Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 Firenze, un Fiat Fiorino riempito con 250 grammi di esplosivo salta in aria causando 5 morti, 48 feriti, 173 opere d’arte danneggiate, 7 distrutte e la devastazione di 12 ettari di centro cittadino.
Quella notte morirono la famiglia Nencioni, la madre Angela, il padre Fabrizio e le figlie Nadia e Caterina (la seconda di appena 50 giorni), oltre che lo studente di architettura Dario Capolicchio. Cinque nomi che risuonano ancora nelle menti dei fiorentini e degli italiani a memoria di quel fatidico giorno e di ciò che ci siamo impegnati di debellare dalla nostra società, per un futuro libero e democraticamente legale.
L’attentato di via dei Georgofili è stato collegati agli altri attentati degli anni 92 – 93, in cui persero la vita 21 innocenti tra cui i giudici Falcone e Borsellino. Il lungo iter processuale è arrivato alla conclusione che queste stragi furono un mezzo per ingaggiare guerra contro lo stato da parte delle organizzazioni mafiose. Citando quanto dichiarato dall’Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage di via dei Georgofili:
”si ritiene provato che la strage di Firenze del 27 maggio 1993 è stata causata da 5 ANTECEDENTI REALI DI FATTO:
1° Antecedente) La sentenza di Cassazione del 30 Gennaio 1992, che confermava gli ergastoli del “maxiprocesso” istruito da Falcone e Borsellino, con la volontà stragista di cosa nostra di “eliminare i rami secchi”, punire i politici traditori e uccidere i nemici storici: il movente è la vendetta e la prevenzione.
2°) la trattativa ROS – Ciancimino – Riina dell’Estate 1992, come provata dalle 5 sentenze sopra menzionate e la quale ha rafforzato la volontà stragista di cosa nostra
3°) la “vicenda Paolo Bellini” dell’Estate 1992, con il cambio degli obiettivi delle stragi: non colpire più la singola persona, ma colpire il patrimonio artistico dello Stato per costringerlo a riprendere la trattativa sospesa del 1992.
4°) La mancata perquisizione del covo di Riina, dopo il suo arresto il 13.01.1993, che ha dato a cosa nostra corleonese la “devastante consapevolezza” che una trattativa era in piedi e che la strategia stragista era vincente e che doveva continuare (“la strage paga”)
5°) La crisi politica dello Stato nell’aprile 1993, con l’esito del referendum sulla abolizione del finanziamento pubblico; con le dimissioni del Governo Amato; con la nomina del Governo Tecnico Ciampi; con la autorizzazione a procedere contro Andreotti e le monetine scagliate al San Raphael contro Craxi.”
I processi a carico si sono continuati fino al 2002 quando la sentenza della Cassazione ha confermato 15 ergastoli, e al 2003 quando la Corte d’Assise ha comminato la pena a 21 anni di carcere a Antonino Messana, l’uomo nella cui abitazione di Prato venne imbottito di tritolo il Fiat Fiorino usato per l’attentato.
Per ricordare l’importanza di questa giornata abbiamo avuto il piacere di intervistare l’avvocato Danilo Ammannato, avvocato di parte civile nel processo delle stragi del 93, tra cui quello di via dei georgofili. Nato a Montepulciano e laureato in Giurisprudenza all’Università di Roma, è un avvocato penalista iscritto all’Ordine degli avvocati di Firenze, occupandosi durante la sua carriera sia di processi riguardo atti terroristici, come nel processo “Comitato Toscano Brigate Rosse”, sia contro crimini mafiosi. Lasciamo dunque la parola all’avvocato.
Quali sono le sue opinioni riguardo le nuove trattative tra Stato e mafia?
Parlando a nome dell’Associazione delle Vittime delle Stragi, abbiamo la certezza derivata da tre sentenze diverse della magistratura fiorentina, quindi i processi a carico di Leoluca Bagarella e Francesco Tagliavia, più le due sentenze riguardo la trattativa di Palermo. È stato, inoltre, dimostrato che nel giugno del 1992 ci fu una trattativa tra il ROS (o Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri) con Ciancimino che portò a Salvatore Riina. Quindi non è un’opinione ma è una certezza derivata dalle sentenze penali: questa trattativa ci fu, e secondo l’associazione ha dato poi la convinzione a Reina che la strategia stragista, ovvero attraverso le stragi, la mafia avrebbe potuto vincere.
Dato il suo impegno come avvocato di parte civile in numerosi processi contro terroristi e mafiosi, cosa ha provato quando si è trovato faccia a faccia con questo tipo di criminali?
Nei vari processi ho avuto modo di conoscere diversi di questi personaggi come imputati, ma è difficile descrivere la sensazione che ho provato. Da una parte sono stati e sono criminali che con le stragi del ’92 e del ’93 hanno colpito innocenti, mentre fino all’anno precedente colpivano esclusivamente i cosiddetti “nemici”, oppure i politici che avevano tradito Cosa Nostra. Dal 1993 iniziano a colpire gente qualunque, ordinaria e innocente. Seguendo la ricerca della giustizia e della verità, a livello umano è difficile provare una certa simpatia e vicinanza.
Cosa l’ha spinta a diventare un avvocato, soprattutto di parte civile?
Sin dal liceo, quando una professoressa se la prendeva con un qualche mio compagno di classe, mi alzavo in sua difesa e allora lei commentava: “nessuno ha chiesto il suo parere, non faccia l’avvocato delle cause perse.” Questo sentimento di solidarietà umana che ho provato sin da giovane mi ha spinto a prendere la facoltà di Giurisprudenza e quindi a diventare avvocato penalista. Avvocato viene dal latino advocatus, che significa colui che sta accanto a chi è chiamato in giudizio: l’avvocato non difende mai i reati, difende un imputato accusato di un reato. Il motivo per cui ho deciso di impegnarmi in questi processi contro mafiosi e terroristi è da attribuirsi magari al caso. Ho avuto la fortuna di conoscere una persona che era stata colpita nella Strage dell’Italicus, così ho iniziato a seguire questi processi, arrivando a occuparmi dei processi delle stragi del ’92 e ’93
tra i numerosi processi di cui si è occupato quale è stato il più impressionante per lei?
Direi che sono stati processi delle stragi del ’93, perché hanno coinvolto una Nazione intera. La strage dei Georgofili, come diceva il pubblico ministero Gabriele Chelazzi, ha provocato un danno transnazionale. Spesso sottovalutiamo la gravità di questa strage, ma dobbiamo ricordarci che ha colpito un simbolo, una cultura, l’arte, l’intera umanità, attaccando uno dei luoghi più conosciuti al mondo.
Con la preziosa testimonianza dell’avvocato Ammannato, vogliamo onorare la memoria di eventi come la Strage dei Georgofili, che molti di noi giovani redattori non hanno mai visto e udito direttamente se non diversi anni dopo, eppure il cui ricordo ci spinge a riflettere sulla nostra realtà, su quante numerose vittime innocenti abbiano perso la vittima semplicemente per essersi trovati al momento sbagliato nel posto sbagliato, prima che si potesse creare la società di oggi. I nostri pensieri vanno ai familiari delle vittime e speriamo che un giorno si possa arrivare alla verità assoluta dei fatti.