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Storie senza tempo. Romeo e Giulietta: chi ha ispirato Shakespeare?


“Romeo e Giulietta” di William Shakespeare è una delle opere più iconiche della letteratura mondiale, una tragedia immortale che esplora i temi dell’amore, dell’odio, del fato e del destino. Scritta probabilmente intorno al 1597, l’opera affascina il pubblico da secoli con la sua narrativa potente e personaggi indimenticabili.

La storia racconta dell’amore impossibile tra Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti, due giovani veronesi appartenenti a famiglie in lotta. Nonostante l’ostilità tra le loro famiglie, i due giovani si innamorano perdutamente e tentano di sposarsi di nascosto. Tuttavia, una serie di tragici eventi, incomprensioni e sfortunate coincidenze li condurranno alla loro tragica fine.

L’opera di Shakespeare ha ispirato innumerevoli adattamenti teatrali, cinematografici, musicali e letterari nel corso dei secoli, dimostrando la sua rilevanza duratura e il suo impatto universale.


La fonte principale di Shakespeare fu una poesia del poeta inglese Arthur Brooke intitolata “The Tragicall Historye of Romeus and Juliet”, pubblicata nel 1562 e ispirata ad alcune novelle rinascimentali italiane, un genere molto popolare in Europa a quel tempo. Quello di Brooke era l’ultimo racconto di una storia ben nota che era stata a lungo apprezzata nella letteratura francese e italiana.
Poiché la storia è stata scritta prima della versione di Shakespeare, e le storie sono praticamente identiche tranne che per il testo, ciò è noto come prova che Shakespeare non era la mente brillante dietro la famosa storia. E poiché Arthur Brooke scrisse la sua versione di lui solo trentacinque anni prima di quando Shakespeare scrisse la sua, è molto probabile che abbia usato quest’opera moderna per dare la propria interpretazione alla storia di Romeo e Giulietta.
La differenza sostanziale è il trattamento che Shakespeare e Brooke riservano ai due giovani protagonisti. Brooke giudica spesso Romeo e Giulietta come due ragazzi totalmente spericolati, non abituati ad ascoltare i consigli di amici e parenti. Il loro amore è un peccato grave, perché è malvagio e porta sventura. Chi racconta la storia, quindi, esprime giudizi perentori e negativi sui due amanti. Triste sarà, infine, la sorte di coloro che, nel corso del racconto, aiutarono gli innamorati: la nutrice verrà bandita dalla città e Frate Lorenzo concluderà volontariamente i suoi giorni in esilio per riflettere sui suoi peccati.
Shakespeare, al contrario, sembra non esprimere alcun giudizio. Lasciamo che i due giovani innamorati descrivano i loro sentimenti. Ed è attraverso le loro parole che capiamo quanto sia autentico e sincero il loro sentimento.
Per la realizzazione di “Romeo e Giulietta”, anche William Shakespeare sembra essersi ispirato alla novella di Matteo Bandello, vescovo e scrittore italiano del 1500. La sua notorietà in Inghilterra, quindi, ha portato gli studiosi a supporre che Shakespeare potesse essere a conoscenza di varie traduzioni dei suoi romanzi.
Non è quindi da escludere che “L’infelice morte di due infelici amanti” (1554 ca.), ovvero la Novella numero nove della seconda parte della raccolta “Novelle” di Bandello, sia tra le fonti di ispirazione anche di “Romeo e Giulietta”. “. In ogni caso, anche Bandello non è il vero artefice di questa storia d’amore, poiché egli a sua volta rielaborò una novella precedente, scritta da Luigi Da Porto nel 1524, “Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti” in cui si raccontano le vicissitudini di due giovani amanti di Verona si raccontano.
Le somiglianze tra la tragedia di Shakespeare e la novella sono infatti molteplici. Non solo in entrambe le storie l’amore dei due giovani è contrastato da entrambe le famiglie, ma anche l’ambientazione è la stessa: Verona. Infine, i nomi dei protagonisti e degli altri personaggi sono gli stessi: Romeo e Giulietta e ancora Frate Lorenzo, Tebaldo e Paride. Anche alcune situazioni individuali sono davvero simili, come il primo incontro tra i due giovani innamorati, che in entrambe le composizioni letterarie avviene in occasione di una festa in maschera nel palazzo di famiglia di Giulietta. Anche la Giulietta di Bandello, per sfuggire al matrimonio con Paride, su consiglio di Frate Lorenzo, beve una pozione che la farà sembrare morta, aspettando che Romeo, una volta informato dello stratagemma, la recuperi dalla tomba e fugga con lei. amato. Infine, anche nella novella di Bandello, il destino è avverso a Romeo e Giulietta. In entrambe le versioni, sebbene gli innamorati facciano del loro meglio per far trionfare il loro amore e magari porre fine alle ostilità tra le loro famiglie, il destino sembra essere inevitabilmente scritto. E non possono fare nulla per sfuggire alla morte.

C’è un’altra novella, la più antica tra quelle finora citate, che potrebbe aver indirettamente ispirato la tragedia d’amore più famosa di tutti i tempi. Si tratta della Novella XXXIII della raccolta “Novellino” dell’autore italiano Masuccio Salernitano, pubblicata postuma nel 1476. “Mariotto e Ganozza”, titolo del romanzo in questione, ha infatti molte somiglianze con la storia di Romeo e Giulietta. E potrebbe essere, quindi, la fonte primaria da cui sono nati i romanzi di Da Porto e Bandello.
Come Romeo e Giulietta, Mariotto e Ganozza sono due giovani innamorati, la cui storia d’amore è fortemente ostacolata dal conflitto tra le due famiglie. Le amanti di Masuccio, però, sembrano vivere un amore molto più carnale, rispetto a quello tenero e idealizzato delle amanti di Shakespeare.
Inoltre, lo sfondo della storia è la soleggiata Siena. E in generale l’atmosfera della storia in Masuccio è più mediterranea. La storia, infatti, è in parte ambientata ad Alessandra d’Egitto, la città dove Mariotto fugge per sfuggire al patibolo, dopo aver ucciso un giovane durante una rissa.
Ad oggi, la storia di Romeo e Giulietta continua a commuovere e incuriosire il pubblico di ogni generazione, rimanendo un pilastro della cultura e della letteratura mondiale.

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