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Terremoto in Turchia e in Siria: decine di migliaia di vittime dopo una settimana

ADIYAMAN, TURKIYE - FEBRUARY 07: Search and rescue team work at the site in Adiyaman following 7.7 and 7.6 magnitude as the earthquakes hit Turkiye's Kahramanmaras, on February 07, 2023. Early Monday morning, a strong 7.7 earthquake, centered in the Pazarcik district, jolted Kahramanmaras and strongly shook several provinces, including Gaziantep, Sanliurfa, Diyarbakir, Adana, Adiyaman, Malatya, Osmaniye, Hatay, and Kilis. Later, at 13.24 p.m. (1024GMT), a 7.6 magnitude quake centered in Kahramanmaras' Elbistan district struck the region. Turkiye declared 7 days of national mourning after deadly earthquakes in southern provinces. (Photo by Muslum Etgu/Anadolu Agency via Getty Images)

Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 2023 si è verificato “Uno dei più grandi disastri della storia” secondo Recep Tayyip Erdoğan, il terremoto in Turchia e Siria del 2023. Attorno alle 4:20, si è verificata la prima scossa di magnitudo 7,8. L’ipocentro del primo terremoto si trovava a 18 km di profondità, l’epicentro a 35 km a nord-ovest da Gaziantep, città turca distante circa 50 km dal confine con la Siria. A seguito del primo terremoto si sono verificate decine di scosse di assestamento e, successivamente, una seconda scossa di magnitudo 7,5 con epicentro a 4 km a sud di Ekinozu. Ad oggi, secondo le stime di Turchia e Siria, le vittime del terremoto sono oltre 29.000, i feriti registrati oltre gli 85.000, e gli sfollati sono oltre 5 milioni.

Non è stato il primo terremoto estremamente devastante della zona. In particolare, due sono i terromoti che, precedentemente, hanno causato numerosi danni: i terremoti di Aleppo, il primo datato 1138, il secondo 1822. La prima motivazione della sismicità della zona è data dall’incontro di tre placche, quella anatolica, quella araba e quella africana. Stando alle stime, il terremoto avrebbe creato una frattura nella Faglia del Mar Morto, o nella faglia anatolica orientale, la quale, in particolare, si era venuta a formare dai movimenti delle tre placche.

I paragoni con eventi passati vengono da due sismologi Alessandro Amato e Aybige Akinci, i quali hanno stimato che il terremoto sia stato circa mille volte più potente della prima scossa della sequenza sismica del Centro Italia del 2016-2017.

Sono almeno 6590 gli edifici distrutti dal terremoto, con le autorità che continuano la ricerca sotto le macerie. Un caso che, nella tragicità della vicenda, fa sperare è quello di Khadir, ragazzo dodicenne che ha passato 62 ore sotto le macerie e che, dopo due ore di operazione, è stato liberato. Il ragazzo è stato coperto dal corpo della madre. Simile la storia di un altro bambino di 8 anni che è stato trovato tra le macerie di casa sua, sotto cui è rimasto per 52 ore prima di essere salvato. Il caso, però più eclatante è quello di Aya, bambina nata sotto le macerie e trovata con il cordone ombelicale ancora attaccato alla mamma deceduta.

Il caso della Turchia e Siria ha fatto smuovere gran parte delle potenze mondiali e, da varie nazioni sono arrivati aiuti per la ricerca:

UE: 27 squadre di ricerca, soccorso medico di 19 paesi con 1150 soccorritori.

USA: 158 ricercatori divisi in due squadre.

Cina: 5,9 milioni di dollari per gli aiuti turchi e contatti con la Siria per gli aiuti alimentari.

Russia: pronti aiuti per entrambi i Paesi con 300 soccorritori già presenti in Siria.

Ucraina: 87 soccorritori in Turchia.

Israele: assistenza umanitaria in Turchia e aiuti pronti per la Siria.

Palestina: 70 esperti nella zona del terremoto.

Qatar: 120 soccorritori in Turchia con un ospedale da campo.

Emirati Arabi Uniti: 13,6 milioni di dollari in aiuto alla Siria.

India: 200 membri suddivisi in due squadre a cui vanno aggiunti medici e paramedici.

Giappone: Inviata in Turchia la Japan Disaster Relief Rescue Team (squadra per i disastri naturali).

Corea del Sud: aiuti umanitari per 5 milioni di dollari alla Turchia e 110 soccorritori e personale sanitario.

Anche l’ONU è pronto a mandare aiuti ai due paesi. Stando alle stime delle Nazioni Unite il numero di morti è destinato a raddoppiarsi e si aggira attorno al 20% che le vittime raggiungano le centomila.

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