Nella mattina della domenica di Pasqua venne assassinato Buondelmonte de’ Buondelmonti a Firenze, precisamente su Ponte Vecchio, segnando l’inizio della travagliata faida tra guelfi e ghibellini.
L’antefatto ebbe luogo ad una festa indetta da Mazzingo Tegrimi de’ Mazzinghi nella sua residenza, nell’odierna Campi Bisenzio, per festeggiare la sua investitura a cavaliere. Nel corso di questo banchetto la burla di un giullare fu fatale.
Il povero giullare tolse scherzosamente un piatto davanti a Uberto degli Infangati. Accanto a quest’ultimo sedeva Buondelmonte de’ Buondelmonti, il quale trovò inaccettabile lo scherzo, ma venne ripreso da un terzo invitato, Odoarrigo (anche conosciuto come Oddo) de’ Fifanti che accusò Uberto della scomparsa del piatto. Uberto rispose accusando Odoarrigo, dicendogli “Tu menti per la gola!” perchè sosteneva che si fosse intromesso solo perchè voleva prendere per sè il piatto, allora Odoarrigo reagì malamente lanciando a Uberto un tagliere del banchetto. Al termine della festa scoppiò una rissa, durante la quale Buondelmonte ferì il braccio di Oddo con un coltello.
A quel tempo era usanza per le fazioni, dopo una faida, di ritirarsi in un consiglio per stabilire la giusta reazione da sostenere in base all’offesa ricevuta, tenendo sempre ben in conto l’onore delle famiglie, uno dei valori fondamentali in quell’epoca per il riconoscimento dell’importanza e del potere della famiglia.
Nel consiglio a cui parteciparono le famiglie Fifanti, Arrighi, Amidei e altre famiglie corrispondenti politicamente alla parte ghibellina, fu deciso di risolvere questa faida con un matrimonio pacificatore tra Buondelmonte de’ Buondelmonti e la nipote di Odoarrigo, figlia di Lambertuccio Amidei. Venne accettato questo compromesso e il matrimonio fu organizzato.
Il litigio sembrava quasi risolto, ma l’intervento di Aldruda Donati cambiò totalmente questo “lieto fine”. Aldruda Donati fece riferire a Buondelmonte che questo matrimonio sarebbe stato vergognoso, allora gli chiese di non sposare la nipote di Oddo, ma di prendere in moglie propria figlia e non solo, ma gli avrebbe pagato anche la penale stipulata per mancata celebrazione delle nozze con la figlia di Lambertuccio Amidei.
Buondelmonte cedette dinnanzi a questa proposta e accettò. Nel giorno stabilito per le nozze riparatrici tra Buondelmonti e Amidei, il “promesso sposo” non prese in moglie la fidanzata ufficiale, ma si recò dalla famiglia Donati per decidere le nozze come stabilito in precedenza con Aldruda Donati.
Nella famiglia Amidei venne convocato un secondo consiglio insieme alle rispettive famiglie alleate. Durante il consiglio molte furono le proposte per rispondere in modo consono a questa offesa, ma tra queste spiccò l’idea di Mosca dei Lamberti, proponendo ai suoi alleati di assassinare Buondelmonte de’ Buondelmonti, pronunciando la celebre frase “Cosa fatta capo ha!”. La proposta di Mosca dei Lamberti parve quella più consona ai torti subiti, allora programmarono il fatidico omicidio.
Le famiglie Buondelmonti e Donati avrebbero celebrato la loro unione in matrimonio la mattina di Pasqua, giorno scelto per le nozze. Buondelmonte entrò a Firenze attraversando Ponte Vecchio, ma proprio qua venne assalito e ucciso dallo stesso Odarrigo che lo trafisse con un coltello. Dopo la morte di Buondelmonte de’ Buondelmonti, la città vide schierarsi in modo netto le due fazioni guelfi e ghibellini.
Lo stesso Dante Alighieri condanna questo episodio, riconoscendo in esso l’inizio della sanguinolenta faida fiorentina tra guelfi e ghibellini, tanto che ne parla all’interno del suo capolavoro la “Divina Commedia”, sia nell’Inferno quando incontra Mosca dei Lamberti ricordando la sua famosa frase pronunciata nel secondo consiglio, che nel Paradiso dove scrive:
Quella fu una mattina di Pasqua in antitesi alla tradizione Cristiana della Resurrezione del Signore, fu l’inizio di una faida che segnò profondamente la città di Firenze.