Il Misantropo di Molière è lo spettacolo di questi giorni al Teatro della Pergola di Firenze, nella versione della regista Andrée Ruth Shammah tradotta da Valerio Magrelli, il 16 maggio è infatti andato in scena alle ore 21:00 come prima nazionale e verrà nuovamente rappresentato nei giorni: 17 maggio alle ore 21:00, 18 maggio alle ore 19:00, 19 maggio alle ore 21:00, 20 maggio alle ore 21:00 e in fine il giorno 21 maggio alle ore 16:00. “Il Misantropo” un titolo che già racchiude in se tutta l’opera del maestro della commedia francese Jean-Baptiste Poquelin , meglio noto con lo pseudonimo di Molière, che in questa sua opera rappresenta un vero e proprio misantropo, ovvero una persona caratterizzata da una perenne incapacità di inserirsi nei rapporti sociali con la conveniente partecipazione e cordialità.
Questa infatti è proprio la descrizione di Alceste, protagonista della commedia, che già dalla prima scena del primo atto si presenta al pubblico come un giovane ingelosito, che si lamenta ed ammonisce la condotta del suo amico Filinte riguardo al suo comportamento ritenuto troppo amichevole e confidenziale nei confronti di una persona quasi sconosciuta, facendo nascere così un dibattito da cui i due trarranno le conclusioni di avere pensieri totalmente opposti riguardo agli atteggiamenti da tenere in pubblico e nella società: Alceste afferma che stimare tutti è come stimare nessuno e che sarebbe preferibile essere del tutto sinceri, Filinte al contrario ritiene che tutto sommato sia più conveniente dire ciò che gli altri vogliono sentirsi dire, e tener celati i propri e reali sentimenti. Filinte scoperte le posizioni dell’amico gli chiede per quale motivo allora sia innamorato della giovane Celimene e gli fa notare come Eliante e Arsinoè siano più indicate per lui, per i loro comportamenti più schietti e sinceri. La discussione fra i due viene interrotta dall’arrivo di Oronte, il quale chiede ad Alceste di essere annoverato come suo amico, quest’ultimo afferma che non può essere amico di una persona a lui sconosciuta, Oronte acconsente a questa obbiezione e chiede dunque un parere sincero su un sonetto da lui scritto. Una volta ascoltato il sonetto Alceste, prima cerca di sottrarsi ai commenti richiesti dall’interlocutore, ma poi, trovatosi costretto a parlare, ammette che trova il la lirica brutta e poco originale, scatenando in questo modo un litigio che viene sedato da Filinte, fin ora rimasto in silenzio ad ascoltare i due. Una volta uscito Oronte, Alceste si reca da Celimene, con la quale si lamenta del suo numero troppo elevato di pretendenti e dei suoi comportamenti che trova equivoci e fuori luogo, ma che lei ritiene ormai di rutine e di buon costume verso degli amici. A tal proposito entrano in scena due marchesi Clitandro e Acaste , amici e pretendenti di Celimene, che iniziano a sparlare con lei riguardo ad alcuni nobili, tra cui un certo Damide, uomo dal carattere del tutto simile a Alceste, il quale si sente preso in causa ed inizia a litigare con i due, fin quando non viene interrotto dall’arrivo di un maresciallo che chiede di lui per portarlo in magistratura per una querela di diffamazione ricevuta da Oronte. Una volta tornato a casa Alceste riceve Arsinoè, amica poco sincera di Celimene e innamorata di quest’ultimo, che avverte il nobiluomo che il suo amore per la giovane donna è mal ricambiato, infatti pretende di possedere delle lettere che affermerebbero le sue tesi. Una volta lette queste lettere Alceste si reca da Celimene per chiedere chiarimento, ma subito dopo giungono anche i due marchesini e Oronte, che nel frattempo si era scoperto fosse un altro pretendente della nobildonna; a loro volta i tre uomini avevano trovato delle lettere a firma della giovane pretesa, in cui venivano derisi. La donna messa sotto pressione ammette di aver scritto lei quelle lettere, generando così lo sdegno di tutti gli uomini, i quali uno ad uno se ne vanno dalla scena, lasciando solo il povero Alceste, che ora si ritrova ripudiato da tutti e rischia di andare in carcere per aver perso la causa contro Oronte.
L’allestimento della scena di Shammah sembra sin dall’apertura del sipario molto minimalista, infatti tutta l’opera si svolge all’interno della stessa stanza a forma rettangolare, nella quale sono disposte alcune sedie e due panche messe simmetricamente ai lati della stanza, i muri della stanza sono di colore grigio e rischierebbero di dare alla scena un’aria di grande monotonia se non fosse per le tre porte disposte sul muro a noi frontale , le due colonne poste al centro che spezzano l’omogeneità dell’ambiente e i due lampadari di cristallo che, penzolanti dal centro della stanza, sembrano dare luce all’intera scena. Un altro fattore che contribuisce a colorare l’ambiente sono i costumi ideati da Giovanna Buzzi che, riprendendo gli abiti tipici di inizio settecento, risultano molto pittoreschi con scale cromatiche che vanno dal nero del vestito di Alceste, al verde smeraldo di Celimene fino al giallo ambra dell’abito di Arsinoè. L’opera inizialmente appare molto statica allo sguardo, infatti per gran parte del primo atto Alceste rimane seduto su una sedia a parlare con il suo amico Filinte, non riuscendo in tal modo a farci immedesimare nei pensieri dei due amici, rendendoci così in parte completamente estranei all’opera. Daltronde nel corso del tempo la commedia inizia ad ingranare la marcia diventando quel dramma divertente e caotico che Molière aveva immaginato, infatti a tale riguardo è molto significativa la scena finale in cui la simmetria e l’armonia iniziale della stanza viene completamente convertita in caos, rispecchiando così l’animo di Alceste, che ora si vede abbandonato da tutti in preda alla disperazione.
La prestazione degli attori è stata in generale abbastanza soddisfacente, infatti il recitato di tutti è stato convincente anche se con qualche piccola imprecisione, da sottolineare Luca Micheletti interprete del protagonista Alceste, che in questo periodo si è ritrovato molto impegnato in ambiente fiorentino, in quanto fino a poco fa interpretava il ruolo di Don Giovanni nell’omonima opera mozartiana, ma che nonostante ciò è riuscito a dare una visione di un Alceste profondamente turbato dalla società a lui contemporanea. Gli altri attori coinvolti nella commedia sono: Matteo Delespaul, Pietro De Pascalis, Angelo Di Genio, Filippo Lai, Pietro Lancello, Marina Occhionero, Emilia Scarpati Fanetti, Andrea Soffiantini, Vito Vicino, Maria Luisa Zaltron e nel complesso hanno svolto tutti una buona prestazione.
La visione del Misantrooi di Shammah forse non è una delle più brillanti, ma è comunque un bello spettacolo che ci porta a riflettere con leggerezza su tematiche importanti come quella dell’amore non ricambiato, con cui Alceste deve scontrarsi, o il tema della falsità della società e delle amicizie, argomenti tutt’oggi di grande attualità e che in un modo o nell’altro coinvolgono tutti; in questo modo Molière mette nella sua commedia in luce i due estremi opposti di una stessa società, ovvero fingere amicizia per interesse e essere così deriso alle spalle, o rifiutarsi di fare i falsi adulatori finendo così rifiutati da tutti.