La conferenza, organizzata in occasione del centenario del nostro liceo, si è tenuta venerdì 16 febbraio al Teatro della Compagnia in Via Cavour, in centro a Firenze. Lo spazio è stato gentilmente offerto dalla Regione Toscana, che ha permesso che tutto questo potesse accadere. A coordinare il convegno è stato Roberto Bianchi, professore di storia contemporanea all’Università di Firenze, nel dipartimento S.A.G.A (Storia Archeologia Geografia Arte e Spettacolo). Prima di cominciare, si sono realizzati i classici saluti istituzionali: parola a Paolo Liverani, direttore del dipartimento S.A.G.A, Susanna Pizzuti, dirigente amministrativo presso il Ministero dell’Istruzione per la Toscana, Alessia Bettini, vice-sindaca del comune di Firenze, Nicola Chirdo, presidente dell’Associazione Amici del Liceo Leonardo da Vinci, ed infine Eugenio Giani, presidente della regione Toscana.
L’introduzione al convegno è invece stata guidata dalla nostra dirigente scolastica, Annalisa Savino, che ha esposto i principali punti del programma della mattinata. Il centenario lo abbiamo pensato fin da subito come una molteplicità di iniziative che mettono insieme inaugurazioni di spazi nuovi, momenti di memoria e di racconto, racconto dell’esperienza di chi ha vissuto il liceo negli anni, occasioni di confronto con idee e sguardi diversi sul mondo. Per farlo ci siamo affidati alle arti visive, al teatro, alle lezioni sull’evoluzione della scienza, sulla conoscenza, sulle loro frontiere, sul ruolo della scuola stessa rispetto alle grandi questioni che si pongono nella società di oggi. E poi abbiamo incontrato e incontreremo ancora persone che, al Da Vinci, si sono formate per avere una sorta di affreschi di futuri possibili, spunti e motivazioni per gli studenti di oggi – Annalisa Savino
La prima relatrice è stata Monica Galfre, anche lei professoressa di storia contemporanea nel dipartimento S.A.G.A dell’Università di Firenze. Durante la sua vita ha effettuato studi riguardo il rapporto scuola – ricerca storica e ha pubblicato diversi lavori, fra cui uno studio sulla Riforma Gentile, prima grande riforma scolastica risalente al regime fascista, con la quale ha avviato il suo discorso alla conferenza. E’ stato proprio il liceo scientifico la maggiore conquista della riforma, a dimostrazione del fatto che ad oggi si conta un numero molto elevato di iscrizioni, anche superiori a quelle del liceo classico, che, tra l’altro, sono in costante calo. L’obiettivo del liceo scientifico, in corrispondenza della sua nascita, era quello di fornire possibilità concrete a chi non volesse effettivamente proseguire gli studi classici e per chi ambisse ad un qualcosa in più del diploma tecnico o magistrale: non si deve avere in testa l’idea di un liceo scientifico odierno, che è diventato tale solo qualche decennio fa, ma di un percorso simile a quello del ginnasio, nel quale venivano però prediletti maggiormente gli aspetti scientifici delle materie, concentrandosi soprattutto sulla matematica, la scienza più nobile, secondo il ministro Gentile. La relatrice ha poi effettuato una piccola analisi dei numeri per quanto riguarda le iscrizioni al percorso secondario nel corso del secolo, numeri che hanno subito discese, come negli anni ‘20, e picchi, durante gli anni ‘30 e alla fine degli anni ‘50, negli anni del così chiamato boom economico, dopo la fine del secondo conflitto globale.
Il secondo intervento è stato congiunto fra i due dottori di ricerca, nonché insegnanti, Giordano Lovascio e Lanfranco Rosso. Sono intervenuti eseguendo un’analisi della storia in modo quantitativo, quindi concentrandosi soprattutto sui dati generali dei licei scientifici italiani, per ricollegarsi al discorso generico della relatrice precedente. Attraverso lo studio dei grafici, i due relatori hanno così potuto farci capire in modo più semplice e diretto l’evoluzione del liceo sotto molti aspetti.
Altri grafici mostravano per esempio il tipo di studenti che frequentavano il liceo, la loro appartenenza sociale, altri il tasso di incremento del numero di costruzione degli edifici adibiti all’istruzione.
Il terzo intervento dello storico Giordano Lovascio, Tra fascismo e repubblica, aveva l’obiettivo di mostrare il lavoro di uno storico, in particolare il come si approccia a determinati documenti e il perché si pone certe questioni. Che rapporto si instaura fra scuola e regime durante il ventennio? Dopo l’esperienza del regime, e il passaggio alla repubblica, si riesce comunque a trovare un filo di continuità? Come avviene il processo di epurazione all’interno della scuola? Queste sono alcune delle domande a cui lo storico ha cercato di rispondere.
Per quanto riguarda il rapporto scuola – regime, sono state ritrovate molti documenti riguardanti una serie di iniziative del regime, di frequenza obbligatoria per gli studenti. Il fascismo, per evitare di perdere supporto e appoggio, praticava una continua propaganda all’interno della scuole, che si traduceva nella creazione di gruppi studenteschi indottrinati, nella diffusione di romanzi e di fumetti, anch’essi sotto controllo del regime. Di notevole rilievo fu l’Opera Nazionale Balilla, fondata nel 1926, mirata a controllare i giovani per fasce d’età, e ad educarli sui principi fascisti. Questa sinergia instaurata fra scuola e fascismo si ruppe nel 1943, quando in Italia avvennero le prime liberazioni e nacquero i movimenti di resistenza dei partigiani. Caso famoso nella nostra scuola è quello di Vittorio Barbieri, figlio del preside Barbieri, che, dopo proclamato l’armistizio, si unì ai partigiani, addirittura morendo per la causa.
Infine, il quarto e ultimo intervento, stavolta dello storico Lanfranco Rosso, ha ripercorso le tappe principali della storia del nostro liceo, dalla fondazione ai tempi odierni. Il discorso si è articolato su un anno in particolare, che fu centrale: il 1968, quando il liceo, e più in generale, moltissimi istituti in Italia, protestano e manifestano, criticando la funzione sociale delle scuole, attaccando le disuguaglianze educative, addirittura cercando di screditare il sistema di valutazione basato sui numeri. Queste idee si materializzano in occupazioni e in assemblee, dove gli studenti potevano riunirsi e discutere delle loro problematiche: famoso il caso risalente agli anni ’70, quando proprio il Da Vinci fu occupato e furono necessarie diverse irruzioni da parte delle forze dell’ordine per sgomberare lo spazio scolastico.
Il convegno è dunque terminato dopo i saluti finali del coordinatore.