«Una emozionante scoperta» sta facendo il giro del mondo proprio in questi giorni. Stiamo parlando della mummia più antica mai ritrovata in Egitto.

In particolare, come afferma l’archeologo, nonché responsabile dell’organizzazione dell’équipe dei ricercatori che hanno portato avanti il lavoro in collaborazione con il Consiglio supremo delle Antichità, Zahi Hawass, la mummia sarebbe stata ritrovata presso la necropoli di Saqqara, in Egitto (ovvero una delle aree di scavo vicino alle piramidi), dopo ben 4300 anni. Dopo vari studi è stato possibile assegnare l’appartenenza dei resti del corpo, come afferma un’incisione sul sarcofago, a un signore di nome Hekashepes. Aperta la tomba gli studiosi si sono accorti subito della strabiliante ricopertura di fogli d’oro posta sul corpo, la quale probabilmente ha contribuito all’ottima conservazione di questo vero e proprio tesoro della storia.

Come è avvenuto il ritrovamento?

Il sarcofago è stato avvistato in un pozzo di ben 15 metri, ancora intatto e ben conservato. Si tratta di una struttura costituita da pietra calcarea sigillata con la malta, esattamente come l’avevano lasciata gli antichi egizi addetti alla mummificazione. Gli studi non sono ancora terminati, ma molto probabilmente si tratta di un uomo della V o VI dinastia del Vecchio Regno. E’ stato inoltre possibile affermare che si trattasse o di una persona con un rapporto molto stretto con il faraone o di un suo parente, grazie alla posizione delle sepolture e agli altri ritrovamenti.

Le scoperte non sono comunque finite qui. Insieme al sarcofago sopracitato sono stati ritrovati altri sepolcri e alcuni corredi (come delle statuette). Per quanto riguarda le altre tre tombe, la loro identità è già stata esplicitata. «La spedizione ha intercettato un gruppo di tombe del Vecchio Regno che testimonia la presenza originaria di un grande cimitero – spiega Zahi Hawass – La tomba più importante apparteneva a Khnum-djed-ef, ispettore dei funzionari, supervisore dei nobili e sacerdote durante il regno del faraone Unas, ultimo faraone della V dinastia. Era decorato con scene di vita quotidiana». La seconda invece è stata ricollegata a Meri, ovvero un funzionario del Palazzo Reale, «custode dei segreti e assistente del gran condottiero del palazzo». Infine la terza si pensa appartenga a un giudice e scrittore chiamato Fetek. Quest’ultima non solo ci regala la possibilità di studiare un concreto pezzo di storia antica, ma anche alcune statue facente parti di una collezione e raffiguranti il proprietario.

Durante gli scavi, gli archeologi hanno ritrovato in aggiunta alcuni oggetti di vario tipo e ceramiche, risalenti a un periodo compreso tra il XXV e il XXII secolo A.C.. Accanto alle statue, infatti, sono stati ritrovati una tavola delle offerte e un sarcofago di pietra che conteneva la sua mamma. Inoltre la spedizione ha portato al rintracciamento di molti amuleti, vasi di pietra, attrezzi e utensili per la vita quotidiana e statue di divinità insieme a oggetti di ceramica.

«Questa scoperta – espone Ali Abu Deshish, archeologo del team negli scavi – è molto importante perché mette in relazione i re con le persone che vivevano intorno a loro». Grazie al lavoro e agli sforzi dell’équipe è stato, infatti, possibile elaborare nuove informazioni certe e affidabili, le quali favoriranno sicuramente un’apprensione migliore del vecchio mondo. Saqqara è stato certamente un luogo di sepoltura molto rilevante ed è stato per questo dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

Questo avvenimento importantissimo è un chiaro messaggio rivolto verso la nostra attuale società: dobbiamo ancora scoprire molto, dobbiamo abituarci al fatto di non conoscere tutto. E’ necessario quindi rimanere aperti verso il passato, senza cercare di dimenticarlo.

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