Il 4 gennaio si celebra la Giornata Internazionale del Braille. Quest’ultima fu istituita per la prima volta nel 2013, per evidenziare l’importanza che questo codice ha e ha avuto nella vita di migliaia di persone.
Il Braille è un metodo di lettura e scrittura, inventato nel 1825, per persone cieche o ipovedenti. Questo sistema è basato su una tavoletta immaginaria, larga quanto un indice, nella quale sono inquadrati 6 puntini rialzati tramite i quali si possono creare combinazioni diverse ognuna rappresentante una lettera o un numero.
Dobbiamo la creazione dell’alfabeto Braille a Louis Braille, inventore francese del XIX secolo. A soli tre anni subì un infortunio all’occhio sinistro mentre si trovava nell’officina paterna. L’infezione si estese rapidamente da un occhio all’altro fino a quando Louis non diventò completamente cieco. A 10 anni vinse una borsa di studio alla Institution des Jeunes Aveugles di Parigi. Qui i giovani leggevano grazie al metodo di Valentin Haüy, basato sul tatto tramite il quale gli studenti potevano riconoscere delle lettere che erano state impresse con l’utilizzo di fili di rame su fogli neri. Questo sistema però non permetteva loro di scrivere. Nel 1821 arrivò presso la scuola un militare, Charles Barbier, che aveva ideato un sistema di scrittura notturna, basato su dodici punti, utilizzato da lui e dai suoi colleghi per comunicare in guerra durante la notte. Sulla base di questo metodo il giovane Louis ideò il Braille, basato questa volta su sei punti e che permetteva sia di leggere che di scrivere. Lo stesso Louis Braille dopo aver inventato questo sistema di scrittura e lettura ne ideò anche uno per la musica (Codice musicale Braille) e uno per la matematica (Nemeth Braille). Nel 1829 pubblicò Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo ad uso dei ciechi ed ideato per loro, opera con la quale fece conoscere la scrittura da lui inventata. Agli inizi il codice Braille non era ben accetto dai professori e dal direttore dell’istituto, preoccupato dal fatto che gli alunni potessero scambiarsi messaggi che lui non sapeva decifrare. Anche a livello nazionale, in Francia, il Braille fu approvato dal governo solo nel 1854, due anni dopo la morte di Louis che quindi non poté mai vedere il successo mondiale riscosso successivamente dalla sua invenzione.
Nel 1858, molti rappresentanti dei paesi europei riuniti al Congresso Monidale per i ciechi, riconobbero il Braille come sistema di riferimento per la lettura e la scrittura per ciechi e ipovedenti. Per la sua invenzione Louis ottenne diversi riconoscimenti. Nel 2008 la città di Torino gli ha intitolato un’area verde, Italia e Belgio nel 2009 gli dedicarono una moneta commemorativa da due euro e nel 2014 a Piacenza una strada venne rinominata in sua memoria.
Data l’importanza di questo metodo ancora oggi si tenta di modificarlo e renderlo sempre più attuale. Da un punto di vista tecnologico c’è ancora molta strada da fare perché nonostante i gadget braille tecnologici continuino a migliorare non sono del tutto sviluppati. Uno dei dispositivi più avanzati è OrCam MyEye che è in grado di leggere qualsiasi tipo di testo e di riprodurlo ad alta voce.
Un’altra iniziativa volta a modernizzare il codice e a renderlo più semplice e accessibile è stata ideata da un designer giapponese, Kosuke Takahashi che, all’occasione dei giochi olimpici e paralimpici che si sono tenuti a Tokyo nel 2020, ha progettato Braille Neue un carattere tipografico che combina il Braille con i caratteri tradizionali. Questo sistema ha permesso di avvicinare la realtà dei ciechi e degli ipovedenti alla nostra.
Al giorno d’oggi i disabili visivi sono 253 milioni, è quindi indispensabile un sistema tale da permettere loro di scrivere e leggere proprio come il resto della popolazione. Questa invenzione può quindi essere considerata una delle più grandi della storia, che ha dato la possibilità a ciechi e ipovedenti di leggere e scrivere e di conseguenza di guadagnare in autonomia e indipendenza, ma ha anche permesso loro di sentirsi maggiormente inclusi a scuola e nella società.