L’azienda Neuralink, appartenente a Elon Musk, è riuscita ad installare il primo chip cerebrale su un uomo poche settimane fa.
La Neuralink, fondata nel 2016 a Freemont (California) mira a mettere in comunicazione diretta il cervello di un essere umano con un computer tramite un dispositivo, nominato Telepathy, il quale risulta essere il primo prodotto dell’azienda americana che si occupa di sviluppare interfacce neuronali impiantabili e, come possiamo dedurre dal nome, serve a controllare altri apparecchi esterni, come, ad esempio, un computer o un arto robotico, con il pensiero. Potrà anche contribuire ad aiutare per la cura di disturbi neurologici come la SLA (la sclerosi laterale amiotrofica) o il morbo di Parkinson, rappresentando un’importante opportunità per pazienti affetti da paralisi e altre malattie debilitanti, ai quali potrebbe essere consentito il recupero o parziale o totale delle funzionalità.
Una prima prova di come funziona il microprocessore era arrivata dagli esperimenti fatti sugli animali, tra cui diverse diverse scimmie, che però hanno suscitato diverse accuse, tra cui quella di aver causato la morte di almeno 15 di questi animali nel febbraio del 2022 ; in seguito a questi esperimenti, morte causata per paralisi e atassia in conseguenza degli interventi.
Ma, a differenza del risultato ottenuto sugli animali, per quanto riguarda gli esseri umani i riscontri sono per lo più positivi; infatti, in seguito all’approvazione ottenuta lo scorso anno scorso dalla FDA (Food and Drug Administration, l’ente statunitense che regola la salute pubblica) di avviare i test per impiantare il primo chip in un cervello umano attraverso un intervento chirurgico invasivo, l’azienda di Musk ha iniziato a lavorare per verificare questa possibilità.
In seguito al primo intervento compiuto su un uomo, ad annunciare le condizioni del paziente è stato l’imprenditore stesso che, tramite un post sulla piattaforma X (il vecchio Twitter), ha dichiarato che il paziente si sta riprendendo bene dall’intervento, e che i primi riscontri sono “promettenti” ma che occorrerà attendere qualche mese prima di avere i primi risultati ufficiali certi.
Ma come è fatto il chip di Neuralink?
L’impianto è dotato di cinque elementi: una capsula esterna biocompatibile, la quale contiene il dispositivo, una batteria che si ricarica in modalità wireless, il chip e il sistema elettronico che traducono e trasmettono i segnali cerebrali e, infine, 1024 elettrodi su 64 fili ultrasottili collegati al cervello. Il dispositivo viene poi inserito chirurgicamente all’interno del cervello per mezzo di un robot sviluppato sempre dall’azienda, che attraverso un ago sottilissimo cuce questi filamenti sulla superficie cerebrale. Questi filamenti captano quindi i segnali neuronali, che chip e sistema elettronico studiano ed elaborano e trasmettono in modalità wireless a un’interfaccia cervello-computer che, a sua volta, decodifica l’insieme di dati, traducendoli in azioni o intenti su un dispositivo esterno.
Quanto arriva a costare una tecnologia del genere?
Neuralink ha comunicato finanziamenti per un totale che supera i 320 milioni di dollari solo nel 2023, tuttavia, il prezzo previsto per un impianto sarà di circa 40.000 dollari, con l’obiettivo di renderlo più accessibile in futuro nonostante un costo di produzione stimato di almeno 10.000 dollari per ogni impianto. Non ancora noto, invece, come funzionerà, e quanto costerà, la manutenzione dei microchip. La prima fase delle operazioni sarà favorita a persone affette da disabilità e malattie neurologiche. Ciò rappresenterebbe un enorme passo per la scienza e contribuirebbe sicuramente a dare un grande aiuto a persone che potrebbero riacquisire in modo parziale o totale, delle funzionalità.