E’ con grande piacere che pubblichiamo oggi l’intervista a un vero “fuoriclasse” del Leomagazine (e non solo). Claudio Piazzai è stato uno dei più validi dirigenti della nostra testata, unendo al suo spirito imprenditoriale e manageriale un’ottima qualità di scrittura e notevoli capacità nella produzione dei video. Oggi Claudio, a pochi anni dall’uscita dal liceo, ha già raggiunto un traguardo e un obbiettivo notevolissimi. Gli auguriamo che questo sia l’inizio di un percorso e una carriera davvero …stellari! DDN
Diplomarsi durante il periodo del COVID e, poco più due anni dopo, tirare su una startup aerospaziale tra le più promettenti in Europa” potrebbe sembrare un racconto tipicamente americano, ma è una storia profondamente italiana. È la storia di Claudio Piazzai, un ex studente del Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze, ginnasta convertitosi prima in redattore e membro dello staff del Leomagazine ed infine in imprenditore aerospaziale. Questo eclettico percorso, dalla palestra alla stratosfera, incarna la resilienza e la determinazione tipiche di una mente creativa.
Spesso, l’Italia viene vista e considerata a livello internazionale esclusivamente per la cucina e la moda. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che l’innovazione e l’imprenditoria nel mondo dell’alta tecnologia non sono soltanto prerogative della Silicon Valley, ma caratterizzano anche il nostro bel paese. Quando vuole, l’Italia è in grado di competere e farsi valere alla grande, specialmente quando si tratta di Space economy.
Uscito dal Liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze, Claudio si è laureato in ingegneria gestionale con centodieci con lode ed encomio solenne all’Università degli Studi di Firenze nel luglio 2023. Durante il percorso universitario, aveva già avuto la possibilità di portare avanti alcune attività imprenditoriali individuali, tra cui l’apertura di siti di e-commerce e sviluppo di app, che hanno poi trovato il culmine con Involve Space, una startup aerospaziale, dove Claudio è attualmente il direttore operativo e responsabile dell’apertura di una nuova filiale in Danimarca. Infatti è proprio a Copenhagen che Claudio si è trasferito per portare avanti i suoi obiettivi imprenditoriali e per conseguire un MSc (Master of science) in Technology Entrepreneurship presso la Technical University of Denmark (DTU).
Noi del Leomagazine abbiamo avuto il piacere di intervistare Claudio per farci raccontare meglio alcuni aspetti del suo lavoro e della sua storia.
Qual è il tuo ruolo all’interno della startup Involve Space e di cosa si occupa?
Involve Space, un’innovativa startup nel settore aerospaziale, si distingue per la sua attività nella fascia di altitudine che si estende dai 10 km ai 50 km, abbracciando la vastità della stratosfera. Il cuore della nostra missione è la realizzazione della prima costellazione di palloni stratosferici europea, un progetto ambizioso che promette impatti significativi nei campi dell’osservazione terrestre, della ricerca scientifica e delle telecomunicazioni.
Il percorso di crescita di Involve Space, inizialmente avviato dal mio socio ed amico Jonathan Polotto, è stato accelerato proprio dopo il nostro incontro chiave, incredibilmente avvenuto per la prima volta su Instagram, che ha permesso di conciliare i nostri talenti tecnici e commerciali dando nuova vita ad Involve. Insieme, guidiamo con determinazione le redini di Involve Space, con Jonathan che opera in Italia e io attualmente stabilito a Copenhagen, Danimarca, dove sto inoltre frequentando un MSc in Technology Entrepreneurship.
Nel mio ruolo di COO (Chief Operating Officer), la mia missione è fungere da connessione vitale tra il reparto tecnico e quello commerciale dell’azienda. Oltre a supervisionare le complesse dinamiche operative, mi occupo anche di gestire le relazioni con gli investitori e più in generale stakeholder interni ed esterni. La mia presenza a Copenhagen riflette la nostra strategia di internazionalizzazione, un passo cruciale che mira a posizionare Involve Space al centro dell’ecosistema europeo e successivamente mondiale dell’innovazione aerospaziale.
Ti sei sempre interessato alla tecnologia prima ancora di iscriverti all’università di ingegneria o è stata una passione che hai preso con il tempo?
Fin dall’infanzia, ho sempre avuto interessi che spaziavano in una vasta gamma di campi, dalle discipline artistiche all’ingegneria, come ad esempio il disegno. Crescendo, ho presto realizzato la complessità e la rapida evoluzione del mondo, comprendendo che diventare un “Leonardo da Vinci” dei tempi moderni, esperto in ogni settore, era un obiettivo irraggiungibile. Questa consapevolezza ha suscitato in me la necessità di trovare un punto di convergenza, un modo per amalgamare tutte le mie passioni.
La svolta è arrivata durante la quarta superiore, un periodo in cui frequentemente il professor Domenico Del Nero ci portava al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino ad ammirare l’Opera italiana. In una di queste serate, ancor prima dell’inizio dello spettacolo, durante le prove, ho avuto un’illuminazione. Tra i numerosi musicisti, ho individuato qualcuno in grado di suonare ogni strumento senza doverlo eseguire fisicamente. Il direttore d’orchestra, coordinando gli altri, riusciva a creare sinfonie altrimenti impossibili, integrando con un obiettivo comune tutti gli strumenti e i loro musicisti. È stato in questo momento che ho cominciato a considerare l’opzione dell’imprenditoria, l’idea di creare qualcosa di mio. Immaginavo di mettere insieme un gruppo di persone, ciascuna specializzata in un settore diverso e ognuna eccelsa nella propria arte. Avrei potuto così “suonare” tutte le discipline che amavo, come ingegneria, economia, creatività, coordinando più persone e dirigendole verso uno scopo comune per realizzare qualcosa di più grande di quanto avrebbero potuto fare individualmente. La passione per la fantascienza mi ha poi spinto a concentrarmi nel settore tecnologico e dell’innovazione.
Quindi, tornando alla tua prima domanda, la mia risposta è sì: in qualche modo, ho sempre avuto questa passione per la tecnologia e l’imprenditoria, anche se prima dei miei 17-18 anni non avevo ancora identificato come concretizzarla nel mondo reale.
Cosa ne pensi della ricerca in Italia e invece all’estero? Avete fondato questa startup in Italia, ma come pensi che sarebbe stato diverso farla all’estero?
La percezione della ricerca scientifica in Italia rispetto all’estero è emersa chiaramente durante il mio periodo di Erasmus in Danimarca l’anno scorso. Ho notato un notevole interesse per le innovazioni in Danimarca, caratterizzato da uno slancio più marcato verso la ricerca e l’evoluzione tecnologica rispetto all’Italia, dove, pur con una presenza riconoscibile, il progresso sembra procedere a un ritmo più lento.
La mia conclusione personale è che paesi come l’Italia, con un ricco patrimonio culturale e storico, sembrano concentrarsi maggiormente sulla conservazione dell’esistente piuttosto che sullo sviluppo futuro. Al contrario, i paesi scandinavi, con una storia e una cultura relativamente meno ampie, mostrano un orientamento più pronunciato verso il futuro, incoraggiando l’innovazione.
Queste differenze emergono anche tra le aziende e le startup: le grandi aziende, spesso timorose di innovare per evitare il rischio di fallimento, contrastano con l’ambiente più propenso alla sperimentazione delle startup. Personalmente, ritengo che oggi le aziende non debbano essere vincolate a singoli stati. Questa concezione limitante non permette di sfruttare appieno le sinergie e il valore che ciascun paese può apportare all’industria e all’innovazione.
Da qui la nostra decisione sin dall’inizio di rendere Involve Space un’azienda internazionale, pur mantenendo un forte legame con la tradizione e la qualità italiane. L’inizio dell’internazionalizzazione dalla Danimarca è apparso un’ottima strategia, considerando sia l’innovazione prevalente che la posizione geografica privilegiata nel Nord Europa. La scelta di iniziare da qui, con la prospettiva di successive espansioni in altri territori, rappresenta una manovra a nostra opinione astuta, creando una sorta di tenaglia che coinvolge Italia e Danimarca, Sud e Nord Europa.
Come pensi che la tua esperienza nel Leomagazine durante il liceo ti abbia aiutato in quello che stai facendo adesso ogni giorno?
L’esperienza vissuta al Leomagazine durante il liceo ha svolto un ruolo cruciale nella mia crescita e nel mio percorso attuale. Dopo aver abbandonato agonisticamente la ginnastica artistica in quarta superiore, passando da intense sessioni di allenamento di oltre 4 ore al giorno a un vuoto temporale significativo, ho avvertito la necessità di riempire la mia giornata con attività stimolanti. Tra le varie opzioni disponibili, il Leomagazine è emerso come un’opzione affascinante, grazie alla sua natura multidisciplinare.
Il mio coinvolgimento nel Leomagazine ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo delle mie passioni, offrendomi un’ampia prospettiva su diversi campi di interesse. Tuttavia, l’aspetto più significativo è stato il contributo alla mia crescita personale e professionale. Le frequenti occasioni di parlare in pubblico, sia in contesti istituzionali che informali, hanno notevolmente potenziato la mia capacità di comunicazione e di public speaking.
Oggi, nel mio ruolo di imprenditore e COO (Chief Operating Officier), queste abilità sono diventate fondamentali. La pratica costante di dirigere la parola a diverse persone ha trasformato questa attività in parte integrante della mia quotidianità. Inoltre, le sfide di leadership che affronto nel mio lavoro, dove devo guidare e far rispettare le decisioni anche a individui più anziani di me, sono situazioni che ritengo di aver affrontato e sviluppato sin dai giorni trascorsi al Leomagazine. Questa esperienza, affiancata dalla guida del direttore del giornale nonché mio stimato professore Domenico Del Nero, ha contribuito in modo significativo alla mia formazione e al successo nel mio attuale percorso professionale.
L’applicazione dell’intelligenza artificiale, che oggi sta diventando sempre più popolare grazie anche l’avvento di ChatGPT, avrà uno sviluppo anche nella vostra startup, e, se si, come?
L’integrazione dell’intelligenza artificiale rappresenta una componente fondamentale del nostro approccio operativo in Involve Space. Benché il nostro utilizzo diretto non includa un Large Language Model come il celebre ChatGPT di OpenAI, la nostra tecnologia AI è focalizzata sul controllo e la navigazione autonoma dei palloni stratosferici, costituendo un elemento cruciale nella nostra missione aerospaziale.
A differenza del passato, in cui i palloni stratosferici erano essenzialmente alla mercé degli eventi atmosferici, la nostra AI ci conferisce un notevole vantaggio. Grazie ai potenti algoritmi sviluppati internamente e alla crescente potenza di calcolo odierna, possiamo gestire con precisione il movimento dei palloni a diverse altitudini. Questa capacità consente di muovere il pallone verticalmente in modo strategico, sfruttando i flussi di vento desiderati, analogamente al controllo di una barca a vela.
Il nostro software AI è in grado di anticipare le dinamiche dei venti ad altitudini variabili, consentendoci di condurre missioni stratosferiche estremamente complesse con successo. Parallelamente, nell’ambito aziendale, adottiamo ampiamente tecnologie avanzate come ChatGPT e altre innovative soluzioni di intelligenza artificiale. Manteniamo un impegno costante nell’essere aggiornati sulle più recenti tecnologie, riconoscendo il loro ruolo cruciale come elemento distintivo e vantaggioso per rimanere all’avanguardia nel nostro settore.
Trasformare passioni in realtà imprenditoriali non richiede necessariamente una perfezione pregressa nel settore specifico, come dimostrato dalla storia di Claudio. Il suo percorso da ginnasta a imprenditore aerospaziale è una testimonianza vibrante dell’importanza di avere una direzione chiara e il coraggio di inseguirla, anche quando il terreno sembra poco familiare. Claudio, all’inizio del suo cammino, non era un esperto in spazio, ma ciò che ha dimostrato è che la determinazione e l’ampia visione possono superare qualsiasi mancanza di conoscenza iniziale.
Il messaggio fondamentale è che, per i giovani in cerca di strada, l’aspetto più cruciale è comprendere il proprio orientamento e abbracciare con forza la motivazione di perseguirlo. Non importa se sembra irragionevole o distante: il coraggio di sfidare lo status quo può portare a risultati eccezionali. Perché forse ,a volte, restare “Peter Pan” non è poi così male, se questo si traduce nel non dimenticare i propri sogni ma continuare a perseguirli anche da “grandi”.