Giorgio Vasari fu pittore, scultore, architetto ma viene ricordato principalmente come il più grande storico dell’arte rinascimentale.
Nacque ad Arezzo nel 1511 e morì a Firenze il 27 giugno del 1574. Si interessò dapprima di pittura e lavorò a Firenze e poi a Roma dopodiché si dedicò alle altre due arti. Frequentò botteghe di vari artisti e apprese nozioni di pittura e architettura acquisendo una formazione umanistica. Nel 1524 a Firenze entrò in contatto con il cardinale Passerini, un illustre mecenate che lo raccomandò alla famiglia dei Medici e lavorò in questo periodo con Andrea del Sarto.
Dopo la morte del padre, dovette provvedere lui stesso al sostentamento della famiglia e si dedicò interamente alla pittura. Lavorò ad Arezzo e in questo periodo conobbe Rosso Fiorentino che influenzò molto il suo stile pittorico. Per molto tempo fu costretto a dipingere per sopravvivere e infatti acquisì sempre più importanza la velocità dell’esecuzione che ne caratterizza la pittura di marchio manierista. Contribuì in maniera toscana in Veneto fornendo notevoli spunti a grandi artisti veneti, ed ebbe pure una sua bottega nella quale si formarono artisti come Jan van der Straet (conosciuto in Italia come Giovanni Stradano), Jacopo Zucchi e Francesco Morandini detto il Poppi.
Nel 1534 dipinse il ritratto del duca di Firenze, Alessandro de’ Medici e qualche anno dopo gli venne commissionata forse la sua opera pittorica più nota, l’Immacolata Concezione.
Nel 1550, presso l’editore torrentini, Vasari pubblicò la prima edizione delle Vite dei più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri, uno dei testi fondamentali di tutta la storia dell’arte. Nella seconda edizione del 1568 pubblicata presso la casa editrice Giunti, l’opera venne ampliata assumendo un linguaggio più raffinato e letterario.
Nel 1560 iniziò la costruzione degli Uffizi fra Palazzo Vecchio e l’Arno. L’edificio sarebbe dovuto essere l’unica sede degli uffici amministrativi e giudiziari del Ducato e degli archivi di Stato.
Nel 1562 vediamo poi il ciclo di affreschi nel Salone del Cinquecento a Palazzo Vecchio con la celebrazione delle imprese di Cosimo I de’ Medici (granduca di Toscana nel 1569). L’artista fu incaricato di realizzare pitture nel Quartiere degli Elementi, nel Quartiere di Leone X, nel Salone del Cinquecento (realizzati tra il 1562 e il 1565) e nello studiolo di Francesco I. Vasari decorò il Salone del Cinquecento con scene di battaglie in cui i fiorentini avevano sconfitto i loro nemici tra cui senesi e pisani. È raffigurata la conquista di Siena, la conquista di Porto Ercole, la battaglia di Marciano della Chiana, la battaglia d San Vincenzo, l’assedio di Livorno e l’assedio di Pisa. Sono affreschi ampi e celebrativi che costituiscono pure una delle più grandi imprese del Vasari.
Eseguì successivamente per Francesco de Medici il Perseo e Andromeda, e nel 1572 ricevette l’incarico di affrescare l’interno della cupola di Brunelleschi del Duomo di Santa Maria del Fiore, tuttavia non riuscì a portare a termine il lavoro in quanto morì due anni dopo, l’opera verrà poi conclusa da Federico Zuccari.
L’importanza delle Vite del Vasari
Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori è considerato il primo trattato moderno di storia dell’arte. Raccoglie le biografie d circa centocinquanta artisti a partire da Cimabue. In molte occasioni è l’unica fonte da cui si possono ricavare dati biografici sugli artisti di quel periodo. L’opera è dedicata a Cosimo de Medici e inizia così nell’ultima edizione:
“Allo illustrissimo et eccellentissimo signor Cosimo Medici Duca di Fiorenza e Siena.
Signore mio osservandissimo
Poiché la Eccellenza Vostra, seguendo in ciò l’orme degli illustrissimi suoi progenitori , e dalla naturale magnanimità sua incitata e spinta, non cessa di favorire e d’esaltare ogni sorte di virtù, dovunque ella si trovi, ed ha specialmente protezione dell’arti del disegno, inclinazione agli artefici d’esse, cognizione e diletto delle belle e rare opere loro; penso, che non le sarà se non grata questa fatica presa da me di scrivere le vite, i lavori, le maniere, e le condizioni di tutti quelli, che essendo già spente l’hanno primieramente risuscitate, di poi di tempo in tempo accresciute, ornale, e condotte finalmente a quel grado di bellezza e di maestà dove elle si trovano a’giorni d’oggi”
È divisa in tre parti riferite a tre età, corrispondenti ai secoli XIV, XV, XVI. A ogni età corrisponde poi una certa maniera cioè uno stile specifico con cui l’arte si manifesta. Definisce lui la triade Michelangelo, Leonardo e Raffaelo e per essere grandi artisti delinea la loro imitazione, quindi una imitazione della loro maniera. Per lui infatti lo scopo dell’arte è imitare la natura e la terza maniera che corrisponde alla triade la quale raggiunge la perfezione delle arti.
Tuttavia oltre a preziose informazioni il Vasari si perde pure in pettegolezzi, aneddoti e leggende. Trattando di Michelangelo per esempio parla di “perfezione, stupendissima rotondità” e “bella proporzione ne i belli ignudi”, ma già con Leonardo: “Sarebbe stato molto abile se non si fosse dimostrato così volubile, perché s’imponeva sempre d’imparare una moltitudine di cose la maggior parte delle quali poi abbandonava dopo poco tempo”, e pure di Raffaello: “Non meno eccellente che grazioso», egli scrive «non visse da pittore, ma da principe”; e poi di Brunelleschi: “Molti sono creati dalla natura piccoli di persona e di fattezze, che hanno l’animo pieno di tanta grandezza et il cuore di sì smisurata terribilità, che se non cominciano cose difficili e quasi impossibili, e quelle non rendono finite con maraviglia di chi le vede, mai non dànno requie alla vita loro.”
Le Vite comunque, nonostante i suoi limiti, sono tuttora un valido riferimento per studiare l’arte poiché offre chiare e importanti bibliografie di artisti che senza di lui non avremmo mai conosciuto.