Andare a teatro è un piacere che da millenni soddisfa il pubblico senza distinzione di genere, etnia o età. Questo lo sa bene il Teatro Maggio Musicale Fiorentino, che ormai da anni, insieme all’associazione Venti Lucenti, porta avanti progetti dediti ad appassionare e raggiungere anche il pubblico dei più piccoli, proponendo veri e propri masterpieces del repertorio teatrale, reinterpretati dalla regia di Manu Lalli, che tenta di attualizzarli al meglio e dare così ai più giovani una prima esperienza più “leggera”. Seguendo questo indirizzo sabato 16 dicembre è andata in scena l’ultima esibizione del Flauto Magico di Wolfgang Amadeus Mozart in versione per bambini.
Questa, che è la sua ultima opera teatrale, è una favola meravigliosa, ambientata in un fantasioso e irreale antico Egitto, in cui il giovane principe Tamino e il suo stravagante amico e venditore di uccelli Papageno vengono pregati dalla Regina della notte di salvare sua figlia Pamina dalle grinfie di Monostato, fedele servitore del re Sarastro, che aveva ordinato la sua cattura. Tamino innamoratosi a prima vista del ritratto di Pamina, decide di adempiere al compito impartitogli dalla Regina, ma, dopo numerose vicende ed aver liberato l’amata, i due vengono scoperti da Sarastro, che inaspettatamente si rivela un re saggio e dolce, che per coronare l’amore dei due giovani impone a Tamino di superare tre prove. Contemporaneamente la Regina della notte si rivela malvagia ed egoista, dunque una volta terminate le prove i due innamorati decidono di rimanere nel regno di Sarastro. Papageno, che ha dovuto seguire con pazienza tutto viaggio vede felicemente soddisfatto un desiderio manifestato da lui sin dall’inizio dell’opera, ossia l’incontro con una “bella” Papagena.
La versione presentata dalla regia di Manu Lalli risulta molto chiara nella narrazione della trama e le piccole aggiunte, come quella iniziale in cui, in forma recitata, viene presentata la storia dei due innamorati: la comprensione è così ancora più chiara e facile per il pubblico giovanile, che in questo modo si sente più coinvolto nell’opera. Inoltre sono da lodare anche le scene immaginate da Daniele Leone, che giocando con le luci e i riflessi riesce a creare degli straordinari effetti visivi, come per esempio quello generato dall’entrata in scena del drago, o meglio una testa di drago con il copro formato da decine di persone vestite di abiti scuri e con in mano fogli argentati che riflettendo la luce danno all’osservatore l’impressione di vedere appunto delle scaglie di drago. Tutto ciò viene enfatizzato e maggiorato dai movimenti di scena ideati da Chiara Casalbuoni, che, insieme a Manu Lalli, cerca di coinvolgere al meglio il pubblico, come vediamo in una delle scene iniziali, in cui Tamino si trova all’interno della platea e viene cercato da alcuni ragazzi che, armati di torcia, si aggirano per la platea attirando l’attenzione del pubblico. Belli anche i costumi della regista Manu Lalli, che aiutano ad immetterci in quell’ambiente fantasioso che caratterizza la storia del Flauto Magico, infatti tutti gli abiti risultano colorati e apprezzabili da un punto di vista scenico, in quanto in alcune occasioni riescono a dare una sorta di effetto psichedelico, che sbalordisce l’osservatore, come nel caso dell’entrata in scena del re Sarastro, il quale col suo avvento sembra d’orare l’intera scena partendo proprio dal suo abito completamente d’orato. Per quanto riguarda la parte musicale abbiamo la solita maestosa Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, diretta dal maestro Giuseppe La Malfa, che è riuscito a coordinare al meglio buca e scena, e la cui musica ha accompagnato tutta l’opera insieme agli effetti sonori di Andrea Baggio. Gli attori in scena dalla loro parte, sono riusciti a trasmettere al meglio quell’idea di allegria e scherzosità che sta dietro alla storia del Flauto Magico; ottima la narrazione chiara e divertente di Maya Quattrini e Francesco Grifoni, il recitato delle dame delle Regina della notte Maria Vittoria Marchese, Enrica Pecchioli e Viola Picchi Marchi, quello di Stefano Mascalchi come Monostato, la prestazione di Lisa Baldi come Papagena, Pietro Rasoti come il genio e Roberto Andrioli e Rosario Campisi nell’interpretazione dei sacerdoti. Simpatica e divertente anche l’interpretazione recitativa dei solisti del Accademia del Maggio Musicale, ai quali però vanno fatti alcuni appunti nel cantato. Nikoletta Hertsak come Regina della notte ha tenuto nel complesso una buona prestazione anche se in alcune arie risulta a tratti insicura come in quella di Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen (La vendetta dell’Inferno ribolle nel mio cuore), una delle aree più famose dell’opera. Buona nel complesso anche la prestazione di Aitana Sanz Pérez come Pamina, la quale oltre a saper cantare dimostra di possedere una perfetta dizione della lingua italiana. Per quanto riguarda Lorenzo Martelli nei panni di Tamino, bisogna sicuramente riconoscergli una buona prestazione, con una voce potente e costante durante tutto il corso dell’opera e un recitato simpatico e divertente a vedersi. Parlando invece di Sarastro, interpretato da Roman Lyulkin, abbiamo una situazione quasi opposta rispetto a quella di Martelli, infatti il cantante non è riuscicto a mantenere al meglio la costanza nella sua voce, risultando in alcuni tratti quasi inudibile, ma a parte questi piccoli momenti, la sua dizione risulta essere precisa. La prestazione di Matteo Mancini come Papageno risulta buona sia nel cantato che nel recitato, in quanto è riuscito a trasmettere al meglio la simpatia e la stravaganza che caratterizzano il suo personaggio. Ottima in fine la prestazione del Coro delle voci bianche del Maggio Musicale, diretto dai maestri Saverio Mancuso e Diana Gaci Scaletti, i quali in un opera diretta ai bambini risultano avere un’importanza fondamentale e riescono a dimostrare di essere ancora una volta una grande eccellenza del Teatro di Firenze. Questa volta lasciano leggermente a desiderare i servizi del Teatro Maggio Musicale Fiorentino, che, ignorando la presenza di pubblico straniero in sala, ha esposto i sopratitoli solamente in lingua italiana, nonostante l’opera sia scritta in tedesco e dunque necessariamente da tradurre.
Nonostante questo l’opera è risultata un grande successo, infatti la platea era colma di bambini accompagnati dai rispettivi genitori e parenti, che cercano di trasmettere la passione per il teatro, che, come poco prima dell’inizio dell’opera ha ricordato la vicesindaca di Firenze Alessia Bettini giunta in occasione di questo evento, è un qualcosa di unico e inimitabile.