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La maglia numero sette, ovvero il calcio nella vita di un ragazzo.

Sono usciti da poco gli abbinamenti per i campionati europei … ma cosa significa il calcio per tanti giovani?

È risaputo che il calcio è lo sport più popolare al mondo, non solo per chi lo pratica, ma anche e soprattutto per i numerosi spettatori e appassionati che seguono e tifano la propria squadra del cuore.

Già dall’età di cinque anni ogni bambino può cominciare la sua “carriera calcistica” e lo si può vedere correre nel campo rincorrendo un pallone che sembra più grande di lui, ignaro di qualsiasi regola, di qualsiasi disciplina ma solo con la voglia di colpire la palla per poter gridare al mondo di aver fatto goal!!

Non sarà facile gestire le loro energie, il loro bisogno di sfogarsi dopo otto ore seduti sui banchi di scuola e bisogna riconoscere che gli allenatori che si prendono quell’impegno hanno un compito per niente facile.

Perché il calcio non è solo uno sport, è una disciplina che non serve solo a tenersi in forma fisicamente ma anche a formare caratterialmente.

Da quei “primi calci” entusiasti e urlanti parte un percorso che metterà a dura prova la vera passione di ogni giocatore, gli allenamenti sono sempre all’aperto e se piove non si può rimanere a casa, cioè si potrebbe anche farlo ma poi si vive i giorni seguenti fino alla domenica nell’angoscia che l’allenatore ti “punisca” e non ti faccia giocare la tanto attesa partita. Alla fine, decidi sempre di andare, anche con freddo, vento, pioggia, gelo o neve!

Gli anni passano e se ancora ci si trova sui campi da calcio vuol dire che c’era una passione vera ma ciò non toglie che si deve sempre adover dimostrare a se stessi e soprattutto agli altri che non si molla , che l’unico obiettivo è dare il massimo.

Non è sempre facile, ogni adolescente ha già i suoi problemi esistenziali da affrontare e più si cresce e più anche i problemi aumentano. Ci sono ragazzi che non sopportano quella pressione, che non riescono a sacrificare le prime uscite serali al sabato perché la domenica ci si deve svegliare presto; ci sono ragazzi che patiscono quella sensazione di sentirsi sempre in bilico,  perché è proprio così, si può giocare venti partite consecutive perfette ma poi ne basta una dove non si carbura, perché una lite con i genitori, per un brutto voto a scuola o peggio ancora perché la ragazza ci ha lasciato dieci minuti prima; e allora tutti guardano come se uno avesse dato la più grande delusione, in un attimo si diventa un perdente, uno che non ha saputo cancellare i suoi problemi e pensare solo a correre e a vincere.

Se si è un’atleta ansioso “tanti auguri” perché si è costantemente sotto pressione e si rischia di confondere il vero valore con le prestazioni che si danno in campo. Si sarà convocati? Non lo si sarà? Si giocherà da titolare o … la bella statuina in panchina? E se si entra, con la maglia numero 7, come dice una vecchia canzone, si riuscirà a convincere tutti? In primis l’allenatore che ha gli occhi puntati su ogni singolo movimento, i compagni che sono pronti a criticare subito se passi la palla o se sbagli un passaggio, i genitori che sono sugli spalti, che ti vogliono bene ma se non si dà il 110% sono i primi a criticare e a mostrare il cartellino rosso!

Si, il calcio è lo sport più amato e discusso al mondo ed è la passione per tanti ragazzi, ma è bene ricordarsi che, anche se nasce come un’attività di svago, per chi decide di proseguire è un impegno e sacrificio costante che a momenti sembra impossibile da sostenere.

Si deve godere ogni attimo perché un giorno mancheranno tutte quelle sensazioni e si dia sempre il massimo, ora nel calcio, un domani nella vita.

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