua espressione, l’Io si moltiplica attraverso varie rappresentazioni, lui è Arthur lo scolaro perfetto, bravissimo e nello stesso tempo è il tipo ribelle che a partire dai quindici/sedici anni incomincia ad andar via da casa, abbandonare la madre, i fratelli fino ad aderire alla “Comune”, cioè l’esperimento rivoluzionario che nel 1871 vede la Francia, che è stata sconfitta dai prussiani, costituire questo apparato di tipo anarco/libertario e Rimbaud aderisce a questa impresa. Ha già incominciato a scrivere le più svariate poesie (quelle che lo renderanno una figura straordinaria, eccezionale tra i quindici e i venti anni, proprio a vent’anni ucciderà la sua musa, come era solito dire) sono “Il Battello Ebbro” soprattutto, poi c’è una specie di prosa/poesia che è la “Lettera del Veggente”, in cui dice che il poeta si fa veggente attraverso uno sregolamento di tutti i sensi, per cui diventa il grande criminale, il grande mostro, il grande santo, eccetera… In Rimbaud ci sono sentimenti affettivi contrastanti, quindi è un nodo di affetti, di sentimenti, di suggestioni, che ad un certo punto della sua vita, forse proprio per questo sovraccarico emotivo che lo domina, finisce con l’abbandonare la poesia all’età di venti, ventuno anni e si converte a tutta un’altra vita, perché diventa mercante di armi e, probabilmente, anche mercante di schiavi in Abissinia, dove poi contrae una cancrena e a trentasette anni muore.”
Sempre parlando dei viaggi di Rimbaud, qual è la cosa che ti ha più incuriosito o ti ha colpito dei suoi viaggi?
“Rimbaud è bisessuale, sicuramente c’è un’esperienza di un grande amore suo in Somalia, in Abissinia con un’abissina, e questo amore è testimoniato in un famoso film del 1970, se non vado errato, intitolato “Una stagione all’inferno” dove Rimbaud è interpetrato da un famoso attore inglese chiamato Terence Stamp. T. Stamp cerca di dare vigore a questo profilo contraddittorio, però sicuramente in questo profilo contraddittorio, come ti ho detto, ci sono le sensazioni più diverse, perché spesso scrivendo alla mamma, scrivendo alla sorella, in particolare alla sorella Isabelle (per cui lui ha un particolare affetto), parla di un ritorno nella sua città Charleville, come se la sua conversione ad una vita borghese, prima aborrita, detestata, in qualche modo si fosse maturata. Quindi lui, Arthur Rimbaud è un altro poeta, il veggente, è quello che ad un certo punto è come se dicesse: “Non ce la faccio a vivere la straordinaria forza delle mie suggestioni, accetto (chi lo sa?) la civiltà borghese, accetto le regole così come sono”.”
Rimbaud ha avuto una relazione con Paul Verlaine, come la descriveresti?
“Lui (Rimbaud), dopo aver vissuto varie esperienze, rientra a Charleville e conosce uno straordinario personaggio impiegato, forse alla prefettura, che si chiama Bretagne. È un tipo appassionato di poesia, appassionato di magia, di erotismo, di alchimia e così via. Questo Bretagne in diverse occasioni porta Rimbaud al caffè, quindi questo ragazzo che non ha ancora vent’anni è contento perché ha trovato qualcuno che gli paga al caffè, forse anche qualche altra cosa. Bretagne gli dice: “Perché non vai a Parigi a trovare Verlaine che sicuramente ha letto qualcosa di te, che sicuramente ti darà spazio?”. Verlaine è un poeta già noto, però è un tipo stranissimo, anche lui drogato, alcolizzato, sposato con una certa Mathilde Mauté che aspetta un bambino. Verlaine però è omossessuale patentato, anche se ha sposato questa donna giovanissima ed innamoratissima di lui. Naturalmente il rapporto con Rimbaud è un rapporto omosessuale, in cui Rimbaud probabilmente subisce la personalità di Verlaine, in qualche modo però detestandola ed essendoci sempre in lui il bisogno di ritornare ad un’innocenza primordiale. Il rapporto è burrascoso, Verlaine che aveva dato segni di un temperamento certe volte ai confini della criminalità, quando nasce il bambino, durante una serata di litigi sfrenati, prende questo bimbo è lo sbatacchia nel muro (menomale che non succede nulla al bimbo, fortunatamente sopravvive). Ci sono i tentativi da parte di Mathilde, da parte della famiglia di Mathilde di riportarlo sulla retta via, però è impossibile. Verlaine e Rimbaud se ne vanno, girano un po’ per tutta Europa, fino al 1872 quando a Bruxelles, al termine di una lite, Verlaine spara a Rimbaud ferendolo, seppure non gravemente, finendo in galera per due anni. Poi l’amicizia in qualche modo riprende, ma ancora per poco perché Rimbaud vola via per queste sue esperienze.”
È mai esistito un “Rimbaud italiano”? Qual è il poeta italiano che, a livello biografico, più si avvicina?
“Un “Rimbaud italiano”, anche se nella sua biografia assolutamente non ci fu, quanto ad empito visionario, capacità, suggestioni alchemiche, magie, una poesia delirante (però nel senso positivo del termine, che va al di là di quelli che sono i limiti) è Dino Campana.”
In conclusione, secondo te perché Rimbaud ha smesso di scrivere in giovane età?
“Io penso che abbia smesso di scrivere in giovane età perché probabilmente si accorge che quello straordinario potere di veggenza, di creatività che aveva in sé, confliggendo con il mondo borghese, guarda questo scenario e si accorge che purtroppo, questo viene fuori anche nella sua poesia più famosa “Battello Ebbro”, il fango, la fanghiglia putrida del mondo borghese finisce con l’essere più forte di questo battello ebbro ubriaco che corre per tutti i mari. Quindi è uno sconfitto per tanti versi, è uno sconfitto però ci lascia l’immensità, l’oltre, la dismisura di questa sua poesia.”