5 luglio 1982, la Nazionale di calcio dell’Italia batte il grande Brasile di Zico, Socrates e Falcão per 3-2. Tripletta di Paolo Rossi, una delle vittorie più importanti ed iconiche nella storia dello sport italiano. La finale contro la Germania Ovest, con l’urlo di Tardelli e l’esultanza del Presidente Pertini sugli spalti che urla: “Non ci riprendono più”, passa quasi in secondo piano. Il Brasile di quegli anni era una delle squadre più forti della storia del calcio e gli azzurri sono riusciti a batterli contro tutti i pronostici. A quel Mondiale sarebbe dovuto esserci anche Carlo Ancelotti, centrocampista della Roma, ma un infortunio al ginocchio lo ha tenuto fuori dai convocati costringendolo a restare nella sua casa a Reggiolo.
5 luglio 2023, Ednaldo Rodrigues, presidente della federcalcio brasiliana, annuncia che Carlo Ancelotti guiderà la Nazionale brasiliana a partire dall’estate del 2024. Sarà il primo commissario tecnico non brasiliano della storia della Seleçao.
L’allenatore romagnolo inizierà con la Copa América che verrà disputata negli Stati Uniti. La competizione vedrà la partecipazione delle dieci nazionali del Sudamerica e di quattro rappresentative del Nord America scelte in base ai risultati della Nations League. L’obbiettivo è riportare il trofeo a Rio dopo la sconfitta nella finale della scorsa edizione proprio in Brasile e contro i rivali di sempre dell’Argentina. La Seleçao aveva vinto la manifestazione nel 2019 contro il Perù dopo ben 12 anni di attesa dall’ultima volta.
L’attesa più lunga è però quella per la Coppa del Mondo. Il Brasile è il paese del calcio, la nazionale brasiliana è l’unica ad aver partecipato a tutte le edizioni del Mondiale, è quella ad aver vinto più partite, ad aver segnato più gol e, cosa più importante, ad aver vinto più edizioni: ben cinque. L’ultimo successo verdeoro risale però a più di venti anni fa: 30 giugno 2002, Yokohama, Ronaldo il Fenomeno stende la Germania con una doppietta. Di lì in poi risultati non all’altezza del passato del Brasile: quarti di finale nel 2006 e nel 2010, quarto posto nel 2014 dopo la storica sconfitta per 7-1 contro i tedeschi, quarti di finale nel 2018 e stesso risultato nell’ultima edizione dello scorso inverno, Neymar e compagni si sono arresi alla Croazia di Modric ai calci di rigore.
Contro la Croazia, la Seleçao era passata in vantaggio ai tempi supplementari, a quel punto, novantanove volte su cento, basta difendersi e la vittoria è conquistata. Ma il Brasile non sa giocare per difendersi o per mantenere il risultato guardando gli avversari giocare, i brasiliani giocano per divertirsi, per segnare, per fare un gol in più dell’avversario, come se a volte il risultato passasse in secondo piano rispetto al divertimento e alle singole giocate. Per questo motivo il Brasile ha continuato ad attaccare e i croati, meno forti ma più furbi, hanno colto l’occasione di colpire in contropiede trovando la difesa scoperta. Poi i calci di rigore sono una lotteria, e a passare sono stati i croati.
Questo con Carlo Ancelotti in panchina non sarebbe mai successo. Ancelotti è un allenatore dall’approccio equilibrato, cerca di raggiungere un bilanciamento tra gioco offensivo e una solida difesa creando squadre che siano in grado di attaccare con efficacia ma anche di essere solide e organizzate in fase difensiva, una componente che è sempre mancata al Brasile e che lui, il primo allenatore straniero nella storia dei verdeoro, cercherà di dare. Un allenatore che, contrariamente a tanti colleghi, non piega i giocatori alle sue convinzioni tattiche, ma che riesce ad adattarsi alle situazioni e alle caratteristiche dei singoli riuscendo a farli esprimere al meglio. È raro sentire un calciatore che parli male di Ancelotti, un allenatore, ma prima di tutto una persona, in grado di stabilire un buon rapporto con i giocatori, incoraggiandoli e facendoli sentire a proprio agio. Non è un caso che l’ex giocatore di Roma e Milan sia non solo l’unico ad aver vinto il campionato in Italia, Inghilterra, Francia, Germania e Spagna, ma anche l’unico ad aver vinto quattro Champions League: due col Milan e due con il Real Madrid alle quali si possono aggiungere le due conquistate da calciatore.
Carlo Ancelotti è dunque prima di tutto un allenatore vincente, in grado di gestire la pressione come nessuno e in grado di rapportarsi ai grandi campioni come nessuno lasciandoli liberi di esprimersi senza soffocarli in schemi troppo complessi e inutili. Il Brasile sembra allora il posto giusto per lui: un’infinità di talenti tra cui scegliere a cui non deve insegnare a giocare a calcio ma a cui deve offrire le condizioni migliori per esprimersi al meglio, sia in fase offensiva che in fase difensiva.
Il lavoro di Ancelotti in Brasile inizierà però solo la prossima estate, l’allenatore romagnolo è infatti chiamato all’ultima stagione sulla panchina del Real Madrid, dopo il secondo posto nello scorso campionato alle spalle del Barcellona di Xavi, e l’eliminazione dalla Champions League per mano del Manchester City di Guardiola sarà desideroso di riportare i Blancos nel posto che si meritano, e anche l’acquisto di Jude Bellingham dal Borussia Dortmund dimostra che il Real Madrid e Ancelotti non giocano per partecipare ma per vincere.