“È finita, sono le ventidue e trentasette minuti del giorno cinque maggio 2023, il Napoli è campione d’Italia per la terza volta nella sua storia leggendaria, tutti i tifosi in campo a festeggiare con i giocatori di Luciano Spalletti”. Così Francesco Repice, radiocronista di RadioRai, pone il lieto fine ad un’attesa durata trentatré anni. Immaginiamoci che questa storia sia un puzzle, dove la partita dello scorso giovedì tra Udinese e Napoli (1-1), sia l’ultimo tassello. Ebbene, per dare un senso a questo articolo, bisogna partire dall’inizio, da quando Aurelio De Laurentiis mette il primo pezzo del puzzle. Il 4 settembre 2004, il produttore cinematografico acquista il Napoli per poco più di 31 milioni di euro, dopo che pochi mesi prima aveva dichiarato il fallimento. Il Napoli Soccer prima e la Società Sportiva Calcio Napoli poi, nel giro di soli tre anni passa dalla Serie C alla Serie A. La squadra partenopea anno dopo anno si conferma in crescita passando da posizioni di metà classifica ad arrivare a giocare la massima competizione europea, la UEFA Champions League, disputata per la terza volta nella sua storia nel 2011. Ci riesce grazie a tre giocatori arrivati a Napoli con l’etichetta di “semi sconosciuti”: nel 2007 arrivano il (futuro capitano) Marek Hamsik dal Brescia per €5,50 mln ed Ezequiel Lavezzi dal San Lorenzo per €5,60 mln. Il trio dei tre tenori si completa nell’estate 2010 con l’acquisto da parte del patron azzurro di Edinson Cavani, dal Palermo, per “soli” €17 mln. La squadra allenata da mister Walter Mazzarri conquista il primo trofeo dell’era De Laurentiis: il Napoli batte la Juventus 2-0 il 20 maggio 2012 e conquista la quarta Coppa Italia della sua storia. Una fase decisiva per il completamento del puzzle si ha nell’estate 2013, quando sulla panchina azzurra arriva Rafael Benitez. L’allenatore partenopeo insieme al direttore sportivo Riccardo Bigon attua una vera e propria rivoluzione: Cavani, segue le orme di Lavezzi, ed approda al Paris Saint Germain per una cifra vicina ai €60 mln; arrivano Dries Mertens, Gonzalo Higuain, Raul Albiol e Josè Callejon per un totale di €65 mln. Da qui il Napoli mette le basi per il suo ciclo vincente, o quasi. Nei successivi nove anni il Napoli non cede molti titolari (l’unico addio di spessore è quello di Higuain che nell’estate 2016 passò alla Juventus per €90 mln) e conferma, estate dopo estate, il suo blocco di giocatori titolari. Nonostante per tre volte consecutive il Napoli faccia il suo record di punti nel campionato di Serie A, la squadra partenopea si deve accontentare di tre secondi posti e di due coppe italiane conquistate con Benitez prima e Gennaro Gattuso poi. Ora però, è il momento di entrare nel vivo della storia. 5/1/2022, quasi sicuramente questa data non dice niente a nessuno, neanche ai tifosi napoletani. Ma è proprio in quel lontano mercoledì di gennaio, di più di un anno fa, che il puzzle è sempre più vicino a completarsi. Lorenzo Insigne, capitano del Napoli dal 2019 e giocatore del Napoli dal 2005, firma un contratto da €11 mln lordi a stagione con il Toronto, squadra canadese. Da qui inizia la seconda grande rivoluzione azzurra. Il direttore sportivo Cristiano Giuntoli pensa subito al sostituto, il primo nome sulla lista è un giocatore georgiano appena passato dal Rubin alla Dinamo Batumi. “Lo seguivamo da 3 anni, le qualità si vedevano. La speranza era che passassero i mercati, che nessuno se ne accorgesse e mettesse i denari che il club chiedeva“; così il ds del Napoli commenterà l’acquisto mesi dopo. Khvicha Kvaratskhelia, questo il complicatissimo nome del giocatore acquistato. Il Napoli, nel mentre, finisce la sua stagione (non senza delusioni), concludendo al terzo posto in campionato. In estate qualcosa si muove, l’aria è quella del cambiamento. La squadra campana incomincia a perdere pezzi pregiati, oltre Insigne dice addio anche Kalidou Koulibaly che passa al Chelsea per €40 mln. Il sostituto, anche in questo caso, è un giocatore sconosciuto. Kim Min-Jae è sudcoreano e si è messo il risalto giocando in Turchia, al Fenerbahce. A Napoli inizia la contestazione, le critiche sono tutte rivolte al patron azzurro, il quale, secondo i tifosi è colpevole di aver ceduto tutti i pezzi pregiati della squadra, senza rimpiazzi di un livello quantomeno simile. L’apice si raggiunge il 23 luglio 2022, quando anche la bandiera azzurra, Dries Mertens, lascia il Napoli a parametro zero. Sui social l’hashtag di tendenza diventa “A16” (un invito a De Laurentiis a imboccare l’autostrada dei due mari in direzione Bari, essendo presidente anche della società pugliese). Le aspettative sulla società partenopea sono basse, a testimoniarlo sono anche le griglie di partenza prestagionali fatte da Sky ed Eurosport, dove entrambe vedevano il Napoli al quinto posto, dietro a Milan, Inter, Juventus e Roma. Il campionato del Napoli inizia a Verona, nel giorno di ferragosto, gli azzurri scendono in campo al Bentegodi. La squadra ancora non è del tutto completa, all’appello mancano i nuovi arrivati Giovanni Simeone e Giacomo Raspadori. Nonostante una partita inizialmente equilibrata e complicata, il Napoli nel secondo tempo dilaga e vince il primo match 5-2. La partita successiva, la prima allo stadio Diego Armando Maradona, è contro il neopromosso Monza del patron Silvio Berlusconi. Al 35’ del primo tempo, Piotr Zielinski con un tacco passa il pallone a Kvaratskhelia, il 77 azzurro riceve al limite dell’aria e si accentra. Il tiro che scocca il georgiano è molto simile a “u tir a gir” di Insigne e mette in rete la palla dell’1-0. Nell’esultanza pone le mani all’orecchie per sentire tutti coloro che l’avevano criticato la scorsa estate senza mai vederlo giocare. I partenopei vincono 4-0, con doppietta del georgiano e gol di Victor Osimhen e Kim. Dopo questo match il Napoli pareggia le successive due contro Fiorentina e Lecce. Il primo big match è il 3/09/22 contro la Lazio allo stadio Olimpico, gli azzurri passano in svantaggio dopo pochi minuti, ma è in questa partita che esplode definitivamente Kvaratskhelia. Il georgiano mette in mostra tutta la sua classe, facendo diventare matti i difensori biancocelesti. Dopo una stupenda azione con tanto di tiro finito sul palo, Khvicha trova il gol del momentaneo pareggio che avvia la rimonta azzurra. La svolta della stagione, però, arriva una settimana dopo al Maradona contro lo Spezia. La squadra di Spalletti è bloccata dai liguri sullo 0-0, rischiando anche di perdere la partita negli ultimi minuti. Ma al 90’ il match si sblocca: Hirving Lozano fa partire un cross dalla destra dell’area di rigore, il pallone arriva nei piedi di Gianluca Gaetano, che però, liscia il pallone sul quale si avventa Raspadori. L’ex Sassuolo mette il pallone in rete dando via alla prima scossa del campionato azzurro. Da qui il Napoli vince altre nove partite di fila, dopo aver battuto tra le tante, il Milan, la Roma e l’Atalanta; arrivando alla pausa mondiale a +8 sul Milan. Pian piano, il Napoli acquista attenzione mediatica dopo aver dominato la prima parte del campionato. Dopo il mondiale vinto dall’Argentina, sui social spopola una curiosa statistica che vede il Napoli aver vinto i suoi scudetti con l’Argentina campione del mondo in carica. La prima partita dopo la sosta non è fortunata. Al San Siro di Milano, l’Inter batte 1-0 i campani, facendo perdere così l’imbattibilità stagionale in campionato degli azzurri. La squadra di Spalletti però reagisce: prima la vittoria sul campo della Sampdoria, poi in un Maradona gremito va in scena, probabilmente, la partita più bella della stagione del Napoli. Il team partenopeo batte la Juventus, 5-1 ed allunga a +10 proprio sui bianconeri. La partita è storica e regala ai tifosi azzurri emozioni che non si vedevano da queste parti da qualche anno. Il girone d’andata si chiude con la vittoria del Napoli nel derby campano contro la Salernitana, per 2-0. Il girone di ritorno del Napoli si apre con la vittoria nel derby del Sole contro la Roma. Il capocannoniere della Serie A Osimhen la sblocca quasi subito con un’azione fenomenale dell’attaccante nigeriano, ma a dieci minuti dalla fine la Roma pareggia con Stephan El Shaarawy. La partita sembra finita, ma a pochi minuti dal termine, Simeone (colui che aveva fatto perdere lo scudetto al Napoli cinque anni prima) trova il gol del definitivo vantaggio azzurro. Il Napoli continua il suo campionato solitario vincendo sei delle successive sette partite. Contro il Milan, alla viglia della doppia sfida di Champions proprio contro i rossoneri, gli azzurri perdono 4-0. Gli uomini di Spalletti rialzano la testa e si avvicinano sempre di più allo scudetto: il 23 aprile scorso, il Napoli è ospite della Juventus all’Allianz Stadium di Torino. La partita è equilibrata e la squadra di Massimiliano Allegri sul calare del match trova il vantaggio, anzi no, tutto fermo, il fallo su Stanislav Lobotka ad inizio azione riporta il risultato sullo 0-0. E in pieno recupero il Napoli trova il vantaggio: Juan Cuadrado cade a terra in area di rigore azzurra e recrimina un calcio di rigore che non gli viene concesso, così il Napoli riparte e trova il gol con Raspadori lasciato libero proprio da Cuadrado ancora a terra. Il Napoli vince, come successo cinque anni prima, al 90’ contro la Juve, ma questa volta il finale è diverso. Ad aspettare la squadra al ritorno da Torino, ci sono diecimila tifosi che cantano e festeggiano un titolo che si sta per avvicinare. Una settima dopo il Napoli ha il suo primo match point: la Lazio perde alle 12:30 contro l’Inter, e con questo risultato, in caso di vittoria azzurra, il Napoli sarebbe campione d’Italia. La festa è apparecchiata, i festeggiamenti sono pronti ma il destino ha deciso che il tricolore il Napoli lo deve vincere un altro giorno e così, al vantaggio iniziale di Mathias Olivera, risponde Boulaye Dia gelando lo stadio Maradona. Poco male, gli azzurri hanno un’altra occasione, a Udine basta il pareggio. La partita inizia male per il Napoli, infatti, al 13’ Sandi Lovric porta in vantaggio l’Udinese. Tra i 15000 tifosi azzurri che hanno invaso la Dacia Arena e i 60000 che guardano la partita dai maxischermi del Maradona aleggia la paura di dover rimandare nuovamente i festeggiamenti. Ma l’uomo simbolo di questo Napoli, Victor Osimhen, raccoglie una respinta del portiere friulano sul tiro di Kvaraskhelia e sigla il gol più importante della sua vita. I tifosi azzurri esplodono di gioia, il Maradona, improvvisamente, si accende, così come la Dacia Arena. Molto lentamente passano i restanti 43 minuti del match e così, alle ventidue e trentasette minuti di giovedì cinque maggio 2023, il Napoli è per la terza volta nella sua storia, campione d’Italia. Quando l’arbitro Rosario Abisso fischia tre volte, il puzzle è completo, l’ultimo tassello è stato messo. Alla Dacia Arena parte l’invasione di campo e i giocatori vengono presi d’assalto. C’è chi piange, chi ha aspettato questo momento trentatré anni, chi lo vede per la prima volta e sa che questi momenti non se li scorderà mai. La gioia divampa per le strade di Napoli, si esulta, i festeggiamenti durano tutta la notte e di più. Questo scudetto, come i due precedenti, sa di riscatto sociale, ora Napoli è al centro del mondo almeno per una notte. E chissà se, anche in questo caso, è stata la mano di Dio.