Lunedì 22 aprile si è tenuta l’ultima delle giornate dedicate al centenario del liceo Leonardo da Vinci e in tale occasione il professore Ugo de Siervo ha tenuto la lectio magistralis dal titolo “L’impegno, lo spirito, la volontà. I giovani e la Costituzione”.
Nato nel 1942 a Savona, il professor de Siervo si è laureato alla facoltà di giurisprudenza di Firenze, diventando poi insegnate di diritto presso quella stessa università. Nel 2002 diventa giudice della Corte Costituzionale e di cui, 7 anni più tardi, nel 2009, viene nominato Vice-Presidente e poi nel 2010 Presidente, ottenendo alla fine del suo mandato il titolo di Presidente Emerito della Corte.
Le parole iniziali della preside Annalisa Savino e quelle dello stesso de Siervo, che fanno da introduzione alla lectio, vogliono sottolineare la visione della scuola come punto fondamentale di incontro tra i ragazzi e la Costituzione, poiché è la scuola stessa “un organo costituzionale”, come Calamandrei l’aveva definita.
Le Costituzioni esistono da quando l’uomo esiste: esse sono di fatto la “regola delle regole”, che prima venivano tramandate oralmente e poi in seguito vennero scritte. Ognuna di essa si forma in seguito a un cambiamento della società o del suo aspetto sociale, politico e storico.
Il nostro paese, ci ricorda il professor de Siervo, prima dell’entrata in vigore dell’attuale Costituzione aveva già conosciuto un’altra Costituzione: lo Statuto Albertino, il quale venne concesso ai sudditi da re Carlo Alberto di Savoia; la scelta della parola “concessione” non è casuale, ma vuole sottolineare come questa fu data alle persone solo per calmare una situazione di tensione che si era venuta a creare. Questo statuto però concedeva pochissime libertà e i diritti erano limitati, sul modello delle costituzioni “brevi e oscure” di Napoleone.
La situazione subisce una svolta a seguito della seconda guerra mondiale e del quadro storico-politico in cui l’Italia si era trovata immersa: un’Italia divisa e guidata da una dittatura che mirava a controllare ogni aspetto pubblico e privato della vita dei cittadini, negando loro ogni diritto e privandoli delle libertà che una volta, seppur limitatamente, avevano conosciuto.
Terminato il periodo della dittatura fascista, si percepisce la necessità di uno stato democratico e del porre in essere di una Costituzione democratica. Il primo passo in questa direzione è stato il referendum del 2 giugno 1946, con il quale venne istituita la repubblica come nuova forma di governo; momento per altro di fondamentale per le donne che poterono votare per la prima volta nel nostro Paese.
La stesura della Costituzione, che inizia il 25 giugno del 1946, fu affidata all’Assemblea Costituente, composta da 556 membri dei diversi partiti politici antifascisti che erano rinati dopo la fine della dittatura e del conseguente monopartitismo. Il lavoro fu talvolta difficile e di non breve durata, ma portò alla fine a un “compromesso”, da intendere nel senso originale della parola, ovvero di una promessa comune, e che il professore definisce ricercato, ovvero trovato attraverso la collaborazione di tutte le parti e non attraverso una proposta fatta da un singolo partito. Approvata alla fine del 1947, la nostra Costituzione entra di fatto in vigore il 1° gennaio 1948.
Il professore ha risposto poi a domande poste da alcuni studenti riguardo temi vicini ai giovani e che coinvolgono in prima persona loro stessi e il mondo che li circonda: è stato chiesto il parere del giudice riguardo la legge sulla cittadinanza, la situazione nei carceri italiani e la “web democracy”, ovvero la possibilità di votare online; sono state poi poste domande sul lavoro e l’operato dello stesso giudice, riguardo i modelli e i principi che egli ha seguito durante il suo mandato.
Le parole del giudice de Siervo sono sicuramente di estrema attualità visti anche gli eventi a cui assistiamo in questi giorni e assumono maggiore importanza nella giornata di oggi, 25 aprile: queste ci aiutano a ricordare l’ambizione sia della nostra Costituzione, da vedere e sentire come un’eredità da tramandare e portare avanti, sia dei ragazzi, che devono raggiungere questo obbiettivo senza superficialità.
L’impegno dei giovani è fondamentale: è grazie a loro che oggi e domani la Costituzione rimane viva, ed è loro il compito di continuare a trasmettere questo messaggio; per questo ancora oggi le parole pronunciate da Piero Calamandrei a degli studenti nel 1955 rimangono più che vive: “Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta: lo lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno, in questa macchina, rimetterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere quelle promesse, la propria responsabilità.”
Proprio in occasione della giornata del 25 aprile, che commemora la liberazione dell’Italia dal regime fascista e dall’occupazione nazista, ricordiamo le parole di Aldo Moro riguardo la necessità di una Costituzione che non dimentichi il passato, e che anzi, sia testimonianza del cambiamento:
“Non possiamo fare una Costituzione afascista, cioè non possiamo prescindere da quello che è stato, nel nostro Paese, un movimento storico di importanza grandissima il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni. Non possiamo dimenticare quello che è stato, perché questa Costituzione emerge da quella resistenza, da quella lotta, da quelle negazioni, per le quali ci siamo trovati insieme sul fronte della resistenza e della guerra rivoluzionaria ed ora ci troviamo insieme per questo impegno di affermazione dei valori supremi della dignità umana e della vita sociale.”