Il 23 febbraio, a Pisa c’è stata una manifestazione studentesca pro-palestina; nata senza preavviso da parte degli organizzatori che però pubblicizzavano l’appuntamento sul web.
Felice Romano, poliziotto e segretario generale del sindacato Siulp, sottolinea più volte che la manifestazione non era autorizzata, suscitando l’appunto del conduttore della trasmissione Radio24 Alessandro Milan durante una puntata di Uno, Nessuno, 100Milan del 27 febbraio scorso: 1)
” Una manifestazione in un luogo pubblico non deve essere autorizzata, ma comunicata e annunciata. Non esiste l’autorizzazione”.
“Dipende dal tipo di manifestazione”, replica Romano.
“Sì, ma c’è l’art. 17 della Costituzione – ribatte Milan – Va dato un preavviso alle autorità, ma è cosa diversa dall’autorizzazione, perché le autorità devono garantire l’incolumità anche dei manifestanti. Quindi, l’autorizzazione è garantita dalla libertà di riunirsi pacificamente e senz’armi”.
Una testimonianza riguardo all’accaduto è quella di uno studente di 18 anni, che frequenta il liceo scientifico Buonarroti, che prova a raccontare come sono andate le cose:
“Il corteo è partito da Piazza Dante ed è arrivato in via San Frediano, dove avevamo visto che c’era già posizionata una camionetta della Polizia. L’obiettivo del corteo era quello di attraversare Piazza dei Cavalieri, ma non ci è riuscito perché proprio all’imbocco tra via San Frediano e Piazza dei Cavalieri, mentre il corteo avanzava intonando cori in modo assolutamente non violento, con il solo attacchinaggio di volantini informativi sulla protesta, un cordone di Polizia ci ha fermati.
A una prima carica più tranquilla, ne è seguita una seconda decisamente più dura:“ Eravamo pacifici, avevamo le mani alzate”, racconta una ragazza a ‘Il Corriere della Sera’ “Hanno urlato “caricate”, c’è anche chi è stato colpito alle spalle, hanno colpito alla testa una 16enne e non hanno neppure fatto passare l’ambulanza per soccorrerla”. In piazza, al fianco degli studenti, c’erano anche insegnanti e presidi che loro malgrado sono diventati testimoni di scene agghiaccianti: “Forse sono stati ingenui ma non hanno fatto nulla per provocare la reazione della polizia e sicuramente non così violenta” ha spiegato un docente presente al corteo. Molti non si spiegano ancora perché le forze dell’ordine hanno reagito in maniera così “aggressiva”, non essendo neppure gli studenti né armati né con il volto coperto, e perché hanno continuato a manganellare gli studenti anche quando si stavano ritirando. Nel pomeriggio si è poi svolto un presidio di solidarietà agli studenti sotto la prefettura di Pisa, mentre in serata centinaia di persone sono scese in piazza dei Cavalieri.
A difesa dei giovani che hanno partecipato al corteo pro-Palestina, di cui 11 sono rimasti feriti, interverrà il giorno dopo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dicendo appunto che i manganelli usati contro i ragazzi che partecipavano al corteo “esprimono un fallimento“. Sarà sempre lui che deciderà poi di telefonare al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che, nella sua informativa alla Camera, si è poi espresso sull’accaduto :
“Consentitemi di sottolineare il diritto degli appartenenti alle forze di polizia di non subire processi sommari. Sono lavoratori che meritano il massimo rispetto! La gestione dell’ordine pubblico è un impegno quotidiano, delicato e non privo di rischi, svolto con la massima dedizione dalle donne e dagli uomini in divisa”.
“I manifestanti – ha aggiunto Piantedosi – hanno posto in essere ripetuti tentativi di sfondamento, respinti dal personale di polizia, anche grazie al successivo intervento di due squadre di rinforzo del Reparto Mobile”.
Piantedosi ha poi proseguito: “Ho condiviso pienamente le parole pronunciate dal presidente Mattarella all’indomani degli scontri di Pisa. Come il capo dello Stato sono convinto anch’io che l’autorevolezza delle forze di polizia non si nutre dell’uso della forza. Questa autorevolezza si fonda sul sacrificio di centinaia di caduti nella lotta al terrorismo e alla criminalità, nella leale difesa delle istituzioni democratiche anche negli anni più bui della Repubblica, nella capacità di accompagnare con equilibrio e professionalità lo sviluppo della società italiana”.
Sempre Piantedosi racconta che il Personale della Digos, una volta partito il corteo, invitava più volte i manifestanti, e nello specifico gli aderenti al Collettivo Universitario Autonomo, a dare indicazioni sul percorso e a non procedere verso piazza dei Cavalieri, dove non sarebbe stato consentito il transito per evitare il possibile prosieguo verso obiettivi sensibili tra cui piazza dei Miracoli, per la quale in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica era stata valutata l’interdizione,divieto, alle manifestazioni.
Anche la premier Giorgia Meloni, in diretta tv, difende i poliziotti e sembra esprimere una critica anche nei confronti del capo della stato: “Penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra: è un gioco che può diventare molto pericoloso”.
Il pensiero più comunemente condiviso è a favore dei giovani, poiché anche se il corteo mancava dell’autorizzazione e dell’approvazione dal questore, è inconcepibile da parte delle forze dell’ordine, nonostante stessero svolgendo il proprio lavoro, iniziare a prendere a manganellate gruppi di ragazzi giovani scesi in piazza a manifestare spinti da una causa in cui credono. Non ci si sarebbe aspettato infatti, proprio dalla polizia che dovrebbe dare l’esempio, una tale aggressività e violenza nei confronti di minorenni determinati e desiderosi di fare la differenza, provocando quindi una ulteriore rottura nel rapporto abbastanza precario giovani-polizia.
Il vicspremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini dirà di “tenere giù le mani dalla polizia” e che “gli agenti non sono dei robot”, riprendendo questa ultima frase viene quasi spontaneo chiedersi come è possibile, proprio perché gli agenti non sono dei robot, che abbiano usato modi tanto aggressivi e violenti su studenti universitari e delle scuole superiori che, seppure senza autorizzazione, stavano manifestando in modo pacifico.
Sono ancora in corso accertamenti sulla vicenda, nel frattempo molti cittadini stanno scendendo nelle piazze per ribadire la solidarietà alla Palestina e manifestare contro questi avvenimenti.