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Auguri a Lucio Battisti, oggi uno dei maggiori compositori italiani avrebbe compiuto ottant’anni

Lucio Battisti nato a Milano nel 1943 è considerato uno dei più grandi cantautori italiani oltre che compositore e produttore discografico; avrebbe ieri 5 marzo compiuto la bellezza di 80 anni. Siamo proprio qui per ripercorrere la sua storia tra grandi successi, amicizie e ricadute.


L’INFANZIA E LA CHITARRA
Entrambi i suoi genitori fanno di cognome Battisti e nel 1947 si trasferiscono a Vasche, in provincia di Rieti, e successivamente a Roma. La sua passione per la musica nasce all’età di ben 13 anni quando i suoi
genitori gli regalarono per la promozione una chitarra, che subito con grande talento iniziò a suonare da solo, aiutato da un amico di famiglia. Questo grande interesse, questo grande amore crebbe fino al 1961 quando decise di dedicarsi intensamente alla musica, suonando giorno e notte. Questo però lo portò a trascurare la scuola, gli studi, scatenando la rabbia del padre che arrivò addirittura a minacciare Lucio di non firmargli l’esenzione dal servizio militare, in quanto figlio di un invalido di guerra, se non si fosse diplomato, così fu costretto ad obbedire, diplomandosi l’anno dopo nel 1962.


L’INCONTRO FOLGORANTE
Il periodo di gavetta di Lucio inizia quando entra a far parte di un gruppo chiamato gli Svitati mentre nel 1962 comincia a suonare a Napoli con I Mattori ma la mancanza di soldi lo porta tuttavia a tornare a casa. Solo dopo suonò con I Satiri e successivamente, voluto da Roby Matano all’interno del suo gruppo come chitarrista, si trasferisce così a Milano e proprio Matano lo incoraggia a scrivere e a continuare a coltivare la sua passione. Il 14 febbraio 1965 Battisti riesce ad ottenere un appuntamento con il discografico Franco Crepax e viene notato da Christine Leroux, un’editrice musicale francese. Fu proprio lei a fargli conoscere Mogol, nome d’arte di Giulio Rapetti, con il quale, dopo molti dubbi, inizia a lavorare insieme arrivando a pubblicare Hey Ragazzo, inciso nel 1968. Inoltre, è lo stesso Mogol a incitarlo a cantare le sue canzoni in prima persona invece di affidarle ad altre persone esordendo come solista nel 1966 con il brano Adesso si presentato al Festival di Sanremo.


BELLA LINDA E 29 SETTEMBRE
Nel 1967 il duo ormai inseparabile compone 29 Settembre arrivando al primo posto nella hit parade diventando un classico della musica leggera e successivamente Bella Linda che partecipò al Cantagiro di
quell’anno classificandosi addirittura quarto, con un notevole risultato anche negli Stati Uniti piazzandosi ventottesimo alla classifica di Billboard.

IL TRISTE DISTACCO DAI MASS MEDIA
Il 23 aprile del 1972 Battisti partecipa alla trasmissione televisiva Teatro 10 dove canta in anteprima I giardini di marzo e si esibisce dal vivo con Mina interpretando un medley: quel 23 aprile è stata l’ultima apparizione televisiva di Battisti in Italia. Il 24 aprile pubblica il suo primo album intitolato Umanamente uomo: il sogno che diventa in breve il secondo disco più venduto dell’anno. In questo periodo si rifiuta di posare per fotografie o rilasciare interviste, venendo accusato di essere incoerente, di fare tutto ciò solo per avere ancora più attenzione e pubblicità. Anche molti musicisti arrivano a criticarlo dichiarando che la sua voce è una lagna. Battisti non si arrende e non si piega e continua il suo viaggio pubblicando l’anno successivo un nuovo album, Il mio canto libero, in cui troviamo l’omonima canzone, che parla temi come la libertà, l’ecologia e inquinamento. Per promuovere l’album partecipa al programma Gran Varietà rispondendo male alla conduttrice mentre il 12 dicembre appare in un altro programma, Supersonic, e durante il quale viene criticato da Fabrizio Zampa affermando che fosse un esibizione piena di stonature e approssimazione. Ma con la nascita del figlio, avuto insieme a Grazia Letizia Veronese, avviene la definitiva rottura: dopo il parto, è costretto a cacciare i giornalisti che irrompono nella clinica dove c’era il piccolo iniziando a scattare a raffica foto; rifiuta qualsiasi richiesta, come anche l’intervista per Enzo Biagi. Nel 1974 compie un bel viaggio in Sud America con Mugol e viene ispirato dalle sonorità latine, scrivendo un nuovo album, Anima Latina

LA FINE CON MUGOL
La fine con Mogol è dovuta soprattutto alla divergenza artistica: infatti, Mogol era ancorato a un universo
classico e poetico mentre Lucio cercava continuamente di rinnovarsi. In realtà secondo alcuni riguarda soprattutto la ripartizione dei diritti d’autore; un quarto degli introiti va a Battisti e un quarto a Mogol, il rimanente spetta alla società editoriale, di cui però i due cantanti hanno rispettivamente una quota del 40% e del 10%. Questa disparità non viene più accettata da Mogol, dichiarando che Battisti assecondi il volere della moglie. Si aprono nuovi orizzonti per l’attività di Battisti: collabora con Velezia (pseudonimo di sua moglie) e dopo con Pasquale Panella. In questa ultima fase della sua carriera pubblica ben 5 album: Panella scrive testi di difficile comprensione, pieni di giochi di parole e doppi sensi ma questo è stato fatto per tirare fuori Battisti dalla trivialità, riuscendo nel 1986 a pubblicare un album chiamato Don Giovanni acclamato tanto quanto stroncato dalla critica: alcuni lo definiscono una pietra miliare della musica, altri invece una palla.


I SUOI ULTIMI ANNI
Nel frattempo la stampa non dà mai tregua a Battisti, che infatti diventa il loro principale bersaglio per le occupare le prime pagine delle riviste di gossip. Per di più, nel 1997 si scopre il suo ricovero in gravi condizioni e durante i suoi 11 giorni in clinica per volere della famiglia non vengono mai rilasciati i bollettini medici. Alla scoperta di ciò, Mogol decide di scrivere una lettera a Battisti, per la quale, come scopre solo diversi anni dopo, commuove leggendola. Muore così il 9 settembre del 1998 all’età di soli 55 anni; le cause non sono mai state comunicate ufficialmente ma secondo alcuni sarebbe morto per un linfoma maligno che lo aveva colpito al fegato. Al caro funerale furono ammesse meno di una ventine persone, tra cui Mogol.

Per concludere nel modo migliore la sua storia lasciamo la parola al suo caro amico Mogol che durante un’intervista ricordandolo disse: ”Quando vedo un arcobaleno spuntare, penso a lui

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