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7 anni dalla morte di David Bowie, una star indelebile nella storia della musica rock

Moriva 7 anni fa David Bowie, all’anagrafe David Robert Jones, una delle star e icone che più di altri ha lasciato il segno nella musica rock di tutti i tempi, con il suo abbigliamento colorato e i suoni più vasti e vari.

Nato a Brixton l’8 gennaio 1947, fin da piccolo si appassiona alla musica e conosce alcuni dei più grandi musicisti che lo ispireranno durante la sua carriera come Elvis e Little Richard.

Dopo essersi avvicinato alla musica prendendo lezioni di sassofono, compie i primi passi nell’industria musicale unendosi a varie band, nelle quali si fa conoscere con il nome di Davy Jones. Intorno alla metà degli anni 60 però, per evitare di essere confuso con Davy Jones del gruppo musicale Monkees, decide di scegliere come nome d’arte David Bowie.

Il nome prende ispirazione da una nota marca di coltelli statunitensi, perché come affermò Bowie voleva che il nome esprimesse: “un desiderio di tagliare corto le bugie e tutto il resto”; in altre interviste invece il cantante stesso affermò che: “la sua figura poteva tagliare da entrambi i lati, incidendo un solco nella musica.”

Nella seconda metà degli anni ’60 inizia la sua carriera da solista, ma il primo album ebbe poco riscontro commerciale. Il successo arrivò solo con il brano Space Oddity, tratto dall’omonimo album del 1969.

Segue, dopo un  breve periodo trascorso in America, l’album Hunky Dory, del 1971, che contiene brani di successo quali Changes e Life On Mars?; ma la vera svolta nella sua carriera arriva con la pubblicazione del quinto album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars del 1972 conosciuto anche semplicemente come Ziggy Stardust, con alcuni dei suoi brani più famosi come Starman e Ziggy Stardust. L’album riesce ad arrivare nei primi posti delle classifiche mondiali e il nome di Bowie diventa sempre più conosciuto. Tra il 1972 e il 1973, Bowie inizia una tournée in cui la sua persona e il personaggio di Ziggy Stardust (una sorta di suo alter ego) si confondono. L’artista si tinge i capelli rosso fuoco e si veste in modo stravagante e attorno a questo personaggio Bowie costruisce un’intera storia, raccontando delle sue origini “extraterrestri”, in uno spettacolo mai visto e che rivoluziona il concetto di concerto rock.

Il momento coincide con la nascita di quello che Lennon chiamerà “il rock n’ roll col rossetto” ovvero il glam rock o glitter rock, genere in completa contrapposizione alla serietà degli anni settanta e che, prendendo ispirazione dai movimenti hippie, mischia il pop al rock and roll giocando sui travestimenti e sull’identità sessuale. Fu soprattutto il modo di esprimersi dei personaggi che seguirono questo genere a lasciare un segno, caratterizzato da atteggiamenti effemminati e drammatici, con una grande presenza scenica e un’ambiguità che abbracciava numerose sfere. Bowie fu uno dei pilastri di questa nuova tendenza e anche uno dei più noti.

David Bowie giocò con la sua ambiguità sessuale per tutta la sua carriera. Già nel ’72 in un’intervista definita “scandalosa” dichiarò al Melody Maker “Sono gay e lo sono sempre stato, anche quando ero David Jones” rinnegando in seguito tutto in un’altra celebre intervista alla rivista Rolling Stone dichiarando che: “la mia natura sessuale è irrilevante”, e arrivare poi con la maturità ad affermare, parlando del suo matrimonio con la modella Iman, che il “stare con una sola donna è una incredibile fonte di conforto. La monogamia è molto, molto piacevole.”

Di sicuro è anche grazie a David Bowie e ai suoi alter ego portati nei concerti sui palcoscenici internazionali, che nei primissimi anni ’70 si sono cominciati a rompere i tabù dell’omosessualità in un’epoca in cui ancora nessuna pop star aveva fatto coming-out e la libertà d’espressione sulla sessualità era ancora cosa impensabile.

I primissimi anni ’70 sono anche uno dei periodi più difficili della vita del cantante, poiché sarà travolto dalla dipendenza per la cocaina da cui diventa fortemente dipendente arrivando ad affermare che in un certo momento, proprio a causa di questa dipendenza, non riuscì più a separare e distinguere il suo alter ego da sé stesso.

Con l’uscita del suo quinto album Diamond Dogs nel 1974, che contiene brani di successo quali Diamond Dogs e Rebel Rebel, muore il personaggio di Ziggy Stardust, affermando nella sua ultima data del tour che: “Questo non è soltanto l’ultimo show del tour, ma sarà il nostro ultimo show in assoluto”, lasciando tutti sconvolti. Nasce un nuovo alter ego, quello di Halloween Jack.

Ma è con il successivo album che nasce il suo alter ego più famoso ovvero lo snello duca bianco (“thin white duke”). Bowie interpreta un personaggio aristocratico, con abbigliamento elegante, quasi sempre bianco e con un grande interesse per l’occultismo. Questo personaggio lasciò un segno nel pubblico, tant’è che il soprannome di “duca bianco” gli rimase per tutta la sua carriera.

Dopo il tour, alla fine degli anni ’70, Bowie decide di trasferirsi a Berlino dove rimane alcuni anni insieme a Iggy Pop e Brian Eno. Qui il duca bianco, dopo aver superato la dipendenza da cocaina, scrive quella che prenderà poi il soprannome di trilogia di Berlino, una raccolta composta dagli album Low, Heroes e Lodger, fortemente influenzati dagli avvenimenti mondiali della guerra fredda.

Il suo successo crebbe a livello internazionale, arrivando alla pubblicazione di hit da primo posto in classifica quali Ashes to Ashes e facendo collaborazioni con grandi personaggi della musica come Freddie Mercury della band Queen, con cui canta nel brano Under Pressure.

Nel 1985 si esibì inoltre nel vecchio stadio di Wembley al Live Aid, durante cui fu proiettato il video, che sarebbe passato alla storia, in cui Bowie duetta con Mick Jagger (frontman dei Rolling Stones) nella cover Dancing in the Street, brano dei Martha e The Vandellas del 1964.

Nel 1996 viene ammesso nella Rock and Roll Hall of Fame: il cantante però non presenzia la cerimonia e a ritirare il premio per lui va Madonna che lo ringrazia per averlo ispirato con la sua musica. L’anno successivo per celebrare ciò viene aggiunta una stella sulla Hollywood Walk of Fame.

Durante tutta la sua vita Bowie rimarrà sempre legato e appassionato anche al cinema, recitando in numerosi film quale Labyrinth, L’uomo che cadde sulla Terra, Furyo e Il mio West dell’italiano Giuseppe Veronesi, oltre a numerosi apparizioni e camei in film quali Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino e Zoolander.

Nonostante alcuni periodi di inattività, la carriera e le apparizioni pubbliche di Bowie continuarono fino alla sua morte avvenuta il 10 gennaio 2016, due giorni dopo la pubblicazione del suo ultimo album Blackstar, seguente alla pubblicazione dei singoli Lazarus e Blackstar, album che è stato definito “il suo testamento”. La morte improvvisa probabilmente è legata ad una pratica di suicidio assistito a cui il cantante sembra aver ricorso in seguito al peggioramento del tumore al fegato con cui stava combattendo da ormai alcuni anni e di cui solo poche tra le sue conoscenze più intime sapevano.

Lasciando un’eredità innimisurabile, fatta di moda e canzoni indimenticabili, sette anni fa David raggiungeva lo starman di cui per tanto tempo ha amato cantare e raccontare.

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