Dopo la recente scomparsa di Siniša Mihajlović, altro lutto nel mondo del calcio italiano: annunciata la notizia durante la mattina del 6 gennaio da parte dei familiari, che comunicano al mondo la morte dell’oramai ex-calciatore Gianluca Vialli, che non è riuscito a superare la notte. Purtroppo, il grave tumore al pancreas, diagnosticato per la prima volta nel 2017, non ha lasciato scampo: Gianluca Vialli si è spento a Londra, abbracciato dai suoi familiari, dove era ricoverato da tempo.
Vialli è nato il 9 luglio 1964 a Cremona, in Lombardia. I primi calci al pallone, effettuati nell’oratorio di Cristo Re, lo portano ad innamorarsi di questo sport e qualche anno dopo entra a far parte della squadra locale, la Cremonese, con la quale proseguirà l’attività giovanile. Nel 1984 si trasferisce alla Sampdoria, con la quale finalmente esordisce in Serie A e vincerà il suo primo trofeo nazionale, la Coppa Italia. Si muove poi alla Juventus, con il contratto più alto della storia del calcio mondiale fino a quel momento, dove la sua carriera finalmente sboccia definitivamente. Con la Juventus, infatti, Vialli ha vinto quattro scudetti, tre Coppe Italia, una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Nel 1996 passa poi al Chelsea, squadra con cui terminerà la sua carriera da calciatore professionista nel ’99, ma avvierà una seconda fase lavorativa, quella da allenatore. Nel 2001, infine, accetta la proposta di allenare il Watford, con la quale terminerà la propria carriera nel 2002. Nel 2019 diventa capo-delegazione della nazionale italiana, allenata da Roberto Mancini, amico da una vita, in quanto ex-compagno di squadra della Sampdoria. Come ben ci ricordiamo, si rivelerà un’accoppiata vincente: nel 2020 l’Italia vincerà per la seconda volta nella storia il titolo europeo, dopo più di 40 anni.
In campo si schiera principalmente come centravanti offensivo, dotato di alta tecnica, impressionante velocità e favorevole struttura fisica. La sua agilità permetteva molte acrobazie aree, soprattutto in area di rigore avversaria. La sua caratteristica migliore era però la personalità: dotato di un carattere carismatico, già da giovane età la sua indole da leader e da futuro allenatore erano altamente conosciute.
Da ore sono oramai migliaia i messaggi sui Social Network, che ricordano Vialli prima come una persona meravigliosa, e poi come un meraviglioso calciatore. Più grandi e più piccoli; sono tutti uniti in questo giorno, che vede la scomparsa di un’icona del calcio italiano. Molto toccante è il saluto di Alessandro Florenzi, giocatore del Milan, che, attraverso un post su Instagram, racconta di come l’unico suo desiderio per Natale fosse una semplice risposta di Vialli ad un messaggio, che purtroppo non è mai arrivata. Il saluto arriva anche dal Ministro per lo Sport e per i Giovani Andrea Abodi, che lo ricorda come un importante amico, che lo ha aiutato in momenti molto difficili di salute. Dedica da parte della Nazionale Italiana, che con un post su Instagram lo vuole ricordare sorridente, alzando quella coppa che aveva sempre sognato di ottenere. Su di lui Fabio Caressa, noto presentatore sportivo, che durante un’intervista su SkySport scoppia in lacrime, ringraziandolo per tutti gli insegnamenti ricevuti, sia fuori sia dentro il campo. Infine, ma non per importanza, Roberto Mancini, per la Gazzetta dello Sport: “un leone fino alla fine”. I due “gemelli del gol”, così erano chiamati, si erano riuniti il 29 dicembre, per un ultimo intimo saluto.