Era il 1981 l’anno in cui furono rilevati i primi casi di AIDS. Dal 1988 ogni primo dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’AIDS e in particolare dal 2009 l’iniziativa si concentra sul rendere accessibile a tutti le cure per questa malattia.
In quarant’anni infatti sono stati numerosi i progressi scientifici e medici nella diagnosi e cura della malattia, oltre che nella possibilità di accedere ai farmaci che hanno portato a un maggiore controllo dell’epidemia.
Cosa è l’AIDS? La sindrome da immunodeficienza acquisita è una malattia infettiva causata dal virus HIV (virus dell’immunodeficienza umana) che riduce le difese immunitarie dell’organismo distruggendo i linfociti CD4, fondamentali nella difesa immunitaria.
L’HIV, qualsiasi sia lo stadio della malattia, si trasmette attraverso liquidi corporei infetti come sangue e quindi attraverso rapporti sessuali non protetti, scambi di siringhe contaminate, trasfusione di sangue, ma anche da madre a figlio durante la gravidanza e al momento del parto (più raramente mediante l’allattamento al seno).
L’HIV si riproduce molto velocemente sfruttando i globuli bianchi, portando alla loro distruzione. Dopo essere penetrato nell’organismo il virus raggiungere i linfonodi e qui inizia a replicarsi: alcuni pazienti in questa fase della malattia, la prima, manifestano sintomi quali febbre, dolori articolari e muscolari, sudorazioni notturne e manifestazioni cutanee. Non tutti i pazienti però manifestano questi sintomi: è possibile che dopo essere stata contagiata, la persona infetta viva per numerosi anni (che possono arrivare ad essere anche 10-12 in assenza di efficaci terapie antiretrovirali) senza mostrare sintomi o accorgersi solo in seguito, con i sintomi della malattia, di essere effettivamente infetto.
Il periodo che c’è tra l’infezione e la manifestazione dei sintomi è soggettivo, cioè la sua progressione, è variabile e cambia da un soggetto ad un altro.
Se non è controllata precocemente attraverso una terapia antiretrovirale, l’infezione da virus HIV diventa AIDS; la situazione qui inizia ad aggravarsi poiché è in questo momento, nel percorso della malattia, che agenti già presenti nell’organismo, chiamati ‘patogeni opportunisti‘, possono portare a malattie potenzialmente mortali.
La diagnosi avviene attraverso test del sangue che rivela gli anticorpi specifici dell’HIV. Se positivo è necessario compiere un altro test di conferma. Ad oggi, per legge, il test è effettuato in forma anonima. Il rischio è però che gli anticorpi non siano ancora stati prodotti al momento del test nonostante un paziente sia infetto e possa quindi essere contagioso per altri; questo periodo è definito ‘periodo finestra’.
Al momento non esistono farmaci o cure specifiche, né vaccini di prevenzione, ma solo una combinazione di farmaci (sviluppata nel 1996) che blocca la riproduzione del virus, riducendo la carica virale e permettendo alle persone che hanno contratto questa malattia di vivere in salute.
Per questo è fondamentale la prevenzione, quindi evitare quei comportamenti che possono mettere i singoli a rischio di contagio, quali ad esempio i rapporti sessuali senza il profilattico.
La malattia è già presente negli anni Settanta, ma la diffusione, che porterà poi a una vera e propria epidemia globale (pandemia), è fatta di solito risalire al 1981.
Nei primi anni la malattia viene rilevata soprattutto in persone omosessuali, successivamente il virus verrà rivelato anche in pazienti eterosessuali, fino ad arrivare ai bambini (sarà proprio un bimbo il primo morto di AIDS in seguito a una trasfusione infetta). Contemporaneamente si diffonde la ricerca e la sensibilizzazione nei confronti di questa malattia, essendo ormai chiaro che la sua diffusione non sia limitata a un singolo gruppo di pazienti.
Nel 1983 il virus viene isolato e nel 1984 vengono messi in commercio i primi test diagnostici.
Ad oggi la diffusione della sindrome si è ridotta a scala epidemica soprattutto nei paesi sviluppati, dove è diminuito il numero di morti ma non quello di sieropositivi, a differenza dei paesi in via di sviluppo dove rimane una delle malattie che provoca maggiori morti oltre che problemi economi e sociali.
L’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ritiene che HIV sia ancora un problema importante a livello mondiale, avendo raggiunto del 2021 40.1 milioni circa di infetti.
In passato le persone portatrici di questa malattia furono a lungo stigmatizzate, escluse dalla vita sociale, arrivando a subire delle vere e proprie discriminazioni; ancora oggi in molti paesi le persone omosessuali non possono donare il sangue o devono aspettare un periodo più lungo tra una donazione e l’altra rispetto alle persone che hanno rapporti eterosessuali. Purtroppo sono ancora molte le persone non ben informate riguardo questa malattia, la sua trasmissione e i suoi rischi: da questa esigenza di maggiore informazione nasce la giornata mondiale contro l’AIDS, che punta ad educare e sensibilizzare su questa malattia, oltre che a proporre una serie di iniziative tra cui test di screening gratuiti.