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“Albedo iustitiae” di Claudia Di Fonzo: riflessioni intrise di pensiero medievale sulla più umana delle virtù. Un’indagine sulla Giustizia, applicata al “peccato ermafrodito” e non solo.

Claudia Di Fonzo è una studiosa di Medioevo. Insegna a scuola (Liceo Da Vinci di Firenze) e all’università (Facoltà di Giurisprudenza di Trento) e si occupa di Letteratura Giuridica e di Filologia e critica dantesca. Nella sua produzione recente i due settori si intersecano – vedi Scale e tribunali dell’aldilà (Longo, 2022) e Albedo iustitiae. Il peccato ermafrodito e altre questioni di diritto e letteratura (Edizioni dell’Orso, 2023).

Lo scorso 9 febbraio Giuseppe Marrani (ordinario di Filologia della Letteratura Italiana all’Università per Stranieri di Siena) ha presentato presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze l’ultimo volume della studiosa, Albedo iustitiae. Il peccato ermafrodito e altre questioni di diritto e letteratura. Nel sentiero quasi inesplorato dagli studiosi dell’intersezione tra Diritto, Teologia e Letteratura nel pensiero medievale, l’autrice affronta sia le chiose particolari sia le interpretazioni generali. Nella prima sezione del cosiddetto “peccato ermafrodito” riflette sulle implicazioni filosofiche del neologismo “ermafrodito”, chiarendolo alla luce delle fonti. Ma cosa si intende per “ermafrodito”? Il termine rimanda al mito greco di Ermafrodito, figlio di Ermes e Afrodite che, desiderato dalla ninfa Salmace, si fuse con lei per generare una creatura con tratti fisici di ambo i sessi. Nel XXVI canto del Purgatorio l’anima del poeta stilnovista Guido Guinizzelli indica a Dante le anime che espiano la colpa di lussuria. Egli afferma di far parte di una delle due schiere di lussuriosi che procedono in direzioni l’una opposta all’altra. Interessante è notare che le anime si scambiano un bacio quando si incontrano. Su questo aspetto la studiosa ha già fatto notare che il bacio compare in questo canto e in Inferno V come espressione massima della comunione tra i sessi (cfr il capitolo dedicato a Paolo e Francesca in Scale e tribunali dell’aldilà sopracitato). L’autrice dimostra inoltre che il significato del termine è bisessuale e non eterosessuale. Sul piano filosofico è interessante notare che questa categoria di peccatori ermafroditi, diversa e ulteriore rispetto a quella dell’Inferno, è collocata da Dante appena prima del Paradiso Terrestre. La studiosa dunque individua in questo neologismo un recupero della tradizione platonica: secondo Platone gli uomini furono divisi a metà per volere divino e le due metà ebbero in sorte il desiderio di ricostituire la primigenia unità. È poi nel Paradiso Terrestre che Adamo recupera la sua condizione di uomo perfetto originario prima della distinzione sessuale. L’autrice argomenta la questione alla luce della concezione di un Adamo originario e perfetto e di un Eden in cui l’essere umano, forte dell’originaria unità, raggiunge, dopo la purificazione, completa felicità e padronanza di sé come creatura divina. L’ermafrodito inoltre era una condizione reale sulla quale i giuristi del tempo avevano riflettuto e avevano stabilito che bisognava accertare quale dei due sessi prevalesse sull’altro, in tutte quelle circostanze nelle quali appartenere all’uno o all’altro sesso poteva influire sul godimento dei diritti. Nelle altre sezioni il panorama si amplia ulteriormente, pur rimanendo nell’interdisciplinarietà: nella parte dedicata alla concezione della Giustizia si approfondisce il concetto della bianchezza (albedo in latino) della Giustizia medesima, ulteriormente rischiarata dalla Misericordia. Nel volume, inoltre, si affronta il sodalizio, a tratti controverso, tra Dante e Cino da Pistoia, poeta e giurista. Restano infatti misteriose le ragioni di un fantomatico allontanamento tra i due amici. L’ipotesi proposta nel volume è che il sodalizio tra Dante e Cino sia stato compromesso sul piano intellettuale e non umano dalla svolta guelfa di Cino, che fu preparata negli anni successivi alla morte di Enrico VII. Nell’ultima parte del volume si spiega che cos’è il dantismo giuridico. Queste suggestioni fanno vibrare anche i fruitori meno colti, in quanto offrono spunti di riflessione che supera le questioni particolari. Un’altra proposta interpretativa del volume concerne la struttura del Convivio, un saggio dantesco. Gli ultimi due libri del Convivio, sulla base dei rimandi interni, sarebbero stati dedicati alla Giustizia e alla Sapienza. I libri dal V al penultimo sarebbero stati dedicati alle virtù etiche esposte nel capitolo VI dell’Etica a Nicomaco di Aristotele. Interessante è infine la proposta che riguarda la metafora dei due Soli. Per saperne di più (nel senso etimologico di sapere come “insaporire, rendere preziosa la testa” e senza sete di virtuosismo), è quindi consigliata la lettura di Albedo iustitiae, oltre che come valido supporto allo studio specialistico, come chiave di accesso alla complessità della cultura di tutti i tempi. Concretezza quotidiana, ricerca spirituale, Letteratura e Diritto sono ambiti del sapere differenti ma in dialogo tra loro: la loro sinergia può fare la differenza.
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