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Centodieci anni dalla nascita di uno dei più celebri fotoreporter della storia, autore di una testimonianza indelebile dei conflitti dello scorso secolo: Robert Capa

Robert Capa è un nome che risuona nell’ambito del fotogiornalismo di guerra come uno dei più grandi fotografi del XX secolo. La sua straordinaria carriera e il suo coraggio in prima linea durante alcuni dei conflitti più devastanti della storia lo hanno reso una figura leggendaria nel mondo della fotografia.

Robert Capa è nato Endre Ernő Friedmann, il 22 ottobre del 1913 a Budapest in Ungheria, da una famiglia ebrea che gestiva una casa di moda. Per il suo carattere ribelle viene soprannominato Capa, che in ungherese significa “squalo”. A solo diciassette anni viene arrestato per le sue simpatie comuniste; quando viene rilasciato si trasferisce a Berlino, dove si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche. Per mantenersi inizia a lavorare in uno studio fotografico che lo avvicina a ciò che poi è stata la passione di una vita. Poco dopo entra a far parte dell’agenzia Dephot, fondata dal letterato tedesco Simon Guttmann, conosciuta soprattutto per essere stata una delle prime a diffondere i reportage fotografici, ovvero serie di foto a scopo documentario.

Con l’avvento del nazismo si trasferisce a Parigi dove più difficilmente trova impiego come fotografo freelance. Proprio nella capitale francese entra in contatto con altri fotografi autodidatti provenienti da diversi paesi come lui, tra cui anche Gerda Taro, una ragazza tedesca con cui intreccia una solida relazione, sia sul piano sentimentale che su quello professionale. I due riescono a ottenere un accredito stampa per documentare la Guerra Civile Spagnola, prima della partenza decidono di adottare lo pseudonimo di Robert Capa, un fotografo americano da loro inventato. Solo un anno dopo l’arrivo a Barcellona, Gerda muore nei pressi di Madrid, schiacciata durante le manovre di un carro armato: Capa pubblicò un libro in ricordo dell’amata, Death in the making, una raccolta delle fotografie scattate da entrambi durante la Guerra Civile Spagnola. Fu proprio per una di queste foto che divenne famoso in tutto il mondo per il suo lavoro di fotografo: The falling soldier, scattata nel 1936 a Cordova ritrae un soldato repubblicano nel momento in cui viene colpito a morte da un proiettile, che ha suscitato un lungo dibattito sulla presunta autenticità.

Diverse fotografie scattate da Capa durante la Guerra Civile Spagnola sono state a lungo date per disperse finché non sono state ritrovate a Città del Messico, dove si era rifugiato nel 1939 perdendo la raccolta. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trova negli Stati Uniti d’America, trasferitosi per sfuggire agli orrori del nazismo in Europa. Atterra in Sicilia nel 1943 lanciandosi da un aereo di notte con un paracadute con pochi altri soldati. Viene accolto in casa da un anziano contadino che lo ospita per alcuni giorni prima dell’arrivo delle prime truppe americane. Nel suo diario Leggermente fuori fuoco racconta gli avvenimenti e le battaglie che ha vissuto come fotoreporter delle truppe americane: «Eravamo alla periferia di Palermo, i tedeschi erano stati isolati e ciò che restava delle forze italiane non aveva intenzione di combattere. La jeep che mi ospitava seguiva i primi carri della seconda divisione corazzata lungo il percorso verso il centro della città. La strada era fiancheggiata da decine di migliaia di siciliani in delirio che agitavano fazzoletti bianchi e bandiere americane fatte in casa con poche stelle e troppe strisce. Avevano tutti un cugino a “Brook-a-leen”. Ero stato all’unanimità riconosciuto come siciliano dalla folla in festa. Ogni rappresentante della popolazione maschile voleva stringermi la mano, le donne più anziane darmi un bacio e le più giovani riempivano la jeep di fiori e frutta. Nulla di tutto ciò mi fu di un qualche aiuto per scattare fotografie».

In quel periodo, mentre stava facendo delle foto al tempio della Concordia in Agrigento, Robert incontra anche Andrea Camilleri, anche se lo scrittore scoprirà solo dopo il termine della guerra che l’uomo con cui aveva parlato, per lo più in spagnolo, era il famoso fotoreporter Capa. Alcune delle sue foto più celebri della Seconda Guerra Mondiali vengono scattate durante la battaglia a Troina, dove i soldati italiani e tedeschi avevano resistito duramente una settimana, prima dei bombardamenti aerei che distrussero il centro abitato.

Infine nel giugno del 1944 partecipa allo sbarco in Normandia dove documenta l’attraversamento dei soldati sul Reno, anche la maggior parte delle sue foto sull’avvenimento vengono distrutte per un errore in laboratorio. Finita la Seconda Guerra Mondiale, fonda a New York l’agenzia Magnum e viaggia a Tel Aviv per documentare la nascita dello Stato di Israele. Capa testimonia attarverso le sue fotografie l’inizio della guerra arabo-israeliana del 1948, che purtroppo oggi che ancora molto attuale: dopo più di mezzo secolo il conflitto israelo-palestinese non si è risolto ma anzi è sull’orlo di una nuova guerra, a seguito dell’attacco contro Israele dello scorso 7 ottobre (per saperne di più: https://www.leomagazineofficial.it/2023/10/18/venti-anni-di-guerra-in-medio-oriente-il-mondo-con-il-fiato-sospeso-storia-di-un-conflitto-che-parte-da-molto-lontano/)

Capa ritorna in Israele più volte fino al 1950, e dalle sue esperienze del conflitto pubblica insieme allo scrittore Irwin Shaw Cronaca su Israele. Muore nel 1954 durante la guerra d’Indocina, a causa di una mina antiuomo che aveva calpestato per fotografare una colonna in avvicinamento. Alla sua memoria viene costruito nel dicembre 2013 il Centro di fotografia contemporanea Robert Capa a Budapest, dedicato all’esposizione della fotografia documentaria.

Robert Capa rimane una figura iconica del fotogiornalismo, noto per la sua audacia e per il suo impegno nel documentare la realtà dei conflitti armati. Le sue immagini hanno il potere di commuovere e ispirare, servendo da testimonianza dei momenti più difficili della storia del XX secolo. La sua eredità perdura attraverso le generazioni di fotografi che lo hanno seguito, che cercano di emulare il suo spirito e la sua determinazione nel portare alla luce la verità nascosta dei conflitti. Robert Capa è e rimarrà sempre uno dei grandi maestri della fotografia, un uomo che ha speso la sua vita a catturare l’essenza dell’umanità nei momenti più bui.

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