Ieri sera dopo quasi cinque ore di battaglia serratissima il giovanissimo spagnolo Carlos Alcaraz, classe 2003, ha battuto in cinque set, con un parziale di 1-6 7-6 6-1 3-6 6-4, il campione uscente Novak Djokovic, diventando così il terzo spagnolo di sempre a vincere il torneo di Wimbledon dopo Manolo Santana (1966) e Rafa Nadal (2008 e 2010) e diventando il terzo più giovane di sempre a trionfare ai Championships dopo Boris Becker, che nel 1985 vinse a soli 17 anni, e Bjorn Borg, che ottenne il suo primo titolo a Wimbledon nel 1976 a poco più di vent’anni.
Andiamo per gradi ed analizziamo come è andato il torneo. Fin dai primi giorni non sono mancati i colpi di scena, basti pensare all’incessante pioggia dei primi giorni, che ha fatto slittare o ritardare molte partite, costringendo così i tennisti agli “straordinari”, avendo giocato anche due partite nello stesso giorno oppure giocando una partita in tre giorni, come nel caso del derby italiano tra Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego, vinto poi dal tennista romano in quattro set.
Nei primi due turni Alcaraz ha liquidato in tre set, senza grossi problemi, i due tennisti francesi Jérémy Chardy, alla sua ultima partita da professionista, e Alexandre Muller. Discorso diverso per il terzo turno in cui ha affrontato il testa di serie numero 25 Nicolas Jarry, faticando e nemmeno poco per portare a termine la vittoria con il parziale di 6-3 6-7 6-3 7-5.
Superato il terzo turno si entra nella seconda settimana del torneo, ovvero la fase clou. Agli ottavi di finale Alcaraz ha dovuto affrontare il tennista italiano Matteo Berrettini, che gli ha dato filo da torcere, costringendo lo spagnolo ad una battaglia, quasi inaspettata dato che non era sicura la sua partecipazione al torneo, visti i numerosi infortuni che stanno colpendo il tennista romano in questa stagione. L’incontro durato circa 3 ore, in cui l’italiano ha vinto pure un set, si è concluso con un parziale di 3-6 6-3 6-3 6-3 in favore dello spagnolo. Matteo ha giocato un ottimo tennis mettendo in seria difficoltà Alcaraz, come ha confermato il tennista spagnolo in conferenza stampa a fine partita, confermando così le ottime prestazioni fatte nelle vittorie nei turni precedenti contro avversari di ottimo livello, come Lorenzo Sonego, Alex de Minaur ed Alexander Zverev.
Al turno successivo Alcaraz ha dimostrato ancora una volta la sua superiorità e soprattutto la sua maturità, acquisita ultimamente, battendo senza esitazione il coetaneo danese Holger Rune in tre set 7-6 6-4 6-4. In semifinale ci si sarebbe aspettati una sfida aperta e combattuta con Daniil Medvedev, testa di serie numero 3, e invece il tennista spagnolo ha giocato una partita sontuosa, mettendo a nudo tutte le difficoltà di Medvedev sull’erba e liquidando l’avversario in 3 set con un parziale 6-3 6-3 6-3. Alcaraz è cresciuto durante il torneo mostrando anche una certa maturità, soprattutto non volendo concludere lo scambio sempre con un vincente, ma cercando di far sbagliare l’avversario con palle velenosissime e con un coefficiente di rischio più basso; caratteristica che appartiene ai grandi campioni.
Percorso molto simile per l’altro finalista il serbo Novak Djokovic, che ha liquidato in tre set i primi tre avversari Pedro Cachin, al primo turno, Jordan Thompson, al secondo e lo svizzero Stan Wawrinka, al terzo turno, in una sfida che ha fatto emozionare i più nostalgici amanti di questo sport.
Il campione serbo arriva così agli ottavi di finale senza aver concesso un set; contro il polacco Hubert Hurkacz, Nole ottiene una vittoria molto sofferta in una partita giocata su due giorni, con il tennista polacco che ha messo in difficoltà il serbo soprattutto con il servizio, compiendo ben 33 ace; alla fine però l’esperienza del serbo ha avuto la meglio vincendo così in quattro set per 7-6 7-6 5-7 6-4.
Ai quarti di finale Nole si trova ad affrontare un avversario ostico, ma perfetto per il suo tipo di gioco, però sorprendentemente Andrej Rublev vince il primo set, anche se alla fine trionferà Djokovic con un parziale 4-6 6-1 6-4 6-3.
Si arriva così alla semifinale sfida tra Novak Djokovic e Jannik Sinner. Il numero 1 italiano fino a questo momento ha disputato un ottimo torneo, concedendo solo un set nel terzo turno a Quentin Halys un altro ai quarti a Roman Safiullin. Il tennista altoatesino è diventato il terzo italiano di sempre a raggiungere il penultimo atto di Wimbledon dopo Nicola Pietrangeli (1960) e Matteo Berrettini (2021).
Sinner gioca una partita perfetta, solido, compatto e commettendo pochissimi errori, però sono proprio questi minimi errori che sono risultati fatali, venendo sfruttati dal campione serbo che ha trionfato in tre set per 6-3 6-4 7-6; c’è molto rammarico da parte del tennista italiano che ha concesso pochissimo a Djokovic, soprattutto nel tie-break del terzo set, in vantaggio 3-1, grida vendetta un doppio fallo che ha galvanizzato Nole ed ha favorito la sua rimonta; sul finale del set Djokovic era apparso un po’ sofferente fisicamente, quindi in un eventuale quarto set Sinner avrebbe avuto più chance di vittoria. Rimane comunque un ottimo torneo giocato da Jannik, che si sta avvicinando sempre di più al livello dei più forti, giocando un tennis molto propositivo e più aggressivo, come dimostrano le parole di Djokovic nei suoi confronti a fine partita: “Le semifinali di uno Slam sono partite combattute. Il punteggio non racconta la realtà di quello che è successo sul campo. Il terzo set avrebbe potuto vincerlo lui. Ha sbagliato qualcosina e mi ha concesso di arrivare al tie-break. Sinner ha dimostrato perché è uno dei leader della nuova generazione“.
Ed eccoci qua al punto di partenza, o meglio quello di arrivo: la finale.
Esuberanza contro esperienza, esplosività contro classe, gioventù contro maturità; due generazioni a confronto, questo è solo il preambolo, di quella che sarà una sfida epocale, infatti è la seconda finale della storia di Wimbledon nell’Era Open col gap anagrafico più ampio tra i due avversari (15 anni e 349 giorni di differenza), dopo Jimmy Connors e Ken Rosewall del 1974 (17 anni e 304 giorni).
Chi vince diventa numero 1 del mondo; Carlos Alcaraz insegue il suo secondo slam dopo aver vinto l’Us Open l’anno scorso in finale contro Casper Ruud ed insegue un’impresa riuscita solo a 7 tennisti negli ultimi 50 anni, ovvero vincere il torneo del Queen’s e Wimbledon nello stesso anno. Novak Djokovic, invece, insegue il suo ventiquattresimo slam, nessuno come lui a livello maschile, che gli permetterebbe di eguagliare il record assoluto di Margaret Smith Court. Inoltre Nole insegue il record di 8 Championships vinti da Roger Federer e quello di 5 vinti consecutivamente sempre dal tennista svizzero; altro dato da non trascurare, Djokovic non perde sul campo centrale di Wimbledon da oltre 10 anni, nella finale del 2013 in cui uscì sconfitto dal britannico Andy Murray. Ci sono tutti i presupposti per un incontro spettacolare, infatti così è stato.
Djokovic inizia la partita forte nel migliore dei modi, commettendo solamente 2 errori in tutto il primo set, ed aggiudicandosi il primo parziale con un sonoro 6-1, con il tennista spagnolo in netta difficoltà, forse anche la tensione gli gioca un brutto scherzo. Sembra l’inizio dell’ennesima marcia trionfale del serbo, ma non è così; proprio come abbiamo visto in moltissime partite, è nei momenti di difficoltà che viene fuori il campione, ed è questi momenti che il vero Alcaraz inizia a giocare, riuscendo a scambiare continuamente con l’avversario e mettendolo in grande difficoltà soprattutto in risposta. Dopo aver conquistato un break al testa il secondo set si conclude con la vittoria al tie-break da parte dello spagnolo, che interrompe così la striscia di quindici tie-break vinti di fila in un grande slam da parte di Nole.
Djokovic inizia a calare sia fisicamente che mentalmente, cosa insolita per lui, tanti errori gratuiti e scene di nervosismo sia con l’arbitro che con il pubblico sono “benzina” per Alcaraz che nel terzo set gioca un tennis favoloso e con un ventaglio di colpi assurdo, tra palle corte, accelerazioni di dritto e rovescio, lob e grandi risposte, mette in alle corde l’avversario e conquista il terzo set con un parziale di 6-1.
Mai dare per sconfitto un campione come Djokovic, infatti, proprio quando sembra non aver più speranza, il fuoriclasse serbo cambia modo di giocare, cercando di essere più propositivo e venendo a colpire dentro il campo e non un metro fuori, come faceva nei set precedenti, in modo da mettere maggiore pressione all’avversario. Il quarto set viene vinto da Nole, che lottando e non mollando in nemmeno un punto, riesce a strappare due volte il servizio al rivale, aggiudicandosi così il set per 6-3.
Il quinto set è l’emblema del tennis, un parziale giocato a ritmi altissimi con quattro ore di partita sulle gambe e due settimane intense di partite; colpi bellissimi, intensità pazzesca, ritmi elevatissimi fanno scorrere i game uno dietro l’altro. Nei primi due giochi entrambi annullano una palla break all’avversario, al quarto game l’equilibrio si spezza, Alcaraz strappa il servizio a Nole, portandosi così in vantaggio. Difende questo break fino alla fine con determinazione e con tutto se stesso, non cede ai colpi da maestro di Djokovic e con grande merito si porta a casa il quinto set con un parziale di 6-4. Al primo match point quando vede il recupero di Nole finire sulla rete, dopo una sua accelerazione di dritto in uscita dal servizio, il tennista spagnolo crolla a terra esanime urlando “Vamos!”, il suo urlo di battaglia, quasi non ci crede, corre dal suo angolo dove c’è il suo staff e la sua famiglia in lacrime, ha compiuto un’impresa iconica dopo una finale durata quasi cinque ore che rimarrà negli annali.
Bellissimo è l’applauso di Alcaraz nei confronti di Djokovic e il suo staff, ad evidenziare la grande sportività che c’è tra i due; ancora più bello è l’abbraccio tra i due tennisti a fine partita con Djokovic che si complimenta con lo spagnolo; quest’immagine sembra proprio rappresentare il passaggio di consegne di una generazione che ha vinto tutto con Federer, Nadal e Djokovic ad una giovane che sta emergendo composta da Rune, Sinner ed Alcaraz ed altri talenti.
Complimenti ad entrambi i finalisti che hanno disputato un torneo bellissimo ed in particolar modo allo spagnolo! Tra circa un mese e mezzo inizia l’Us Open, ultimo grande slam della stagione, in cui Alcaraz cercherà di difendere il titolo conquistato lo scorso anno e tanti avversari saranno pronti a scalzarlo dal trono, i nostri italiani in primis; non ci resta che aspettare e goderci lo spettacolo.