Il dodo o dronte è un uccello estinto incapace di volare, endemico di Mauritius, un’isola dell’oceano Indiano a est del Madagascar. Suo parente più stretto dal punto di vista genetico era il “solitario di Rodriguez”, anch’esso scomparso, assieme al quale costituiva la sottofamiglia dei Rafini (Raphinae), un clade di specie incapaci di volare appartenente alla famiglia che comprende tortore e colombi. Tra le creature tuttora viventi, il parente più stretto del dodo è il colombo delle Nicobare.
Abitanti delle Mauritius fin dal Pleistocene i dodo si estinguono totalmente nell’arco di meno di 70 anni dall’arrivo nell’arcipelago dei primi coloni portoghesi alla fine del XVI secolo. Poco dopo la sua scoperta, un capitano olandese chiamò il dodo walghvogel (“uccello che sguazza”), e alcuni marinai portoghesi lo chiamarono “pinguino” (che potrebbe essere un’alterazione di pinion, che significa “piccola ala”). I filologi moderni non sono sicuri della derivazione di dodo: tra le opzioni propabili ci sono la parola olandese dodoor, che significa “pigro”, o doudo, che significa “pazzo”. Quando non erano impegnati a cacciare, bastonare e arrostire i dodo, i coloni olandesi e portoghesi delle Mauritius riuscirono a spedire in Europa alcuni esemplari vivi.
In realtà, i dodo erano così innatamente fiduciosi che si avvicinavano a coloni olandesi armati, ignari del fatto che queste strane creature intendevano ucciderli e mangiarli, e costituivano pranzi irresistibili per i gatti, i cani e le scimmie importati dai coloni.
Poiché l’uccello dodo non aveva nemici naturali, le femmine si concedevano il lusso di deporre un solo uovo alla volta; questa politica di un uovo per dodo ebbe conseguenze disastrose quando i macachi di proprietà dei coloni olandesi impararono a saccheggiare i nidi dei dodo e i gatti, i ratti e i maiali che immancabilmente si liberavano dalle navi si scatenarono e predarono i pulcini.
L’ azienda americana “Colossal Biosciences“, denominata anche come la “società della de-estinzione”, tenterà di riportare in vita il dodo.
Per fare ciò, si deve proseguire per step: inizialmente dovremmo sequenziale il DNA di dodo, che prenderanno nel Museo di Storia Naturale di Copenhagen, da un cranio di dodo li conservato.
Gli scienziati hanno prelevato e sequenziato il suo DNA nel 2021, successivamente lo hanno confrontato con le varie specie di uccelli esistenti e sono arrivati alla conclusione che la specie con il DNA più simile era quello del Piccione delle Nicobare.
Adesso, si dovrebbe procedere andando a modificare gli spermatozoi e le cellule uovo del Piccione delle Nicobare, andando a sostituire i “pezzetti” di DNA di piccione che non vanno bene, con quelli di dodo.
Per fare ciò, gli scienziati utilizzeranno una tecnica di ingegneria genetica chiamata CRISPR Cas-9.
CRISPR-Cas9 è una tecnica di editing del genoma che consente agli scienziati di modificare specifiche sequenze di DNA all’interno di un organismo. Funziona sfruttando un sistema di difesa naturale presente in molti batteri, che utilizza RNA guida per individuare e tagliare il DNA estraneo, come quello dei virus.
Il sistema di difesa naturale a è noto come CRISPR-Cas, che è un sistema immunitario batterico. CRISPR sta per “clustered regularly interspaced short palindromic repeats” (ripetizioni palindromiche corte interspaziate e regolarmente raggruppate) e Cas per “CRISPR-associated protein” (proteina associata a CRISPR). In natura, i batteri utilizzano questo sistema per difendersi da virus e altri elementi genetici mobili. Quando un batterio sopravvive a un’infezione virale, conserva frammenti del genoma del virus nel proprio DNA tramite il sistema CRISPR. Quando il virus attacca nuovamente, il batterio utilizza queste sequenze di DNA memorizzate per riconoscere e distruggere il virus. Questo sistema è stato adattato dagli scienziati per l’editing del genoma, dando origine alla tecnica CRISPR-Cas9.
Gli scienziati possono progettare RNA guida per indirizzare Cas9 a sequenze specifiche di DNA all’interno di un organismo bersaglio, permettendo così di modificare, inserire o eliminare parti del genoma.
Dopo aver ottenuto spermatozoi e cellule uovo con il DNA di dodo, si deve effettuare la fecondazione artificiale, inserendo gli spermatozoi all’interno delle cellule uovo, per avere un embrione di dodo che deve poi crescere e diventare un uccello vivo. Gli scienziati hanno deciso di impiantare questo embrione all’interno di una gallina, poiché è il volatile più comune è conosciuto in tutto il mondo, e se funzionasse con lei, potremmo usarla anche per tutte le altre specie di uccelli da de-estinguere.
Questo progetto è stato realizzato perche questa tecnica di modifica del DNA è ancora alle prime armi quindi è come se fosse un “esercizio” per affinare questa tecnica e riuscire ad utilizzarla per curare malattie genetiche come per esempio l’anemia falciforme o l’Emofilia.
L’altro motivo è appunto quello di evitare l’estinzione di altre specie, andando a rinforzarle per evitare la perdita di biodiversità.
Questa novità non deve però essere una scusa per smettere di prestare attenzione all’estinzione delle varie specie, all’ambiente o agli ecosistemi continuando a cercare di ridurre il più possibile l’impatto umano su di essi.
Anche perché le innovazioni scientifiche vanno accompagnate da discussioni etiche, filosofiche e politiche, perciò la de-estinzione va considerata più come un “ultima spiaggia” e non come una scusa per smettere di prestare attenzione alla biodiversità.