I Rossi di Santa Maria Novella dominano 9-2 gli Azzurri di Santo Spirito e si aggiudicano la finalissima 2023

I Rossi travolgono gli Azzurri e “vendicano” la sconfitta dello scorso anno. Una vittoria netta e larghissima dopo una gara senza storia, che però ha rischiato di non essere disputata a causa di una rissa a partita ancora da iniziare. Sul sabbione di piazza Santa Croce tra i Rossi (vincitori sui Verdi di San Giovanni nella semifinale dell’11 giugno) si sono distinti in particolare Lopez e Renzoni, autori di tre cacce a testa.

Tra i tanti ospiti presenti all’evento, come il giocatore della Fiorentina Giacomo Bonaventura, anche il lottatore UFC Marvin Vettori che, seppur reduce dalla scottante sconfitta di Las Vegas, ha sfilato a fianco dei Rossi – che ha sponsorizzato con la sua linea d’abbigliamento – ed è stato la vera star tra gli ospiti della giornata, tra foto e interviste.

Quest’anno la sfilata del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina è stato oggetto di una importante novità: una parte del corteo, infatti, ha effettuato il percorso tradizionale da Santa Maria Novella verso Palazzo Vecchio e poi verso piazza Santa Croce, mentre un altro gruppo con i figuranti delle squadre ha fatto un percorso diverso attraversando i lungarni. I figuranti, dopo la parte cerimoniale propedeutica all’inizio delle partite, hanno trovato posto sugli spalti rendendo ancora più scenografico lo spettacolo.

Origini

Il calcio storico fiorentino, noto anche col nome di calcio in costume, è un gioco di squadra con un pallone gonfio d’aria, che riecheggia un gioco che in latino era chiamato harpastum. Si può considerare come un antesignano del gioco del calcio, anche se almeno nei fondamenti ricorda molto più il rugby, con un contorno di scontri corpo a corpo tra pugilato e lotta libera.

La pratica di sport che utilizzano corpi sferici di grandezza variabile è antichissima e praticamente diffusa in ogni cultura antica.

Non sfuggono a questa logica i Greci che praticavano un gioco chiamato Sferomachia, di cui sappiamo solo che adottato dai Romani prese il nome di Harpastum dal verbo greco ἁρπάζω (harpázō) «strappare, acchiappare, portar via con la forza».

L’Harpastum veniva giocato (probabilmente con un pallone ripieno di stracci o di pelle) su terreni sabbiosi da due squadre di ugual numero di giocatori che dovevano attenersi a dei regolamenti molto precisi.

Visto il carattere virile della competizione, fatta di lotte serrate e di continui corpo a corpo per il possesso della palla, l’Harpastum ebbe grande successo soprattutto tra i legionari che contribuirono così alla sua diffusione nelle varie zone dell’Impero romano.

La tradizione vuole che il calcio fiorentino sia un continuatore diretto di questo gioco romano ma, nonostante le numerose affermazioni di un’origine diretta del Calcio da pratiche ludiche dell’antica Roma, le prime fonti che ne parlino sono solo tardo-medioevali, sul finire del Quattrocento. In tutta l’opera di Dante, che per l’infinita varietà di soggetti trattati costituisce una vera enciclopedia degli usi del suo tempo, non se ne fa il minimo cenno.

È comunque certo che nella seconda metà del Quattrocento il calcio si era talmente diffuso tra i giovani fiorentini, che questi lo praticavano frequentemente in ogni strada o piazza della città. Con il passare del tempo però, soprattutto per problemi di ordine pubblico, si andò verso una maggiore organizzazione e il calcio cominciò ad essere praticato soprattutto nelle piazze più importanti della città. I giocatori (calcianti) che scendevano in campo erano perlopiù nobili (anche futuri papi) dai 18 a i 45 anni e vestivano le sfarzose livree dell’epoca, che diedero poi il nome a questo sport.

Le partite venivano organizzate solitamente nel periodo del Carnevale ma non solo. La popolarità di questo gioco, che spostò la sua sede nel piazzale di Porta al Prato durò per tutto il Seicento, ma nel secolo successivo cominciò un lento declino che lo portò di lì a poco alla scomparsa, almeno come evento organizzato. L’ultima partita ufficiale di cui si ha notizia venne disputata nel gennaio del 1739 nella piazza di Santa Croce, alla presenza di Maria Teresa, futura imperatrice d’Austria. Se si escludono due partite rievocative giocate nel 1898 e nel 1902, passarono quasi due secoli prima che la città di Firenze potesse veder risorgere il suo antico gioco.

Era contemporanea

Se è vero che per quasi duecento anni non si hanno notizie di partite organizzate, è altresì vero che questo sport era rimasto vivo nella memoria collettiva dei fiorentini. Questi ultimi infatti, sebbene lontani dalle grandi piazze e dai fasti medievali, continuarono a praticarlo nei propri rioni e quartieri, contribuendo così a forgiare quello che sarebbe diventato secondo il motto popolare “lo spirito moderno del calcio antico”.

La partita che diede il via alla rinascita del gioco nel XX secolo si giocò nel maggio del 1930 quando, per la ricorrenza del quattro centenario dall’Assedio di Firenze, su iniziativa del gerarca fascista Alessandro Pavolini, venne organizzato il primo torneo tra i quartieri della città; da allora il Calcio fiorentino è andato riaffermandosi fino a divenire con gli anni la manifestazione rievocativa più importante di Firenze.

Attualmente le tre partite, due eliminatorie e la finale, si svolgono nel mese di giugno in occasione degli annuali festeggiamenti del santo patrono in piazza Santa Croce.

Il regolamento odierno

Al giorno d’oggi il gioco cerca di ricalcare, almeno nelle grandi linee, quello che si desume dalle regole riportate nel tardo cinquecento dallo scrittore fiorentino Giovanni de’ Bardi e da altri testi scritti quando il gioco era praticato regolarmente.

Le partite hanno una durata di cinquanta minuti e si disputano su di un campo rettangolare ricoperto di rena; una linea bianca divide il campo in due quadrati identici e sui due lati del fondo viene montata una rete della misura di tutta la larghezza del campo e sorretta da semicerchi metallici sovrastante la palizzata che circonda l’intero perimetro di gioco. Su questo terreno si affrontano due squadre composte da ventisette calcianti per parte.

I ventisette calcianti si dividono nei seguenti ruoli: quattro Datori Indietro (portieri), tre Datori Innanzi (terzini), cinque Sconciatori (mediani), quindici Innanzi o Corridori (attaccanti).

Al centro della rete di fondo viene montata la tenda del Capitano e dell’Alfiere che hanno il compito di intervenire nelle risse per pacificare gli animi dei propri calcianti. L’incontro viene diretto dal Giudice Arbitro, coadiuvato da sei Segnalinee e dal Giudice Commissario che risiede però fuori campo. Al di sopra di tutti c’è Il Maestro di Campo che sorveglia lo svolgersi regolare della partita e interviene per ristabilire l’ordine e mantenere la disciplina in caso di zuffe sul terreno di gioco.

La partita ha inizio con il lancio del pallone da parte del Pallaio sulla linea centrale e la seguente “sparata” delle colubrine che salutano l’apertura delle ostilità.

Da questo momento in poi i calcianti delle due squadre cercheranno (con qualunque mezzo) di portare il pallone fino al fondo del campo avversario e farlo cadere nella rete oltre il parapetto che segna la fine del campo opposto, segnando così una “caccia” (goal).

È importante tirare con molta precisione poiché, qualora la palla finisse al di sopra della rete si assegna mezza caccia alla squadra avversaria, a meno che non vi sia stata una deviazione da parte dei difensori, nel qual caso si assegna mezza caccia agli attaccanti. Ad ogni segnatura di caccia le squadre scambiano il campo.

La vincitrice sarà la squadra che al termine dei 50 minuti di gioco avrà segnato il maggior numero di cacce.

Si può atterrare l’avversario mediante placcaggio. Nella partita sono ammessi scontri fisici 1 contro 1 solo se i giocatori interessati dimostrano entrambi di aver accettato lo scontro: questo avviene per lo più a centro campo, e può riguardare il 50%-60% dei calcianti in campo. Sono vietati scontri tra un numero maggiore di calcianti e non si può colpire un uomo atterrato da placcaggio, tuttavia si può tentare di immobilizzarlo.

Le partite celebri

Sono molte le partite passate alla storia, vuoi per il contesto in cui sono state giocate, vuoi per i fatti avvenuti durante il loro svolgimento e riportati dalle cronache del tempo oppure soltanto per le personalità illustri che vi presero parte.

Ma La partita per eccellenza, alla quale le moderne edizioni si richiamano, è la “Partita Dell’Assedio” che fu giocata il 17 febbraio 1530 durante l’assedio della città.

I fiorentini, approfittando del sacco di Roma effettuato dall’esercito imperiale nel 1527, avevano cacciato i Medici e proclamato nuovamente la Repubblica. La cosa non era piaciuta a Papa Clemente VII (della famiglia Medici) che aveva chiesto l’intervento dell’imperatore Carlo V, il quale cinse di assedio la città nell’estate del 1529. I fiorentini, ormai stremati dalla scarsità del cibo, decisero di non rinunciare però ai festeggiamenti del Carnevale e addirittura, in segno di sfida verso gli assedianti, vollero organizzare una partita di calcio nella piazza di Santa Croce, che per la sua posizione era ben visibile dalle truppe nemiche accampate sulle colline circostanti. Per ridicolizzare maggiormente gli avversari, un gruppo di musici si mise a suonare sul tetto della chiesa cosicché gli imperiali avessero un’idea più chiara di ciò che stava succedendo. D’improvviso una palla di cannone dalle batterie assedianti fu sparata verso la piazza ma questa volò sopra le teste dei musici e andò a finire oltre la chiesa non facendo alcun danno, accolta dallo scherno della folla e dagli squilli delle trombe fiorentine.

Non si hanno notizie dei vincitori di quella partita, probabilmente perché fu sentita più come uno sforzo collettivo contro il nemico che come un torneo vero e proprio. Nonostante il coraggio dimostrato però, nell’estate dello stesso anno, la città fu costretta ad arrendersi e il dominio dei Medici riprese.

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