Nonostante l’annuncio di volersi ritirare il maestro di animazione Hayao Miyazaki ha colpito nuovamente, sorprendendo il pubblico con il suo nuovo film: Il ragazzo e l’airone. Il film è uscito il 1 gennaio, in Italia, e solo durante il suo primo giorno di programmazione ha incassato ben 835mila euro e raccolto 105mila presenze. Nel settembre del 2013 Hayao si era infatti ritirato ufficialmente dalle scene, alla vigilia della presentazione veneziana del suo allora ultimo film: Si alza il vento, la storia di un giovane che inseguendo il suo sogno di costruire aeroplani si ritrova, dopo qualche anno, a progettare leggeri aerei kamikaze per la guerra.
Il nuovo film di Miyazaki sarebbe un adattamento, a detta di molti una vera e propria reinvenzione, di un romanzo educativo del 1937, intitolato E voi come vivrete?, scritto da Yoshino Kenzaburo, rivolto ai giovani giapponesi per guidarli verso il loro futuro attraverso la toccante storia dell’adolescente Coper. Questa iniziativa ha portato lo Studio Ghibli alla ricerca, annunciata nel 2017, di vari animatori. Il lavoro che inizialmente avrebbe dovuto avere durata di soli 3 anni ha portato presto i 60 animatori assunti ad un progetto molto più lungo, duratone invece sei.
Il racconto tratta della storia di Mahito, un giovane dodicenne di una Tokio colpita dalla Seconda Guerra Mondiale, che dopo la tragica morte della madre in un incendio si trasferisce nella campagna circostante. Il padre, come da tradizione giapponese, è il neo sposo della sorella della defunta moglie e decide quindi di trasferirsi nella magione della famiglia di Matsuko, la sua nuova donna. Mahito non riesce ad ambientarsi affatto nella nuova scuola e dopo varie discordie con i compagni si ritrova costretto nella magione, circondato da estranei e da una nuova madre con la quale non riesce ad instaurare un vero rapporto. Ciò che richiamerà la sua attenzione sarà proprio un curioso e ficcanaso airone cenerino. Lo strano uccello prende di mira Mahito e cerca di condurlo ad un edificio abbandonato, una torre costruita da un suo lontano prozio, con la promessa di poter rivedere la madre, ancora viva a detta dell’airone. Mahito è inizialmente deciso a non darla vinta all’airone e cerca di difendersi ma infine è costretto a seguirlo in quanto preceduto da Natsuko. Il ragazzo si ritrova così catapultato in una dimensione parallela con il solo compito di ritrovare Natsuko e riportarla nel mondo ai noi conosciuto, ma l’impresa avrà un corso travagliato.
Nelle prime scene del film, Miyazaki ha voluto sorprenderci con una distintiva rappresentazione della disperata corsa del ragazzo per soccorrere la madre che ne trasmette la condizione di angoscia e stanchezza, così come ci arrivano la sua incredulità e rabbia attraverso una resa espressionistica delle fiamme dell’incendio. I disegni utilizzati in queste scene iniziali sono molto forti e sembrano appartenere ad uno stile estraneo alla mano del Maestro, rompono la solita dolcezza delle sue linee, trasformandole in tratti forti e spigolosi, quasi spaventosi. Nonostante il distacco dalla tradizione non sia durato a lungo, esso ha sicuramente catturato l’attenzione dell’audience, rassicurata poi dal ritorno di disegni più chiaramente appartenenti al canone di Miyazaki. La storia si intreccia poi in un susseguirsi di incontri e scontri con esseri e creature misteriose, calate in un mondo e in una atmosfera fiabesca e onirica tipica delle opere del Maestro e sul finire del film Mahito riesce in qualche modo a scoprire il motivo celato dietro alla sua avventura e il mistero dietro la figura dell’enigmatico prozio. La dolcezza delle figure incanta lo spettatore la cui attenzione viene però quasi strattonata da un personaggio all’altro senza mai potersi soffermare a lungo su una delle storie intermedie e ciò determina una grande confusione nei contenuti narrativi, che di fatto abbondano. È difficile restare al passo con la moltitudine di personaggi e presenze inquietanti che si alternano nel viaggio di Mahito: dall’audace piratessa Kiriko e gli affamati pellicani ai colorati parrocchetti ed alla potente Himi.
Il film è quindi molto complesso, sicuramente non destinato ad un pubblico infantile, e tale complessità porta ad analizzare la simbologia e i significati nascosti dietro questa realtà onirica. Proprio come nelle altre numerose opere di Miyazaki non si ha una visione binaria della realtà, con una chiara divisione fra ciò che è bene e ciò che è male, fra i buoni e i cattivi. La bellezza e particolarità di questi film è proprio il non essere conformi al modello Hollywoodiano, che ha ormai colonizzato i nostri schermi, semplificando tragicamente il nostro immaginario. Miyazaki riesce a coinvolgerci con l’apparenza dei suoi disegni, quasi morbidi al tatto, ma trasportandoci in un mondo nel quale non possiamo fare riferimento ai soliti canoni e costringendoci a confrontarci con una realtà molto più complessa, dove i “cattivi”, come l’airone cenerino de Il ragazzo e l’airone o la maga Yubaba de La città incantata (2003), possono apparire inizialmente come tali, cattivi, ma si rivelano poi ben più sfaccettati, molteplici, proprio come tutti noi.
Insomma il grande Miyazaki è riuscito ancora una volta a rapirci e portarci nel suo magico mondo con una grafica spettacolare che forse non riuscirà più a catturare l’attenzione delle generazioni a venire.