In data 15 aprile, presso il Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze, si è tenuta la conferenza del professore Gabriele Veneziano intitolata “Il posto delle stringhe nel secolo della Fisica”.
Ex studente del liceo, Gabriele Veneziano (n. Firenze, 1942), è una delle menti più brillanti del nostro tempo, considerato il padre fondatore della celeberrima teoria delle stringhe, una delle più importanti della fisica del XX secolo. In occasione del centenario dell’Istituto, il professore è stato invitato a tenere una conferenza nel corso della quale ha avuto modo di analizzare gli aspetti fondamentali di questa teoria e di evidenziare il ruolo che essa ha svolto all’interno della ricerca scientifica del secolo scorso.
Proprio lo spessore e l’importanza dell’ospite hanno fatto sì che l’atrio del Liceo fosse gremito di spettatori, davanti ai quali ha preso parola la preside Annalisa Savino, che ha ringraziato il professore e ricordato il rapporto che lo lega al Da Vinci.
La parola è poi passata al professore Stefano Zani, docente di storia e filosofia e presidente dell’associazione Amici del Liceo, che ha sottolineato come il professor Veneziano costituisca un esempio e una fonte di ispirazione per tutti gli studenti.
Non a caso l’intervento del professore è iniziato proprio con un breve riassunto della sua carriera scolastica e accademica, in modo da conoscere il percorso che lo ha portato a diventare un fisico di fama mondiale.
Dopo i cinque anni presso il liceo Leonardo Da Vinci, Veneziano si iscrive alla facoltà di fisica di Firenze, dove si laurea nel 1965. Successivamente, nel 1967, consegue il dottorato all’ Istituto Weizmann di Rehovot per poi diventare ricercatore e professore presso alcuni dei più prestigiosi istituti al mondo, come il Massachusetts Institute of Technology (MIT), lo stesso istituto Weizmann e il CERN di Ginevra. Proprio quest’ultimo istituto lo ha visto ricoprire il ruolo di Direttore della divisione di fisica teorica (1994 – 1997), per poi ottenere, nel 2004, la cattedra al Collège de France di Parigi. Nel corso della sua carriera è stato insignito di numerosi importanti premi, fra i quali la Medaglia d’oro della Repubblica Italiana e il titolo di commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Dopo questa introduzione, il professor Veneziano ha contestualizzato la teoria delle stringhe all’interno del XX secolo, il cosiddetto “Secolo della fisica”, nel quale sono state formulate teorie fondamentali come quella della relatività e la meccanica quantistica. Negli anni ’40 del XX secolo, in seguito alla scoperta di nuove particelle, è sorto il bisogno di conciliare queste due teorie, operazione che sembrava particolarmente complessa a causa della gestione delle quattro forze fondamentali.
Le prime due, ovvero la gravità e la forza elettromagnetica, erano già state studiate e comprese; più problematiche erano invece la forza debole, responsabile dei processi di decadimento radioattivo, e la forza forte, ovvero quella che tiene uniti protoni e neutroni nei nuclei atomici. La prima trova una soluzione alla fine degli anni ’60, grazie alla teoria elettro-debole, mentre l’incertezza dominava ancora sulla forza forte.
Una prima spiegazione arriva nel 1968, quando Gabriele Veneziano, insieme a M. Ademollo, H. R. Rubistein e M. A. Virasoro, formula la teoria delle stringhe, una teoria rivoluzionaria, che descrive le particelle elementari non più come puntiformi, bensì come unidimensionali e caratterizzate da moti di vibrazione, chiamate appunto “stringhe”.
L’entusiasmo iniziale, però, finisce ben presto: nel 1973 la teoria delle stringhe viene soppiantata da una teoria più “convenzionale”, la cromodinamica quantistica (QCD), che introduce una nuova particella, il quark. La QCD, insieme alla teoria elettro-debole, forma il cosiddetto Modello Standard, una teoria che mira a spiegare l’universo attraverso la conciliazione delle forze fondamentali, eccetto l’attrazione gravitazionale.
Apparentemente confutata, la teoria delle stringhe viene però riscoperta negli anni ’80 : le ricerche effettuate non solo avevano mostrato come le stringhe fossero necessarie per spiegare i quark stessi, ma addirittura la teoria di Veneziano riusciva a estendere il Modello Standard anche alla gravità, e quindi a superarlo.
È da questa “rinascita” della teoria delle stringhe che è possibile capire come, in ambito scientifico e soprattutto quando si affrontano problemi così complessi, le ipotesi necessitino di anni per dimostrarsi vere, ma che allo stesso tempo una teoria apparentemente superata possa tornare in auge e ambire a essere la definitiva “teoria del tutto”. Perché le applicazioni della teoria delle stringhe non finiscono qui, dal momento che sembra rivestire un ruolo fondamentale anche nella spiegazione dell’origine dell’universo: come detto dal professor Veneziano, essa può veramente essere definita una “teoria musicale dell’universo”.
È con questo che il professore ha concluso la conferenza, tra l’ammirazione generale degli spettatori. Un intervento significativo che ha permesso al pubblico, per quanto eterogeneo –erano infatti presenti professori, studenti e semplici interessati – di avvicinarsi a una delle teorie più ambiziose e importanti del nostro tempo, e contemporaneamente di comprendere l’enorme complessità dei temi che menti geniali come quella di Veneziano affrontano quotidianamente.