“Seduto in quel caffè
Io non pensavo a te”
Scrivevano Lucio Battisti e Mogol nel 1966 come primi versi della canzone 29 settembre. Lo stesso giorno, 395 anni prima a Milano, nasceva Michelangelo Merìsi da Caravaggio, meglio noto come Caravaggio. Il giovane si avvicina all’arte della pittura anche grazie ad un evento drammatico: la peste uccide il padre quando il ragazzo ha solo tredici 13 anni. Michelangelo rappresenta l’unica fonte di guadagno e dunque la madre lo manda a lavorare nella bottega milanese del manierista Simone Peterzano.
Col passare degli anni la vita di Caravaggio si fa sempre più complicata, nel 1594 si trasferisce a Roma in cerca di fortuna, ma, nonostante la protezione del cardinale Francesco Maria Del Monte, che riconosce in lui il genio dell’artista, Caravaggio conduce una vita scapestrata tra continue risse e violenze. Il fatto più grave avviene nel 1606 nel Campo Marzio a Roma quando il pittore, a seguito di una discussione nata per un fallo durante la partita di pallacorda, uccide Ranuccio Tomassoni. Caravaggio è condannato alla decapitazione (stessa sorte di alcuni dei protagonisti dei suoi quadri), e per sfuggire alla pena capitale abbandona la città. Passano solo quattro anni, dopo un continuo errare il pittore alla giovane età di trentotto anni malato e con febbre alta muore a Porto Ercole, in Toscana.
I capolavori di Caravaggio sono conservati in tutto il mondo, e la fase artistica più importante è da considerarsi quella tra il 1594 e il 1606: gli anni passati a Roma, dove godette dell’importante amicizia del cardinal del Monte, sempre pronto a difenderlo ed a cercare invano di tenerlo lontano dai guai.
Le opere di Caravaggio prodotte in quel periodo sono moltissime a partire dagli affreschi di San Matteo, passando per la Crocifissione di San Pietro (provata una prima volta tra il 1546 e il 1550), arrivando alla Conversione di San Paolo.
Una delle opere più belle di quel periodo è, però, la Morte della Vergine. Iniziato nel 1601 e concluso nel 1606, l’opera è l’ultimo dipinto del periodo romano del pittore lombardo.
Il dipinto gli fu commissionato da Laerzio Cherubini, avvocato penalista a Roma, con l’obbiettivo di conservarla nella cappella funeraria di famiglia della Chiesa di Santa Maria della Scala.
Concluso il dipinto, questo fu rifiutato dallo stesso Cherubini scandalizzato dalla figura della Vergine: l’estremo realismo utilizzato per rappresentare la drammaticità della scena non venne infatti apprezzato dall’avvocato.
La scena rappresentata è una delle più toccanti rappresentazioni caravaggesche: ogni figura diventa personificazione di un cupo sentimento di tristezza. La Madonna, subito dopo la morte, è distesa su quella che sembra una panca e il suo braccio sinistro è sorretto da un cuscino, mentre la mano è abbandonata bianca e inerte; questa posizione, assieme alla testa inclinata verso sinistra e il gonfiore del ventre, forniscono grande tragicità al dipinto, sfruttando un linguaggio del corpo molto simile a quello utilizzato da Michelangelo Buonarroti ne La Pietà. Attorno a Maria vi sono la Maddalena e gli Apostoli che, secondo i Vangeli apocrifi, si sono miracolosamente riuniti attorno per piangerla.
Uno però dei punti per cui quest’opera è così famosa, al di là dell’estremo realismo, riguarda la modella scelta per rappresentare la Vergine: pare che fosse una prostituta trovata annegata nel Tevere.Questa scelta, che suscita a primo acchito un comprensibile scandalo, in realtà è in perfetto accordo con le idee di Caravaggio il quale ambienta i suoi capolavori in momenti di vita che riflettono la quotidianià dell’epoca in cui vive, relazionandoli anche a quella parte povera e umile della società che frequenta nella città eterna.
L’estremo realismo è anche ripreso nelle immagini degli apostoli, tutti immortalati nella loro espressione di dolore lancinante e non seguendo il Dormito Virgis, che prevedeva che la Vergine sembrasse addormentata e gli Apostoli posti lì ad osservarla privi di espressione. Caravaggio inoltre ambienta la scena in un contesto molto spoglio. L’unico arredo che compare è un drappo che pende dal tetto fino al corpo pallido, ma non privo di bellezza, della Vergine. L’artista si riconferma pittore del realismo anche nella rappresentazione della luce che illumina l’intera scena: l’unica fonte proviene dalla sinistra ed irradia il corpo senza vita di Maria. Anche i volti degli Apostoli e di Maddalena sono illuminati, in un effetto piitorico che è utilizzato per mantenere tutt’intorno una spessa penombra, simbolo di tristezza, ma allo stesso tempo accentuare le espressioni disperate dei personaggi rappresentati.
Dal 14 ottobre 2023 sarà visibile per la prima volta la prima versione della Presa di Cristo, dipinto nel 1602, rappresentante l’arresto di Gesù. Mentre il Messia è immobile al centro della scena, tutto attorno a lui è frenetico, con una guardia che lo trattiene con l’aiuto di Giuda intento a dargli il bacio narrato nei Vangeli. Sul lato sinistro è possibile vedere anche Giovanni, mentre urla per la paura e scappa dai soldati. L’opera sarà esposta a Palazzo Chigi di Ariccia fino al 7 gennaio 2024.
Il 29 settembre 2023 si celebra questo grandissimo artista, il cui genio rimarrà immortale nel tempo grazie alle sue opere, alle sue grandissime innovazioni e alle sue intuizioni in campo artistico, che hanno rivoluzionato e scandalizzato la Roma del 1600 e che ancora oggi sono così moderne e sconvolgenti.